Il lavoro? Per la generazione Z non è tutto

Il lavoro? Per la generazione Z non è tutto

Si è celebrata da pochi giorni la Festa dei Lavoratori. Un’occasione per ricordare le conquiste e per fare il punto su quello che ancora manca, ma anche per riflettere su come cambia la percezione del lavoro nel tempo. A popolare oggi il mondo dei lavoratori sono le generazioni dei Baby Boomers, millennials, generazione Zeta.

Tra di loro, emerge un gap che non è solo anagrafico: se per i Baby Boomers il lavoro ha rappresentato infatti un mezzo per realizzare i propri sogni e affermare la propria identità, per i giovani della generazione Z non è più così. A certificarlo, una indagine di “fragilitalia” condotta da Ipsos per Legacoop attaraverso 500 interviste a giovani dai 18 ai 34 anni per testarne le loro opinioni relative al tema.

Nella scala dei valori, per la generazione Z il lavoro è all’ottavo posto

Per i giovani del III millennio, il lavoro è un semplice mezzo per la soddisfazione dei bisogni materiali ma non è più un motivo esistenziale. Il lavoro, infatti, in una scala dei valori si colloca solo all’ottavo posto (indicato dal 32% degli intervistati), preceduto da rispetto (50%), onestà (44%), amicizia (41%), sincerità (37%), senso della famiglia (36%) che occupano i primi posti.

Il lavoro ideale secondo i giovani

Orari flessibili e stabilità sono gli elementi che secondo i giovani qualificano l’occupazione ideale, mentre, per quanto riguarda le preoccupazioni relative al lavoro, temono di essere sfruttati e di non avere più tempo per sé stessi. Agli intervistati è stato infatti anche chiesto di indicare quali sono gli aspetti principali che definiscono l’identikit del lavoro ideale. La maggior parte degli intervistati ha indicato al primo posto il trattamento economico (25%, che diventa 29% per le donne), seguito da autonomia e indipendenza (24%), disponibilità di tempo libero, orari flessibili e stabilità (23%), buoni rapporti con i colleghi e i superiori (20%). La forma di retribuzione preferita (indicata dal 30% degli intervistati) è quella che prevede una base fissa e una componente variabile legata ai risultati raggiunti. Al secondo posto (26%), lo stipendio fisso integrato da forme di welfare aziendale per la previdenza complementare e il sostegno alla famiglia.

In un’epoca in cui la tecnologia permette di lavorare in qualsiasi posto e in qualsiasi momento, i giovani dunque attribuiscono più valore alla flessibilità di orario e alla disponibilità di tempo libero, per potersi dedicare a sè stessi e alle proprie passioni. Un altro elemento rilevante emerso dall’indagine è la ricerca di opportunità di lavoro all’estero, dove esiste la possibilità di ottenere retribuzioni più elevate e avere maggiori opportunità di carriera.

«È ormai risaputo – commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop Nazionale – che dopo lo shock iniziale, l’esperienza del Covid ha spinto un po’ tutti a riflettere sulle priorità della propria vita. Valori, tempo e risorse, famiglia: da tre anni osserviamo come cambiamenti forse in atto da tempo siano accelerati e modifichino il senso delle nostre scelte e attese. Il mondo giovanile è profondamente attraversato da questi mutamenti evidenti, per esempio, in tutta la sfera relativa al lavoro e al suo senso».

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