A due anni dall’inizio della pandemia, stress e ansia impattano sulla salute degli italiani, il farmacista è d’aiuto

A due anni dall’inizio della pandemia, stress e ansia impattano sulla salute degli italiani, il farmacista è d’aiuto

È noto che la pandemia ha impattato sulla salute mentale e psicologica ancor più che su quella fisica, con un aumento degli stati d’ansia e depressivi: a conferma di questo i risultati della indagine Merck su “La percezione della salute degli Europei a due anni dall’inizio del Covid-19”, che ha coinvolto 6.000 persone di età compresa tra 18 e 65 anni provenienti da dieci Paesi (Germania, Belgio, Spagna, Francia, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca e Svizzera).

Dalla ricerca emerge che il 56% dei cittadini italiani (rispetto al 54% degli europei) afferma che il proprio stato di salute fisica attuale è buono o molto buono, ma solo il 45% (la stessa percentuale degli europei) valuta allo stesso modo la propria salute mentale. I problemi psicologici vengono indicati come la principale conseguenza della pandemia.

Molto buono il giudizio sull’operato dei farmacisti

Da una parte l’indagine mostra come più di 7 italiani su 10 ritengano che la pandemia li abbia aiutati a parlare apertamente, all’interno del proprio ambiente personale e professionale, della loro salute fisica e mentale e il 35% afferma di aver migliorato la convivenza familiare e quasi 3 su 10 che l’esperienza ha favorito nuove abitudini più salutari e uno spirito di maggiore solidarietà.

Dall’altra gli italiani, come la media dei cittadini europei, sottolineano il peso dei problemi emotivi derivanti dalla pandemia e l’impossibilità di gestire al meglio le responsabilità familiari e lavorative. I risultati mostrano che il 19% dei giovani italiani (23% degli europei) ha avuto bisogno di aiuto psicologico. Stress e ansia, soprattutto tra le donne di età compresa tra i 18 e i 29 anni, sono, insieme alla paura e all’incertezza, le conseguenze psicologiche che hanno avuto il maggiore impatto sugli italiani nell’ultimo anno. Infatti, il 36% (26% degli europei) ha sviluppato la paura del contatto fisico con altre persone.

Lo studio sonda anche l’opinione di diversi gruppi di specialisti della salute durante la pandemia e mette in evidenza il lavoro svolto dagli operatori sanitari, con una attenzione per i farmacisti. Il 63% degli italiani valuta il ruolo del farmacista come buono o molto buono. Questo dato sale al 64% se si considerano le risposte dei soli uomini: un dato interessante perché in altre ricerche emergeva la donna come maggiore interlocutore del farmacista. Il giudizio positivo sull’operato del farmacista arriva al 68% nella fascia 45-64 anni, se si considera la divisione per classi di età.

Alla domanda su cosa dovrebbe essere migliorato nel sistema sanitario, oltre il 60% degli italiani risponde che dovrebbero essere investite maggiori risorse nella medicina preventiva, seguita dalle cure primarie e dalla ricerca e sviluppo dei farmaci. Questi risultati sono in linea con un’altra risposta degna di nota: il 31% degli italiani (35% degli europei) teme un’eventuale mancanza di cure che potrebbe derivare da un altro possibile collasso sanitario.

La pandemia ha anche stimolato l’uso di nuove tecnologie per la salute. L’indagine Merck conclude che 7 europei su 10 affermano di sentirsi a proprio agio o sempre più a proprio agio con la telemedicina, sebbene la metà di loro preferisca ancora i consulti medici in presenza. Inoltre, 8 su 10 cercano su internet informazioni riguardo a sintomi e malattie prima di fissare un appuntamento. Regno Unito, Italia e Polonia sono i più propensi a farlo: 1 italiano su 2 lo fa spesso o sempre.

Infine, l’indagine sottolinea anche che l’84% degli italiani (75% degli europei) pensa che la crisi sanitaria abbia influito sul normale decorso delle cure oncologiche. Il tumore è la patologia che genera maggiore paura, seguita da malattie neurodegenerative, come Alzheimer o Parkinson, e, appunto, il Covid-19.

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