VI Rapporto sulla farmacia: il rapporto di fiducia e la preferenza per i farmaci equivalenti

VI Rapporto sulla farmacia: il rapporto di fiducia e la preferenza per i farmaci equivalenti

Un cittadino italiano su due sceglie sempre la stessa farmacia, grazie al rapporto di fiducia che ha instaurato. E il livello di fidelizzazione è ancora più solido tra le persone affette da patologia cronica. Per quanto riguarda l’utilizzo di farmaci, più di uno su tre fra i cittadini intervistati dichiara di preferire «abitualmente» i farmaci equivalenti. Sono alcuni dei risultati emersi dal VI Rapporto sulla Farmacia, a cura di Cittadinanzattiva in collaborazione con Federfarma.

Il Rapporto di quest’anno è focalizzato sul ruolo della farmacia in una dimensione strutturale di servizi di prevenzione e screening, sull’attività core della dispensazione del farmaco e in particolare del farmaco equivalente, sul supporto all’aderenza alle terapie, sul contrasto all’antibiotico-resistenza e sull’impegno delle farmacie in tema di sostenibilità (Esg).

Farmacia come supporto del Ssn nelle realtà locali

I dati raccolti testimoniano il processo evolutivo verso la Farmacia dei servizi ma anche, nel breve termine, la capacità delle farmacie di mettersi a disposizione delle comunità locali come supporto del sistema sanitario. In questo quadro emerge la necessità di un potenziamento ulteriore della Farmacia dei servizi – a partire dalla valorizzazione del rapporto di fiducia tra cittadini e farmacie – e del rafforzamento del ruolo di queste ultime sia in termini di personalizzazione delle cure sia nella prevenzione e tutela della salute di comunità, attraverso gli screening, mentre cresce la diffusione dei farmaci equivalenti.

«Quest’anno, tra i servizi più apprezzati emerge la telemedicina, utile per superare le diseguaglianze di accesso ai servizi sul territorio e alleggerire il carico delle strutture pubbliche», ha affermato Marco Cossolo, presidente di Federfarma. «La telemedicina è fondamentale anche ai fini della prevenzione, soprattutto in ambito cardiovascolare, e implementa le attività di prevenzione e screening già svolte in farmacia. Sul fronte dell’antimicrobico-resistenza la farmacia interviene non solo con la somministrazione di tamponi, ma anche con la formazione e l’informazione nei confronti dei cittadini».

La raccolta dei dati per il VI Rapporto, a cui hanno partecipato 1.500 farmacie e 4.000 cittadini (il 42,6% di essi è affetto da almeno una patologia cronica), si è svolta da luglio a settembre 2023. Tra la popolazione coinvolta prevalgono di gran lunga le donne (72,5%), mentre le fasce di età maggiormente rappresentate sono quella degli adulti dai 31 ai 50 anni e quella appena successiva (51/63 anni). Poco più di un terzo dei farmacisti interpellati (34,7%) ha indicato che la propria farmacia si trova in una zona rurale. Di queste, l’80% si colloca in un Comune con meno di 3000 abitanti.

Ben il 71,8% delle farmacie ha dichiarato di aver svolto negli ultimi dodici mesi campagne di screening per individuare soggetti a rischio.

Le altre attività svolte in questa direzione sono principalmente la consegna di materiale informativo (71,9%), l’esecuzione di test/esami diagnostici attraverso la telemedicina (60,7%), la misurazione di parametri vitali (50,0%) e la compilazione di questionari (47,5%).

I servizi maggiormente offerti in farmacia sono: monitoraggio dei parametri (misurazione della pressione: 97,7%; misurazione del peso: 83,2%); prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare (88,5%); test/analisi di prima istanza quali l’esame della glicemia (81,6%), del colesterolo (78,4%), dei trigliceridi (73%); Cup (77,4%); telemedicina (65,5%). Per quanto riguarda i cittadini, i servizi a maggiore fruizione sono la prenotazione di farmaci e altri prodotti da ritirare in farmacia (86,5%), il tampone Covid-19 (76,8%), il monitoraggio dei parametri (46,3%), il Cup (38,7%) e le preparazioni galeniche (34%).

Per quanto riguarda i farmaci equivalenti più di uno su tre dei cittadini intervistati (36,5%) dichiara di preferirli «abitualmente». Nello specifico, la preferenza per l’equivalente è nettamente superiore tra i pazienti con patologia cronica (43,4% rispetto al 31,4%). Tra le motivazioni addotte troviamo al primo posto la possibilità di risparmiare (52,1% dei rispondenti), seguita dalla fiducia della proposta fatta dal farmacista (44%) e dalla prescrizione ricevuta dal medico (20,1%). Anche a detta dei farmacisti il risparmio rappresenta la leva principale che spinge le persone a scegliere il farmaco equivalente.

In tema di antimicrobico-resistenza, i farmacisti intervistati dimostrano un livello di consapevolezza abbastanza (63,8%) o molto buono (15,3%); c’è, comunque, spazio anche per ulteriori sforzi formativi, specialmente tra coloro che si sentono poco (20,1%) o per nulla (0,7%) informati sul tema. Proprio la partecipazione dei farmacisti a eventi formativi è un aspetto da incentivare, visto che il 66,1% dei rispondenti ha dichiarato di non averne preso parte negli ultimi tre anni. Per quanto riguarda i cittadini, più della metà (53,8%) dichiara di essere ben informato sull’argomento, il 13% ammette invece di non sapere cosa sia; a questo dato si abbina un ulteriore 33,1% che riferisce di averne sentito parlare, ma di non conoscerne i dettagli, tantomeno le implicazioni.

Su aspetti ambientali e sostenibilità̀, le principali tipologie di pratiche o iniziative messe in atto dalle farmacie sono: riduzione consumi energetici (76,7%); iniziative di riciclo o riduzione dei rifiuti (65,5%); riduzione dell’uso della carta (64,0%); utilizzo di confezioni riciclabili o biodegradabili (44,9%).

In occasione della presentazione del Rapporto sono stati resi noti anche i risultati della campagna “Cuore di donna in farmacia”, che ha coinvolto, attraverso un questionario di valutazione del rischio cardiovascolare e un elettrocardiogramma con i servizi di telemedicina, oltre 1.500 donne dai 40 anni in su in 3 regioni italiane (Lombardia, Marche e Sicilia), che hanno svolto lo screening completo, rispondendo al Questionario indicizzato volto a valutare il loro grado di rischio cardiovascolare e sottoponendosi, tramite servizi di Telemedicina, a un elettrocardiogramma (Ecg) gratuito.

Sulla base di 22 parametri presi in considerazione, tra patologie pregresse e stili di vita, per 1 donna su 5 il rischio cardiovascolare è risultato alto (17,3%) o molto alto (3,6%). Tra le donne che hanno dichiarato di essere in terapia antipertensiva (30,5%) si sono riscontrati valori alti della pressione in ben il 38,6% dei casi e valori medio-alti nel 18,7% dei casi; di fatto, in oltre la metà delle donne già in terapia, i valori della pressione si discostano da parametri normali.

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