L’Outlook Salute Italia di Deloitte – giunto alla quarta edizione e appena reso pubblico – ha diverse sfaccettature. Se ci limitiamo al mondo della farmacia questo sondaggio tra i cittadini italiani è tutto sommato confortante: il livello di soddisfazione complessivo per i servizi in farmacia rimane alto (87%), con il 25% del campione molto soddisfatto e il 62% soddisfatto. Il 42% degli italiani che hanno usufruito di almeno una prestazione sanitaria ha utilizzato servizi in farmacia, come prenotazioni esami ed Ecg. È vero che si registra un -10% rispetto all’anno prima ma va detto che nell’immediato post pandemia si è verificato un boom di servizi in farmacia che con il tempo tende a normalizzarsi. Semmai va sottolineato che le regioni del Sud registrano un maggiore ricorso a questi servizi (48%), mentre il Centro mostra una domanda contenuta (38%) e una contrazione maggiore rispetto al 2022 (-13%).
Allargando lo sguardo, dall’indagine Deloitte si ricava che il 29% del campione dichiara di aver dovuto rinunciare a delle cure negli ultimi dodici mesi, dato in calo del 3% rispetto all’anno precedente. Nel 69% dei casi la rinuncia alle cure è causata da motivi economici (+8% rispetto al 2022), mentre nel 40% dalla lunghezza delle liste d’attesa (+5% rispetto al 2022).
Una piccola inversione di tendenza che però non nasconde il fatto che quasi un italiano su tre non accede alle prestazioni di cui avrebbe bisogno. Non solo, l’Outlook conferma quello che la ricerca scientifica sta evidenziando sempre più: lo stretto nesso tra condizioni socioeconomiche e condizioni di salute. Anche nell’ambito di un sistema sanitario universalistico come il nostro – che in teoria dovrebbe fornire cure gratuite a tutti – è il reddito a fare la differenza.
Nel caso specifico il dato che emerge è che i soggetti che possiedono un reddito mensile superiore a 2.500 euro accedono alle visite specialistiche in misura maggiore (72%) rispetto a quelli con un reddito basso (68%). Un divario ancora più marcato riguarda le attività di prevenzione, con il 60% di chi ha reddito elevato contro il 39% che ha un reddito basso. Per quanto riguarda il ricorso a prestazioni di prevenzione, si evidenzia un picco più alto a Nord-Est (58 %) e più basso nelle Isole (45%).
Rispetto al periodo pre-pandemia (2019), si conferma inoltre una significativa diminuzione degli accessi verso i medici di medicina generale (dal 64% al 50%), oltre a una contrazione della domanda di indagini strumentali e nelle cure odontoiatriche. Al contrario, le visite specialistiche, gli esami di laboratorio e le attività di prevenzione risultano le prestazioni più fruite. In particolare, sul lato della prevenzione primaria e secondaria aumenta il ricorso a vaccinazioni (+40%), campagne di screening oncologico (+23%) e check-up completi (+24%).
Una nuova normalità?
«La fotografia che emerge dalla ricerca si differenzia da quella delle tre precedenti edizioni, prendendo le distanze dalla pandemia e tracciando uno scenario di nuova normalità per la Sanità italiana», è la sintesi di Guido Borsani, Partner di Deloitte Italia e Government & Public Services Industry Leader. «L’edizione attuale restituisce l’immagine di un Paese, che secondo gli italiani necessita, anche in ottica di sostenibilità, di potenziare alcuni aspetti ritenuti critici e valorizzare la traiettoria di innovazione dell’ecosistema sanitario, attraverso un uso consapevole di strumenti digitali. In questo senso, sono stati introdotti alcuni elementi di novità nell’analisi, coerentemente con l’obiettivo primario dello studio, che è quello di raccontare luci e ombre di un sistema complesso come quello sanitario. Sistema della Salute che, nel tener conto dei mutamenti in atto nel Paese, deve continuare a garantire equità nella produzione e nella distribuzione della salute della popolazione e fornire un’assistenza sanitaria di valore».
Sul fronte digitale la quota di adulti italiani che dichiara di avere prenotato una prestazione sanitaria online aumenta (54%), così come la percentuale di chi ha ricevuto un referto tramite canali digitali (58%) e di chi ha utilizzato piattaforme e servizi digitali per informarsi o scegliere un professionista o una struttura sanitaria a cui rivolgersi (38%). Resta stabile invece il numero di persone che condivide referti digitalmente (45%).
Per quello che possono valere i voti in un ambito così complesso le valutazioni della sanità pubblica e privata restano stabili rispetto all’edizione precedente: la prima supera appena la soglia della sufficienza con un voto di 6,3 su 10 mentre la seconda registra una migliore performance, raggiungendo un voto di 7.
In ogni caso il Servizio sanitario nazionale rimane la stella polare. Il pubblico resta la prima scelta per attività di prevenzione (49%), interventi di chirurgia maggiore (42%) e interventi di chirurgia minore (33%). Per esami di laboratorio e diagnostica strumentale sono invece le strutture private convenzionate con il Ssn a confermarsi la prima opzione.
Scenari futuri
Secondo Davide Lipodio, Health & Human Services Sector Leader di Deloitte Italia «il report mostra un sistema sanitario italiano in profonda trasformazione, in cui, nei fatti, si sta configurando un nuovo equilibrio tra i servizi effettivamente coperti dal Ssn, ruolo del comparto privato in alcuni ambiti come la specialistica ambulatoriale e un annunciato sviluppo del mercato assicurativo che, tuttavia, stenta a imporsi alla luce dell’elevata spesa out of pocket che ancora caratterizza il nostro Paese. Questo processo di riconfigurazione “dal basso” sta avvenendo contestualmente a un complesso processo istituzionale di riforma strutturale e digitalizzazione del Ssn attraverso l’attuazione del Pnrr che dovrebbe restituire al Ssn produttività, slancio e centralità nel rapporto con il cittadino-paziente. Il futuro della sanità italiana sarà quindi determinato: dalla combinazione delle spinte che provengono “dal basso”, generate da fenomeni reali quali la crescita delle liste di attesa e che richiedono soluzioni immediate, e “dall’alto”, con riferimento alla qualità e alla velocità con cui saranno implementate le riforme del Pnrr relative agli aspetti organizzativi legati alla riforma della sanità territoriale e alle grandi infrastrutture di sanità digitale a livello nazionale e regionale».