Come sempre alla vigilia dell’esodo estivo Assosalute – associazione delle aziende del comparto automedicazione, aderente a Federchimica – si rivolge al pubblico per promuovere corretti comportamenti e sottolineare, una volta di più, l’importanza della educazione sanitaria.
Quest’anno ha affidato a Human Highway una indagine sulle credenze popolari in materia di “salute estiva”. La ricerca ha un forte carattere sociologico, soprattutto quando afferma che certi “miti” sono duri a tramontare, accomunando generazioni anche molto distanti tra di loro.
Per esempio, quasi 7 italiani su 10 hanno sentito dire che bisogna aspettare almeno tre ore per fare il bagno dopo aver mangiato, che le carote stimolano l’abbronzatura (53,2%) e che l’acqua di mare disinfetta le ferite (50,1%). Ben 6 italiani su 10 hanno ripetuto almeno una volta uno di questi miti estivi come consiglio a qualcun altro. Abitudini diffuse anche tra i giovani: 3 under 34 su 4 hanno consigliato di seguire una credenza legata alla cura di piccoli disturbi tipici dell’estate.
Per fare un po’ di chiarezza Assosalute si è rivolta a Claudio Cricelli (nella foto), presidente emerito della Simg, il quale ricorda che sono mediamente necessari 20 minuti per digerire un succo di frutta, 30-40 per frutta e verdura cruda, 1 ora per i carboidrati, il latte scremato, i formaggi freschi, il pesce, 3-4 ore per una bistecca di manzo, 4-5 per i formaggi stagionati e 5 per la carne di maiale. Il consiglio, dettato dal buon senso, è quindi quello di «evitare di tuffarsi o immergersi repentinamente in acque fredde, o di farlo solo, in extremis, in compagnia di altre persone, che in caso di emergenza possono intervenire. L’idrocuzione, o detta anche più comunemente congestione, seppur controversa, è contemplata da molte fonti autorevoli come possibile causa di sincope da stimolazione della frequenza cardiaca ed effetto sui valori pressori».
In caso di ferite e lesioni alla pelle, l’acqua salata, come molti credono, non è il primo rimedio da utilizzare: «In questi casi, la cosa fondamentale è detergere la ferita con acqua corrente non contaminata. In assenza di questa, sì, è possibile utilizzare anche l’acqua marina, a condizione che sia pulita e priva di detriti e sabbia. Dopo la detersione è bene disinfettare adeguatamente la ferita e successivamente coprirla per evitare contaminazioni dall’esterno».
Consigli qualificati
Se parliamo di educazione sanitaria il consiglio del farmacista può essere molto importante – considerata la capillare presenza delle farmacie nei luoghi di villeggiatura – rispetto ai pro e contro dell’esposizione al sole.
Cricelli ricorda che ci sono alimenti che possono favorire la produzione di melanina e migliorare l’abbronzatura, non solo le carote ma anche albicocche, pomodori, cocomeri, meloni, peperoni: «Le evidenze scientifiche raccomandano l’assunzione di sostanze contenti carotenoidi per il loro effetto protettivo contro il cancro della pelle, le bruciature, il fotoinvecchiamento e le macchie cutanee. In generale, la risorsa più grande per la pelle anche con l’obiettivo di abbronzarsi è l’idratazione».
Ed è spesso in farmacia che i turisti acquistano prodotti per la protezione solare. La sintesi del medico è chiara: «Bisogna utilizzare il fattore 30, che blocca il 96,7% dei raggi UVB, e preferibilmente fattore 50, che blocca il 98%, specialmente per le pelli sensibili. Il tipo e il livello di protezione dipendono sempre dall’età e dal fototipo della pelle».
L’applicazione della crema protettiva è fondamentale anche sotto l’ombrellone, in acqua, e con il tempo nuvoloso, situazioni in cui spesso si crede che non sia necessaria, mentre il rischio di scottatura è ugualmente alto. Il consiglio di Cricelli è di spalmarla frequentemente, abbondantemente (circa 10 – 15 ml per zona per gli adulti) e accuratamente su tutto il corpo (almeno mezz’ora prima dell’esposizione al sole), soprattutto su quello dei bambini, la cui pelle è particolarmente sensibile bisogna applicare spesso la protezione.