Oltre due anni di pandemia hanno messo sotto pressione il comparto sanità, ma gli italiani riconoscono al sistema sanitario la capacità di aver reagito alla crisi.
È il quadro che emerge dall“Outlook Salute Italia – Seconda Edizione”, lo studio di Deloitte sulla sanità nazionale che ha indagato le opinioni di oltre 3.800 intervistati.
La “pagella” sulla qualità del sistema sanitario in Italia supera la soglia della sufficienza – con un voto di 6,6 alla sanità pubblica e un 7,3 a quella privata – le valutazioni maggiormente positive in ambito pubblico riguardano soprattutto la qualità del servizio 112-118 e il rapporto con il medico di famiglia e il pediatra.
Giudizio più negativo invece per le liste di attesa per ricoveri, la diagnostica e le visite specialistiche. Dal punto di vista geografico, la soddisfazione per il servizio sanitario è più alta al Nord, mentre al Sud non solo il livello di soddisfazione generale è più basso, ma anche il gap tra soddisfazione tra sanità privata e pubblica è più ampio.
Con la pandemia la sanità è tornata a essere un tema centrale per gli italiani
La situazione emergenziale degli ultimi due anni e l’esposizione mediatica che ne è conseguita hanno polarizzato maggiormente il punto di vista degli italiani su tematiche sanitarie. È il caso, ad esempio, del miglioramento/peggioramento del Sistema Sanitario Nazionale percepito dagli italiani: rispetto all’edizione precedente, quello che emerge è una riduzione della percentuale di chi assume posizioni neutre, dichiarando ad esempio che l’offerta del sistema sanitario è rimasta uguale, mentre aumentano i rispondenti che dichiarano effettivamente un suo miglioramento o peggioramento (quest’ultimo rilevato soprattutto da donne e anziani). È un segnale che la sanità oggi è tornata al centro dell’attenzione e del dibattito pubblico in Italia.
Crescono le disuguaglianze nell’accesso ai servizi sanitari
Dalla fotografia di Deloitte emergono tuttavia disparità nella fruizione dei servizi sanitari: reddito famigliare e condizione economica hanno un peso nell’accesso o meno a determinati servizi, come visite specialistiche, esami di laboratorio, servizi di prevenzione/screening e cure odontoiatriche. Il tasso di accesso a questi servizi risulta infatti più elevato tra le fasce di reddito più alte. Al contrario, sono le fasce di reddito più basse a dichiarare una maggiore rinuncia a cure mediche per sé o per un famigliare: il 40% contro il 19% della fascia di reddito più alta. Rispetto alle ragioni delle rinunce, il fattore economico anche in questo caso è determinante: tra chi in generale ha rinunciato, 1 su 2 dichiara di averlo fatto proprio per motivi economici, mentre hanno minor peso fattori quali le liste d’attesa e, in generale, la pandemia. Non va inoltre trascurato il fatto che sempre 1 italiano su 2 ha dichiarato di aver sostenuto nell’ultimo anno delle spese per l’acquisto o la fruizione di beni e servizi sanitari, per sé o per la famiglia. Ma, soprattutto, il 45% degli intervistati ritiene che in futuro dovrà ricorrere maggiormente alla spesa “di tasca propria” per accedere a questi servizi.
Digitalizzazione: rapporto medico-paziente e attenzione al benessere sempre più digitali
Per quanto riguarda le principali aree di trasformazione del sistema sanitario, emerge chiaramente il tema della digitalizzazione. In particolare, ha un peso sempre più significativo la possibilità di affiancare alla relazione medico-paziente “in presenza” anche un’interazione digitale: 1 intervistato su 2 dichiara infatti di aver avuto accesso nell’ultimo anno a un referto medico via e-mail, prenotato una prestazione sanitaria tramite canali online e comunicato con il proprio medico tramite app o chat. Per quanto riguarda la telemedicina, questa è ancora poco conosciuta dagli italiani: se 1 su 5 ammette di non sapere in cosa consista la telemedicina, poco più della metà ritiene invece di avere ancora una conoscenza vaga del termine. Emerge inoltre che l’interesse verso un possibile ricorso a questa modalità di assistenza e cura sia legato soprattutto alla comodità e alla facilità di accesso: è la prospettiva di una riduzione degli spostamenti, piuttosto che l’aspettativa di maggiore qualità del servizio, a incuriosire gli italiani sulla telemedicina. La digitalizzazione, però, non riguarda solo la sanità in senso stretto. Anche in ambito salute e benessere gli italiani dimostrano di essere particolarmente disposti a ricorrere a dispositivi personali per prendersi cura della salute. Basti pensare che circa 1 italiano su 3 dichiara di utilizzare strumenti digitali nell’ambito benessere e salute, come smartwatch o altri dispositivi di monitoraggio (contapassi, frequenza cardiaca, etc).
Domicilio e farmacie sempre più importanti nella sanità territoriale
La trasformazione della sanità non è tuttavia solo una trasformazione digitale. Le farmacie sono, ad esempio, sempre più dei luoghi in cui attivare forme di contatto con il sistema sanitario: in farmacia si va anche per alcuni controlli sanitari di base o per ricevere supporto nello scaricare i referti e prenotare prestazioni. Ma soprattutto, in futuro gli italiani si aspettano di ricorrere sempre più a prestazioni sanitarie a domicilio, con un 25% degli intervistati che dichiara di averne già usufruito in particolare per visite specialistiche o diagnostica.
Polizze sanitarie: un’area di sviluppo
Infine, per quanto riguarda il mondo delle polizze sanitarie, gli italiani sembrano avere una conoscenza abbastanza diffusa di questi strumenti, ma 2 su 3 dichiarano di non averne mai sottoscritta una. In aumento, invece, l’utilizzo da parte di chi già ne possiede una. D’altra parte, la possibilità di arricchire l’offerta attuale delle polizze sanitarie con componenti innovative – tra cui spicca proprio la telemedicina – viene riconosciuta come area di sviluppo interessante tra i non possessori, evidenziando così una richiesta di innovazione e trasformazione che coinvolge anche questo ambito.