Quali sono le sfide più urgenti da superare perché la farmacia possa trovare il suo posto nella nuova geografia territoriale dei Distretti sanitari?
Nel DM 77/2022, ovvero il documento che definisce i nuovi modelli dell’assistenza territoriale, la farmacia è riconosciuta come elemento integrante del SSN. Alla luce di questo documento, dal mio punto di vista ci sono diverse sfide urgenti da affrontare e vincere: la prima è allargare e rendere omogenea l’offerta di servizi sul territorio nazionale. Ci sono enormi disparità di accesso ai servizi di salute a seconda di dove si abita e questo non va bene. Il federalismo sanitario è nato per contenere gli sprechi ma ha creato di fatto difformità di accesso ai servizi e alle cure, un cittadino calabrese non ha le stesse possibilità di un cittadino lombardo. Oltre a generare disuguaglianze, non ha centrato l’obiettivo di contenere gli sprechi, molte regioni sono in rosso. Mi rendo conto che una riforma dell’articolo quinto che va nella direzione del superamento del federalismo fiscale non può avvenire nell’immediato e non è semplice, però troverebbe tutti d’accordo nel nostro settore.
Un’altra sfida riguarda il potenziamento del numero ma anche della tipologia dei vaccini erogati in farmacia. Il DM77 prevede una Casa di Comunità ogni 50.00 abitanti. In questo disegno i medici di medicina generale, oltre a gestire il proprio studio, devono esercitare all’interno delle Case di Comunità. In un quadro di carenza di medici di base, è chiaro che c’è un tema urgente di redistribuzione del lavoro: parte di quello svolto dai medici potrebbe essere appaltato alla farmacia
Ritengo urgente anche procedere con la sburocratizzazione del lavoro in farmacia, la mole di adempimenti necessari sottrae troppe energie che dovremmo dedicare alla salute del cittadino. In ultimo, c’è la sfida della piena attuazione del fascicolo sanitario, ogni regione ha una sua banca dati e questo è assurdo, dovremmo avere una banca dati nazionale e, come farmacisti, poter accedere attraverso la tessera sanitaria a tutte le prescrizioni del medico e alla cartella clinica. Una soluzione di questo tipo migliorerebbe l’aderenza alle terapie e genererebbe un importante risparmio per il SSN.
Quali sono a suo parere i servizi più urgenti che dovrebbero essere implementati e proposti in farmacia?
Sicuramente ampliare il ruolo del farmacista nell’ambito della vaccinazione, dall’ultima indagine IPSOS è emerso quanto gli italiani valutino positivamente che la farmacia sia un hub vaccinale. Nelle Marche c’è già una sperimentazione per la vaccinazione contro l’Herpes Zoster che andrebbe allargata alle altre regioni. E poi sarebbe necessario ampliare l’offerta anche ad altre vaccinazioni come il Meningococco, il Papilloma Virus, lo Pneumococco, l’HIV, l’Epatite A e B. In altri stati esiste già questa possibilità, noi siamo troppo lenti, anche se il Covid ha accelerato i processi. In farmacia andrebbero inoltre potenziati i numeri di test Point of Care, per esempio per lo scompenso cardiaco, o per la gonorrea. L’ampliamento dell’offerta ridurrebbe le visite ai medici, permetterebbe di monitorare i risultati dei trattamenti sui malati cronici, porterebbe a cure più rapide, generando anche in questo caso un risparmio per il SSN. E infine sarebbe necessario potenziare la telemedicina in farmacia, anche qui per indirizzare agli ospedali solo i casi più urgenti e identificare i casi di ritardo diagnostico, in alcune situazioni salvando vite, quando il cittadino non sa di avere una patologia anche importante. La farmacia può e deve avere un ruolo ancor più spiccato nella prevenzione.
In Gran Bretagna il farmacista è già prescrittore per alcuni disturbi. Quanto siamo lontani ancora da questa possibilità?
Su questo punto noi giovani farmacisti ci batteremo in ogni sede per far sì che si realizzi in tempi brevi. Lo ritengo un passaggio indispensabile: per dare nuovo appeal alla professione, ma anche perché il farmacista supporta già il medico per la gestione dei disturbi minori. La possibilità di essere anche prescrittore è particolarmente auspicabile alla luce della carenza di medici, per dare modo ai medici di dedicarsi ai pazienti per il monitoraggio dei disturbi maggiori. Il medico e il farmacista non sono in competizione, al contrario, e si creerebbe una sinergia solo virtuosa. In uno scenario in cui il farmacista è anche prescrittore vincono tutti: il medico, la farmacia e il cittadino che può trovare sempre una risposta sotto casa.
