Durante l’ultima assemblea federale di Assofarm, il presidente Luca Pieri (nella foto) ha posto l’accento su quelle che per lui sono le tre maggiori priorità per il sistema farmacia: verificare gli esiti della nuova remunerazione; implementare alcuni servizi; affrontare con urgenza la questione della carenza dei farmacisti. Magari anche puntando su nuove figure professionali. Perché in farmacia si possono fare sempre più cose, ma se poi manca il personale…
Presidente, cominciamo dalla nuova remunerazione, varata con l’ultima legge di Bilancio.
Era un passo atteso da tempo, per il quale Assofarm si è sempre battuta, a fianco di Federfarma. Una svolta normativa importante ma ora bisogna vederla alla prova dei fatti.
Quali possono essere le criticità?
Più che parlare di criticità si tratta di verificare quale sarà l’applicazione delle nuove norme a livello regionale. Sappiamo che la nostra è una sanità fortemente regionalizzata e, a volte, le politiche regionali prevalgono sulle linee guida che provengono dal governo centrale. Un primo bilancio si farà a fine anno.
E sull’evoluzione della farmacia dei servizi cosa possiamo dire?
Di farmacia dei servizi si parla da anni, non dimentichiamo che la normativa risale al 2009, ma solo negli ultimi tempi essa ha avuto un fortissimo impulso. Adesso siamo quasi arrivati a un paradosso…
Quale?
Al paradosso che le direttive nazionali e quelle regionali sono più avanti rispetto alla capacità di gestione delle farmacie.
In che senso?
Sperimentazioni sulla farmacia dei servizi sono stata avviate in molte Regioni italiane ma in quasi tutte siamo intorno al 50% come quota di fondi spesi rispetto alla totalità di quelli stanziati. Il sistema farmacia deve allora fare un salto di qualità per farsi trovare davvero pronto quando, terminato il periodo sperimentale, si passerà alla fase successiva.
Lei parla apertamente di convenzione con il Ssn…
Qui bisogna essere chiari, non mi riferisco al rinnovo della Convenzione con il Servizio sanitario nazionale, che è scaduta da vent’anni e non sappiamo quando sarà rinnovata. Al momento mi sembra che, guardando ai nostri interlocutori istituzionali, non sia considerata una priorità. Mi riferisco alle attività che alcune Regioni, come l’Emilia-Romagna, stanno portando avanti sul territorio, accreditando le farmacie per la fornitura di alcuni servizi, per esempio nell’ambito della telemedicina, al pari di altre strutture sanitarie attive sul territorio.
Quindi si parla di convenzioni con i sistemi sanitari regionali…
Proprio così e l’appello che ho fatto alla assemblea federale è quello di dare alle nostre farmacie una struttura più forte, in modo che il passaggio alla farmacia dei servizi sia davvero compiuto. Quella che è emersa dalla pandemia è stata l’esigenza di rafforzare la medicina del territorio e la capillarità delle farmacie, in questo senso, offre grandi prospettive. È una opportunità da non perdere.
Nelle ultime settimane Assofarm ha rilanciato l’idea dell’assistente del farmacista, suscitando discussioni e pareri avversi…
In realtà sono anni che Assofarm indica nella figura dell’assistente una ipotesi che potrebbe avere la sua utilità anche in Italia e che del resto è già una realtà in alcuni Paesi del Nordeuropa. Bisogna che una cosa sia chiara, a causa della carenza di farmacisti in Italia sono sempre di più le farmacie, pubbliche o private che siano, che riducono gli orari di apertura. Restando alle comunali, ci arriva notizia anche di chiusure temporanee di farmacie che non sono in grado di coprire il servizio. E intanto i laureati in Farmacia continuano a diminuire.
Soluzioni?
Primo fattore, le retribuzioni. Restando nell’ambito delle comunali, dobbiamo trovare il modo di rendere più attrattiva la professione dal punto di vista economico, magari puntando maggiormente sul welfare aziendale. Ma poi c’è la questione formazione.
Il corso di laurea è stato modificato ed è stata introdotta la laurea abilitante…
Ben vengano queste riforme ma in attesa che diano i loro frutti occorre fare qualcosa. Nessuno intende negare la centralità del farmacista, anzi. Noi non abbiamo la verità in tasca, vogliamo semplicemente aprire una discussione sulla possibilità di introdurre una figura di supporto al farmacista, che non sarebbe di certo un farmacista di serie B. Questo in attesa che il numero dei laureati ritorni a crescere. Il problema della carenza di personale nei prossimi due, tre anni rischia di essere molto grave, quello che Assofarm ha voluto lanciare è un grido di allarme.
Su questa nuova figura c’è già stata una sollevazione da parte dei sindacati che rappresentano i collaboratori di farmacia…
Rispetto le loro posizioni ma per noi una discussione va aperta.