Payback sui dispositivi medici, le imprese chiedono un tavolo tecnico per eliminarlo

Payback sui dispositivi medici, le imprese chiedono un tavolo tecnico per eliminarlo

Ne abbiamo parlato a più riprese su PharmaRetail, la questione del payback a carico delle aziende per il periodo 2015-2018 è tutt’altro che conclusa. Non sono bastate le sentenze della Corte Costituzionale – che hanno sancito la legittimità del payback come misura equa a supporto della sostenibilità del sistema – a frenare le associazioni di categoria, prima tra tutte Confindustria Dispositivi Medici, che da tempo invoca un dialogo con le istituzioni. Il concetto è chiaro: pagare le somme dovute significherebbe mettere in ginocchio il settore e, di conseguenza, non garantire più le necessarie forniture alle strutture sanitarie.

Ora il fronte si allarga, uniscono le forze, con un comunicato congiunto, sei associazioni: Aforp; Confapi salute, università, ricerca; Confindustria DM; Coordinamento Filiera; Fifo e Pmi Sanità. Destinatari di una lettera aperta sono il ministro della Salute Orazio Schillaci; il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso; il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti e il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.

Una norma in legge di Bilancio

«Il problema del payback dei dispositivi medici», si legge nella lettera, «sappiamo essere a Voi ben noto; tuttavia, con l’approssimarsi della definizione della legge di bilancio, ci preme sottolineare l’urgenza di convocare il tavolo tecnico più volte richiesto dalle associazioni firmatarie della presente lettera, affinché nella legge si preveda la cancellazione della norma, che altrimenti continuerà inesorabilmente a creare disavanzi sempre più insostenibili per le Regioni, e a gettare le imprese del settore in una condizione di incertezza totale e costante, tale da causare la chiusura di molte imprese e il reale rischio che al Ssn, ovvero alle singole Regioni, arrivino prodotti obsoleti e di scarsa qualità.

In sintonia con quanto dichiarato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, le associazioni firmatarie riaffermano la volontà di lavorare insieme e con il Governo per la sostenibilità del sistema sanitario pubblico, identificando un progetto di governance necessario e improcrastinabile, nel quale venga ricompreso anche il tema dello 0,75%. Ricordiamo che la filiera industriale dei dispositivi medici è un comparto strategico, ovvero un patrimonio di grande valore in termini di occupazione, creazione di Pil, investimenti in ricerca, innovazione tecnologica, supporto professionale per la migliore gestione delle prestazioni, formazione degli operatori sanitari, che oggi è fortemente a rischio di sopravvivenza».

La richiesta è molto chiara: il payback va cancellato già con la prossima legge di Bilancio, a meno che non si voglia rischiare il collasso del comparto. Come già detto in passato appare però molto difficile che il governo possa sanare questa situazione con l’esborso di alcuni miliardi (quelli che le Regioni si aspettano dalle imprese) quando l’incremento del Fondo sanitario nazionale, che sostiene la sanità pubblica, alla fine si riduce, nella legge di Bilancio, a risorse sempre inferiori a quelle richieste dal ministero della Salute. Potrebbero esserci allora dei provvedimenti interlocutori, ma difficile dire quali, in tempi di austerità per le finanze pubbliche.

Se non si cancella il payback, si legge nella lettera, si «continuerà inesorabilmente a creare disavanzi sempre più insostenibili per le Regioni, e a gettare le imprese del settore in una condizione di incertezza totale e costante, tale da causare la chiusura di molte imprese e il reale rischio che al Ssn, ovvero alle singole Regioni, arrivino prodotti obsoleti e di scarsa qualità».

“Ricordiamo – spiegano le sei sigle firmatarie della lettera – che la filiera industriale dei dispositivi medici è un comparto strategico, ovvero un patrimonio di grande valore in termini di occupazione, creazione di PIL, investimenti in ricerca, innovazione tecnologica, supporto professionale per la migliore gestione delle prestazioni, formazione degli operatori sanitari, che oggi è fortemente a rischio di sopravvivenza”.

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