«Con lo Stada Health Report 2024, i cittadini europei ancora una volta si sono pronunciati: la soddisfazione per l’assistenza sanitaria è peggiorata per il quarto anno consecutivo, una tendenza allarmante che noi, insieme ai responsabili politici, alle autorità regolatorie, ai medici e ai farmacisti, dobbiamo capire, affrontare e invertire. Allo stesso tempo, è, però, incoraggiante vedere persone di ogni genere, background e fasce d’età che si adoperano per prendersi cura della loro salute, sia fisica che mentale». La sintesi di Peter Goldschmidt, Ceo di Stada, non può essere più efficace.
La grande autorevolezza dello Stada Health Report – giunto alla decima edizione e frutto di una indagine realizzata su un campione di circa 46.000 intervistati in 23 Paesi europei – ci conferma che il senso di insicurezza che i cittadini italiani provano nei confronti di una sanità pubblica non all’altezza delle crescenti richieste di salute non è solo nazionale. Il fenomeno è di portata continentale, per quanto non si tratti di una grande consolazione.
Con il 56%, la soddisfazione per i sistemi sanitari è scesa ai minimi storici, diventando un invito per molti a darsi da fare: esercizio fisico regolare, una dieta sana e attività a sostegno del benessere mentale sono solo alcune delle misure adottate per compensare le debolezze del sistema e prendersi cura di sé stessi. Anche la salute mentale dell’Europa è peggiorata: gli intervistati l’hanno valutata leggermente inferiore rispetto al 2023.
Nel dettaglio
L’accesso alle visite mediche, lo standard dei servizi sanitari, la carenza di personale e una generale sfiducia nei confronti dei responsabili politici del settore sanitario: ecco le principali cause di insoddisfazione nei confronti dei sistemi sanitari. Siamo al 56% di gradimento, con un calo del 18% rispetto al 2020. Il record dell’insoddisfazione verso i servizi sanitari spetta ai cittadini ungheresi, con il 72%, seguiti a ruota da abitanti del Kazakistan (67) e serbi.
Soluzioni? Un paio sono spesso occasione di dibattito: quasi un europeo su due (48%) ritiene che farebbe la differenza se i responsabili delle politiche sanitarie avessero un background correlato alla salute; e il 47% chiede un aumento dei salari per coloro che lavorano nelle professioni mediche, per motivare un maggior numero di persone a intraprendere una carriera nel settore sanitario, alleviando così parte della pressione attualmente avvertita nel sistema.
Tutto negativo? Assolutamente no.
La fiducia nella medicina convenzionale è aumentata in modo significativo. Quasi 7 europei su 10 (69%) affermano di fidarsi ampiamente o completamente della medicina convenzionale, con un aumento di 7 punti percentuali rispetto al 2022. La Finlandia (84) e la Spagna (82) sono i suoi sostenitori più fedeli e i cittadini europei maschi (73) sono più propensi a fidarsi della medicina convenzionale rispetto alle donne (65).
Il principale fattore di fiducia in questo tipo di medicina? I consigli molto apprezzati degli operatori sanitari, come medici e farmacisti, preziosi per il 48 per cento degli Europei. I consigli degli esperti sono particolarmente apprezzati in Belgio e Irlanda (entrambi 56%), Germania e Paesi Bassi (entrambi 55), Danimarca e Regno Unito (entrambi 53).
Meglio puntare sulla prevenzione
L’89% per cento fa almeno una cosa per migliorare il proprio benessere generale. In Finlandia (66), Spagna (62) e Italia (60), le persone sono più attive fisicamente rispetto alla media (50). Inoltre, un terzo si sottopone a controlli sanitari preventivi (33) o assume integratori alimentari (32). Insomma, si diffonde la convinzione che forse è meglio puntare sulla prevenzione e sugli stili di vita, visto che l’assistenza sanitaria non offre certezze.
Da notare anche che il 31% degli Europei considera il tempo trascorso con i propri cari un investimento per il proprio benessere generale. Ma qui vengono le dolenti note. Il report evidenzia, infatti, che nonostante siano i più connessi rispetto a qualsiasi altro gruppo, il 63 per cento dei giovani tra 18 e 34 anni si sente solo. Troppo tempo trascorso online? Non solo quello. Le giovani generazioni citano il lavoro (27%) come principale fattore di solitudine e, di conseguenza, chiedono un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata per porre rimedio alla situazione.
Ma non è solo una questione generazionale: un’epidemia di solitudine ha colpito il continente, con il 52 per cento degli europei che ne soffre.
- I Paesi coinvolti nell’indagine: Austria, Belgio Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Ungheria, Irlanda, Italia, Kazakistan, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Serbia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Uzbekistan.