«La domanda che dobbiamo farci oggi è: qual è la strategia per l’industria farmaceutica? La farmaceutica ha un saldo commerciale positivo sia in Europa come primo tra i comparti hi tech sia in Italia dove è il secondo in generale dopo la meccanica. Il governo ha sempre dichiarato di riconoscere il valore strategico dell’industria farmaceutica con l’intenzione di sviluppare piani per i comparti che creano maggiore vantaggio competitivo. A oggi con l’articolo 57 – che sposta una parte della quota di spettanza dall’industria ai distributori – si interviene penalizzando chi produce, fa ricerca investe e crea occupazione. E se il payback si conferma come una misura strutturale, per il Paese ci saranno serie conseguenze. È necessaria una riforma profonda di questo meccanismo per permettere all’industria farmaceutica di offrire un contributo importante alla crescita economica e sociale della Nazione».
Nel corso di un incontro che si è svolto di recente a Roma il presidente di Farmindustria Marcello Cattani mette in chiaro due punti. Per prima cosa la misura prevista nella legge di Bilancio che aumenta per i grossisti la quota di spettanza sul prezzo al pubblico del farmaco, sottraendola all’industria, comporta dei danni per i produttori dei medicinali; probabile che si cerchi in qualche modo di modificare la norma, dal momento che del Bilancio 2025 si sta ancora discutendo in Parlamento e quindi, per così dire, non è detta l’ultima parola. In secondo luogo, Cattani torna sull’annosa questione del payback, tema di cui ci siamo occupati a più riprese su PharmaRetail, auspicandone la riforma.
Si calcola che questa procedura di compartecipazione tra Regioni e imprese degli sforamenti della spesa ospedaliera sia costato alle aziende quasi venti miliardi di euro dal 2013 al 2023, nelle sue varie forme. Un onere finanziario che incide, in generale, sulla sostenibilità complessiva del sistema.
Una novità dell’ultima ora
Ma forse qualcosa si muove. Con un emendamento sul payback farmaceutico, sostenuto da Fratelli d’Italia e Pd, è stato introdotto nel Dl Fisco appena approvato un nuovo meccanismo di redistribuzione delle risorse dovute dalle aziende farmaceutiche. L’Aifa determinerà, entro il 31 ottobre dell’anno successivo a quello di riferimento, la quota del ripiano attribuita a ogni azienda farmaceutica titolare di Aic, ripartita per ciascuna Regione «al 50% secondo il criterio pro capite e al 50% variabile in proporzione ai rispettivi superamenti dei tetti di spesa». Una misura, in sostanza, che dovrebbe consentire alle imprese di sapere in tempi accettabili l’entità dell’importo dovuto, mentre oggi, lamentano le aziende, prevale una certa confusione.
«L’approvazione al Dl Fisco di prevedere un tetto al payback rappresenta un primo passo per portare il tema nella discussione parlamentare», commenta Massimo Garavaglia, presidente della Commissione Finanze del Senato, presente anch’egli all’incontro romano. «Il payback rappresenta infatti una norma che danneggia un settore in cui come Italia siamo forti. Dobbiamo ripensare alla contabilizzazione della spesa farmaceutica come investimento, superando il sistema dei tetti di spesa. La previsione di un tetto al payback è una soluzione percorribile perché almeno mette un freno al meccanismo e gestibile dal punto di vista dei tendenziali di finanza pubblica. Tuttavia, si stratta di un correttivo nelle more di realizzare una riforma generale della governance della spesa farmaceutica».