In Italia c’è un grosso problema di disaffezione alla professione e di carenza di personale. Come si può risolverlo?
Sono contento di avere la possibilità di rispondere a questa domanda: la fuga dalla professione rappresenta una sfida urgentissima da risolvere. Con Fenagifar stiamo indagando il problema con una survey dedicata, abbiamo intervistato più di 1400 colleghi e abbiamo raccolto tre dati molto critici: il 67% dei colleghi si sente per nulla soddisfatto del salario; il 65% non si sente motivato nel lavoro rispetto agli avanzamenti di carriera; il 76% evidenzia un grosso problema di conciliazione vita lavoro.
Nella nostra prima assemblea pubblica, lo scorso ottobre, abbiamo incontrato più di 200 colleghi per trovare una soluzione condivisa e sono emerse queste soluzioni, che contiamo di presentare sul territorio a partire dal 2024: in primis il riconoscimento della figura di operatore sanitario da contratto, molti colleghi non si sentono tali, è una battaglia di dignità professionale; un contratto dove sono definiti in modo chiaro i prerequisiti di accesso al livello quadro che attualmente non sono definiti. Più in generale, deve essere prevista da contratto la gradazione degli incarichi, altri livelli oltre al livello quadro, che riconoscano ad ogni avanzamento uno scatto in termini economici. Quello che crediamo come federazione è che solo garantendo un percorso di crescita professionale e salariale all’interno del contratto si possa invertire il trend di disaffezione. Riteniamo inoltre opportuno prevedere forme di welfare da contratto che consentano ai colleghi di conciliare maggiormente vita privata e lavorativa. Dopo la liberalizzazione, i turni sono sempre più lunghi, sette giorni su sette. Tante colleghe sono donne e hanno figli piccoli, o famigliari a carico da assistere. Per quanto riguarda il welfare aziendale, crediamo che molto in più si possa e si debba realizzare.
Recupero dei farmaci, corretto smaltimento, gestione razionale dello scaffale, promozione di stili di vita e comportamenti virtuosi per l’ambiente, che cosa altro può fare la farmacia per diventare un presidio di salute sempre più sostenibile?
La farmacia può applicare diverse pratiche ecosostenibili per ridurre l’impatto ambientale: intanto all’interno del punto vendita può e deve migliorare l’efficienza energetica riducendo l’impronta di carbonio attraverso la manutenzione degli impianti e applicando le linee guida del raffreddamento e riscaldamento, impegnarsi a limitare l’uso della plastica monouso o la carta per le stampanti. Può promuovere il riciclaggio dei rifiuti, diventando un attore primario nella raccolta differenziata sia come centro di raccolta sia attraverso progetti di sensibilizzazione della cittadinanza; può impegnarsi ad acquistare prodotti green non solo nella cosmetica ma anche in ambito farmaceutico; può naturalmente avviare programmi di smaltimento dei farmaci. Come Fanagifar stiamo lavorando a “Farmambiente”, un progetto di educazione ambientale in farmacia, abbiamo visto che il farmacista opportunamente formato può ridurre del 20% i consumi e diventare un promotore attivo di educazione ambientale sulla cittadinanza.
“E se proprio devo sognare”… la “sua” farmacia come dovrebbe essere?
Sogno un luogo dove il farmacista è riconosciuto come professionista sanitario a 360 gradi, una figura che può prendere davvero in carico il paziente perché ha accesso alla sua storia clinica grazie al fascicolo elettronico e ha la possibilità di essere anche prescrittore. Oltre a erogare le vaccinazioni, con le sue competenze può essere un esperto di nutrizione e prescrivere diete anche ponderate. Molti colleghi si sono dovuti cancellare dall’albo dei farmacisti per iscriversi a quello dei biologi nutrizionisti, è assurdo. Sogno un farmacista che lavora in una farmacia che è un vero hub di salute dove sono erogati servizi, sia di telemedicina che a livello di Test Point of Care. Non siamo tanti lontani dalla “mia farmacia”: la strada è tracciata, bisogna solo continuare a unire i puntini restando uniti.