L’intervista a Carolina Carosio, presidente Fenagifar

L’intervista a Carolina Carosio, presidente Fenagifar

Quali trasformazioni avvenute nel 2021 nel mondo della farmacia ci porteremo nell’anno nuovo?

Ricorderemo tutto quello che abbiamo acquisito di nuovo con la pandemia e porteremo nel nuovo anno tutte le nuove competenze.  In questo contesto, la professione ha svolto un ruolo di primo piano in ogni fase pandemica, restituendo un contributo essenziale ai cittadini. I farmacisti non si sono fermati neppure sulla formazione, dal punto di vista scientifico, culturale, pratico e questo credo sarà l’aspetto che in assoluto conserveremo. A titolo di esempio, la pratica vaccinale, unitamente ai tamponi, ha confermato la centralità della farmacia dei servizi di cui tanto abbiamo parlato negli scorsi anni, ma che finalmente sta avendo attuazione in maniera sostanziale. Il consolidamento della farmacia come erogatrice di servizi è un aspetto che vediamo anche nelle richieste delle persone: sempre più il paziente guarda al servizio, all’informazione e alla corretta comunicazione, nell’ottica della piena educazione sanitaria.

Quali altri cambiamenti non ancora in atto vede all’orizzonte?

Vedo per il futuro una farmacia territoriale più clinica, sempre più coinvolta nelle campagne di screening e nelle campagne di sensibilizzazione rivolte alle persone. Di conseguenza un farmacista sempre più figura chiave per l’educazione sanitaria. Dovrà essere pensata in maniera più impattante a livello sociale, coordinata a livello nazionale per gli screening e per la ricerca clinica. Immagino una farmacia che diventa una sorta di centro di ricerca per la raccolta di dati, dando un contributo importante grazie alla nostra capillarità.

Secondo lei, quali saranno i driver che porteranno le persone in farmacia quando usciremo dalla pandemia?

Prima di tutto verrà ricercato il rapporto di fiducia che in fase pandemia si è percepito ancora di più, confermando la farmacia quale primo presidio territoriale, nell’ottica di una consolidata prossimità territoriale. Senza dimenticare l’accessibilità, dalla possibilità di trovare in farmacia tutti quei servizi che si sono sviluppati negli ultimi anni, oltre quello che è stato considerato l’ordinario, fino a poco tempo fa: analisi di prima e seconda istanza, prenotazioni Cup delle visite specialistiche. Spero che questo porti in farmacia anche i giovani, una generazione meno avvezza a entrare in farmacia, ma che oggi può trovare servizi sempre più affini alle sue esigenze.

Prossimità: dove si collocherà la farmacia nella nuova organizzazione territoriale della sanità?

Il discorso della prossimità è molto vicino alla nostra quotidianità anche perché rientra, per esempio, nella natura stessa della distribuzione delle farmacie sul territorio: essere capillari e sempre presenti è un qualcosa di intrinseco e di essenziale. Io credo che la farmacia si collocherà al centro della sanità territoriale, in un posizionamento già ben definito, accessibile e capillare. Senza dubbio, una maggiore integrazione tra le altre figure professionali che operano sul territorio può essere d’aiuto, più si dialoga e si inizia a comunicare efficacemente con gli altri operatori, più si ha integrazione.

Nuovi servizi e nuovi scenari. Di quali competenze hanno bisogno la farmacia e i farmacisti?

Prima di tutto i farmacisti hanno bisogno di una preparazione digitale e tecnologica. Ma anche di una maggiore competenza gestionale, per gli aspetti organizzativi ed economici della farmacia. A tutto questo va aggiunta una piena padronanza nella gestione dei servizi, che deve essere standardizzata all’interno della stessa farmacia; la gestione delle piccole patologie. E infine una formazione sulla farmacologia moderna e le sue nuove frontiere, penso ai farmaci innovativi e biologici. Saperi che dovranno necessariamente essere acquisiti dai giovani anche all’interno del percorso di laurea, nell’ottica di un adeguamento dei contenuti degli insegnamenti stessi.

I consumatori si dimostrano sempre più attenti alla sostenibilità: quali sono le risposte che deve dare la farmacia?

Su questa tematica sempre più cara ai cittadini il Fenagifar sta lavorando a una proposta concreta in tema sostenibilità in farmacia. Credo fortemente che attenersi a determinati comportamenti e buone pratiche possa essere di esempio anche per i cittadini: quindi una farmacia dalla forte caratterizzazione culturale e sociale, cercando di stabilire dei protocolli condivisi da comunicare al nostro pubblico.

Farmacie in Europa e nel mondo: quali sono le esperienze e le prassi che vorrebbe importare in Italia?

Le vaccinazioni in farmacia sono un primo grande passo di allineamento ad alcuni Paesi europei, dove da tempo la vaccinazione antinfluenzali sono praticate in farmacia da farmacisti. Sebbene da noi sia ancora in fase sperimentale, sono fiduciosa che si consoliderà e addirittura amplierà in futuro. Nel futuro vedo una formazione sempre di alto livello e di facile accesso per tutti, un ampliamento delle conoscenze digitali, e in ultimo il pieno coinvolgimento nelle campagne di prevenzione e sensibilizzazione a livello nazionale, grazie alle nostre competenze e alla nostra credibilità e nel veicolare messaggi corretti.

Quale sarà la parola chiave per la farmacia nel 2022?

Secondo me: continuità. Mantenere quello che è stato il sapere e le competenze acquisite, unitamente alla voglia di cavalcare il cambiamento senza subirlo.

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