Quali trasformazioni avvenute nel 2021 nel mondo della farmacia ci porteremo nell’anno nuovo?
In quest’anno ci siamo avvicinati realmente alla farmacia dei servizi, ne sono un esempio i tamponi e i vaccini, questa pandemia ci ha insegnato e ci ha portato delle novità effettive. Adesso purtroppo siamo in una fase ancora pandemica. Quello che mi domando è se realmente nei prossimi anni la farmacia riuscirà ad avere una svolta, facendo tesoro di quanto imparato nel 2021, ed evolvere da dispensatrice di prodotti a punto di centro servizi o addirittura retail clinic.
Quali altri cambiamenti vede all’orizzonte?
La digitalizzazione, che non è e-commerce della farmacia. Digitalizzazione intesa piuttosto come relazione digitale tra farmacista e pazienti, questa è la sfida che ancora oggi è difficile mettere in atto.
Secondo lei, quali saranno i driver che porteranno le persone in farmacia quando usciremo dalla pandemia?
Sarà una bella sfida per il farmacista. La farmacia dovrà diventare non solo un punto commerciale dove trovare sconti o prodotti che fanno concorrenza al mass market, o addirittura un discount. La sfida è capire se il farmacista accetterà di trasformare la farmacia da dispensatrice del farmaco a centro servizi e per questi servizi essere retribuita. Intendo in questo senso servizi che possono dare valore aggiunto sia al farmacista in termini economici e di valore professionale sia al cliente-paziente.
Prossimità: dove si collocherà la farmacia nella nuova organizzazione territoriale della sanità?
La farmacia si deve collocare in una direzione di primo punto di contatto tra Ssn e paziente, inteso non come pronto soccorso – come succede nelle piccole realtà – ma come primo touch point per tutto quello che riguarda la prevenzione. In questo senso il vaccino è un primo importante esempio.
Nuovi servizi e nuovi scenari. Di quali competenze hanno bisogno la farmacia e i farmacisti?
Il farmacista ha bisogno di una nuova visione. Deve farlo slegandosi da quella che è la vecchia figura del farmacista non perché non sia una figura egregia, che ha portato tanto valore alla farmacia e al sistema sanitario; ma lo scenario è cambiato, il consumatore è cambiato e le sue esigenze sono cambiate. Sono nipote di farmacista, figlio di farmacista, ma proprio per questo so che non posso fare la professione nello stesso modo in cui la faceva mio nonno 70 anni fa. Perché abbiamo interlocutori diversi. Se prendo le foto e guardo la farmacia di mio nonno negli anni Cinquanta e quella di oggi, sono cambiati gli arredi, la disponibilità di prodotti, ma non è diversa la figura del farmacista dispensatore. Non vedo più invece il farmacista preparatore, che era un valore. Nella nuova visione della professione vanno messe al centro le competenze e la professionalità del farmacista portando prodotti personalizzati, somministrazioni monodose e servizi.
I consumatori si dimostrano sempre più attenti alla sostenibilità: quali sono le risposte che deve dare la farmacia?
Dal punto di vista della sostenibilità ambientale la farmacia è ancora molto lontana dal mettere in atto iniziative concrete. Si può pensare di introdurre prodotti ad hoc, ecosostenibili per la farmacia e poi con il tempo sviluppare una maggiore sostenibilità. Come e-commerce abbiamo iniziato dal packaging, cominciando a ridurre la plastica, con l’obiettivo di azzerarla nel prossimo anno. Stiamo cercando poi di ridurre la percentuale di resi – rivalutando la resa sempre gratuita – e di introdurre un minino di ordine, per diminuire il numero di viaggi di consegna, che comunque hanno un impatto ambientale in termini di emissione di Co2.
Farmacie in Europa e nel mondo: quali sono le esperienze e le prassi che vorrebbe importare in Italia?
Il modello della farmacia italiana non ha nulla da invidiare ad altre realtà, perché è un modello incentrato sul farmacista, sul suo valore professionale. Potremmo importare per esempio dal Regno Unito la possibilità di fare prescrizioni, il cosiddetto “farmacista prescrittore”, che ha un ruolo ancora più autorevole su determinati ambiti. E poi, sempre all’interno del modello italiano (non del drugstore all’americana), la possibilità di sviluppare servizi, nell’ottica delle retail clinic.
Quale sarà la parola chiave per la farmacia nel 2022?
Per me la parola chiave è: visione. Perché tutto gira attorno a questa parola, nel senso di visione della figura del farmacista, visione della farmacia, visione del futuro.