L’intervista a Gianluca Strata, direttore generale di Apoteca Natura

L’intervista a Gianluca Strata, direttore generale di Apoteca Natura

Quali trasformazioni avvenute nel 2021 nel mondo della farmacia ci porteremo nell’anno nuovo?

Tutto quello che rappresentava un territorio di frontiera per la farmacia solo poco tempo fa, come i vaccini e i tamponi, a causa dell’emergenza è diventata un’attività quotidiana. Questo ha generato un’importante rifocalizzazione del ruolo della farmacia verso una dimensione di salute e servizio rispetto a una più puramente commerciale. Le attività nate in un periodo straordinario, legate ai vaccini e alla prevenzione, sicuramente ci accompagneranno perlomeno nei primi mesi del 2022, ma io spero che possano diventare strutturali e che le istituzioni riconoscano alla farmacia un ruolo non di supporto contingente bensì organico. E che nel tempo portino anche a una revisione in termini di remunerazione, proporzionata al valore che la farmacia porta alla collettività.

Quali altri cambiamenti non ancora in atto vede all’orizzonte? 

Da una parte, e questo è un auspicio, mi auguro appunto che si realizzi questo nuovo sistema di remunerazione. Dall’altro, esiste un inarrestabile processo di aggregazione che magari è ancora poco visibile agli occhi dei cittadini. Un domani potrebbe portare a un nuovo dialogo con il mondo delle assicurazioni, che sono già presenti nel mondo della salute, ma non ancora in quello della farmacia. In un’ottica di sistemi sempre più organizzati nella farmacia, le assicurazioni potrebbero proporsi come nuovi attori che remunerebbero direttamente la farmacia dei servizi. Oggi il cittadino può utilizzare il supporto del SSN con la ricetta rossa e un’assicurazione privata per le visite specialistiche. In un futuro, potrebbe avere un’assicurazione per i servizi in farmacia, come un check up, o attività di prevenzione, ma magari anche per un pacchetto integrato di servizi e prodotti.

Secondo lei, quali saranno i driver che porteranno le persone in farmacia quando usciremo dalla pandemia?

Se pensiamo ai network, dipenderà dal posizionamento dei singoli gruppi e da quali leve decideranno di azionare. Più in generale, sono convinto che il servizio, che è stato così importante nel periodo della pandemia, continuerà a essere richiesto dalle persone. È aumentata la fiducia e, nonostante in parallelo sia cresciuto molto l’online, la funzione della farmacia sarà sempre più nella direzione della salute, della consulenza, della presa in carico della persona e delle sue esigenze. Una funzione peculiare del farmacista difficilmente sostituibile dall’online.

Prossimità: dove si collocherà la farmacia nella nuova organizzazione territoriale della sanità?

Ancora il nuovo schema non è chiaro e ci sono molti passaggi non ancora disciplinati. Ma io penso che la farmacia continuerà ad avere un ruolo chiave se sarà capace di valorizzare la sua prossimità in quanto presidio sul territorio e non come punto di distribuzione. Non credo che la riorganizzazione modificherà l’impianto attuale della farmacia in termini di disciplina quindi tutto dipende da come la farmacia saprà giocarsi il suo ruolo e ritagliarsi uno spazio.

Nuovi servizi e nuovi scenari. Di quali competenze ha bisogno la farmacia e i farmacisti?

La competenza è il cuore di tutto. Per continuare a essere al centro la farmacia deve dotarsi di competenze ma anche standard di lavoro. Se svolgo un servizio devo farlo seguendo un modello che prevede una formazione, strumenti e ambienti adeguati, devo essere accreditato a svolgere quel servizio, come è stato fatto per le vaccinazioni.  La certificazione dei servizi potrebbe anche essere una leva importante per dialogare con le istituzioni.

I consumatori si dimostrano sempre più attenti alla sostenibilità: quali sono le risposte che deve dare la farmacia?

Anche questo è un tema centrale, in cui i consumatori a volte si dimostrano più avanti degli operatori nel nostro settore. Rispetto a che cosa si dovrebbe fare, posso dire quello che stiamo facendo noi. Abbiamo fatto un percorso per diventare società benefit e stiamo accompagnando le nostre farmacie a diventarlo a loro volta. Nell’ottica di una progettualità sostenibile, che abbia un impatto sull’ambiente ma anche sulle persone, tutta l’area del servizio ha una ricaduta sulle persone. I nostri farmacisti accompagnano i cittadini nelle passeggiate della salute, vanno nelle scuole a parlare di ambiente. Noi li dotiamo di una serie di strumenti formativi e di documentazione perché il loro intervento possa essere inserito nel POF (Piani dell’offerta formativa): in questo modo la farmacia diventa impresa sociosanitaria e crea valore nella comunità anche uscendo dalla farmacia, ponendosi in maniera nuova sul territorio. Altre azioni che stiamo portando avanti sono coerenti con quelle formalizzate in un documento recente della PGEU, l’associazione che riunisce i farmacisti di comunità di 32 nazioni europee, che racchiude le “best practice” e le linee guida per una farmacia sostenibile. Per esempio l’indicazione a privilegiare farmaci greener ed è quello che facciamo quando c’è la possibilità scientifica di promuovere quel tipo di soluzione al posto del farmaco puro. Da molto tempo facciamo campagne sull’antibiotico resistenza. Noi lavoriamo a tutto questo da vent’anni ma sarebbe bello che l’impegno verso la sostenibilità diventasse una prassi per tutti, anche perché questo è l’indirizzo europeo.

Farmacie in Europa e nel mondo: quali sono le esperienze e le prassi che vorrebbe importare in Italia? 

Penso che, rispetto a molti Paesi, l’Italia non se la cavi affatto male. In alcune nazioni prevale l’aspetto più commerciale rispetto a quello dei servizi. Uno sviluppo interessante potrebbe essere quello delle Retail Clinic americane dove la farmacia convive in uno stesso luogo con i medici specialisti. Il contesto normativo è diverso, ma se il futuro non è nel commercio ma nella salute, potremmo arrivare anche a formati nuovi di farmacia. Un’esperienza che citerei nel campo dell’aderenza alla terapia è quella tedesca e di altri Paesi dove il paziente può portare la propria terapia alla farmacia che gli fornisce i farmaci “sconfenzionandoli” in blister personalizzati. In alcune farmacie è addirittura gestita da processi automatici. Il supporto all’aderenza terapeutica declinato in questo modo potrebbe essere replicato in Italia, ma dal punto di vista regolatorio non è chiaro se è possibile farlo.

Quale sarà la parola chiave per la farmacia nel 2022?

Ne direi due: professionalità e relazione. Se riesco a basare la mia relazione sulla professionalità posso generare valore e creare una relazione stabile con le persone.

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