Gli italiani prestano sempre più attenzione alla loro salute. Un interesse che si manifesta anche attraverso un ampio uso di integratori alimentari. Nel nostro Paese sono utilizzati da 30 milioni di persone e in Europa siamo il primo mercato del settore, con un fatturato che nel 2023 ha superato 4,5 miliardi di euro. Un fenomeno che, stando alle ricerche di mercato, è in costante espansione. Compito degli integratori non è quello di curare le malattie, ma di avere un effetto metabolico per mantenere in efficienza il nostro organismo. Per comprendere meglio la loro funzione e gli sviluppi della ricerca in questo campo ci siamo rivolti alla dr.ssa Franca Marangoni (nella foto), direttrice scientifica e responsabile dei progetti di ricerca di Nutrition Foundation of Italy.
Come contribuiscono questi prodotti ad aiutare il benessere e la nostra salute?
Garantire una vita non solo più lunga, ma anche in buona salute, è una delle sfide che da qui ai prossimi anni dovrà affrontare la nostra società, nella quale a un’aspettativa di vita alla nascita elevata corrisponde una presenza crescente di anziani e grandi anziani. Sfida che richiederà l’impiego di tutte le strategie possibili per mantenere il benessere a tutte le età e ridurre il rischio di incorrere nelle malattie cronico-degenerative che rappresentano ancora le prime cause di mortalità. Una dieta varia ed equilibrata, associata a uno stile di vita sano e attivo e adeguata alle esigenze individuali è essenziale per mantenere un buono stato di salute nel tempo. Ci sono però alcune considerazioni supportate dalla letteratura scientifica che è opportuno non scordare.
Ovvero?
Innanzitutto, l’invecchiamento generale della popolazione richiede maggiore attenzione per quanto riguarda gli apporti nutrizionali di una categoria di persone (gli anziani) nella quale il raggiungimento dei fabbisogni è oggettivamente più difficile e il sostegno adeguato alle funzioni fisiologiche è fondamentale. In secondo luogo, si accumulano evidenze che il miglioramento dei livelli di apporto di alcuni componenti dell’alimentazione che assumiamo in quantità insufficienti rispetto alle raccomandazioni potrebbe influenzare favorevolmente la salute a lungo termine delle persone, anche più della riduzione di ciò che invece consumiamo in eccesso. Si parla infatti sempre più spesso di “nutrizione positiva”, nella quale rientra anche il concetto di “nutraceutica” e quindi di integrazione mirata.
Cosa sono e cosa non sono gli integratori alimentari?
In quanto fonti concentrate di nutrienti (cioè minerali e vitamine) o di altre sostanze con effetto nutrizionale o fisiologico, gli integratori, che sono commercializzati sotto forma di “dose” (ad es. pillole, compresse, capsule, liquidi a dosi misurate), possono contenere, secondo la definizione ufficiale, un’ampia varietà di sostanze nutritive e di altri ingredienti, tra cui, ma non solo, vitamine, minerali, amminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre e varie piante ed estratti di erbe. Si tratta quindi di prodotti molto diversi per composizione, formulazione e indicazione, tra i quali è possibile selezionare quello maggiormente indicato per le esigenze individuali. Gli integratori alimentari non sono farmaci, quindi non possono attribuirsi proprietà terapeutiche e nemmeno preventive. Il loro consumo inoltre non è mai sostituivo di un’alimentazione variata. Il che vuol dire mantenere sane le persone che stanno già bene. Gli integratori sono e lo saranno sempre di più anche in futuro, degli “allenatori” al fianco delle persone, in grado di garantire all’organismo il giusto apporto di ciò che concorre al benessere complessivo in tutte le fasi della vita, al di là delle buone pratiche già messe in atto.
A che punto è la ricerca in questo settore?
Anche nel campo degli integratori la ricerca è in costante evoluzione, come dimostrano i risultati di studi anche molto recenti. I dati disponibili da una parte confermano e approfondiscono informazioni acquisite da tempo, come quelle relative alle funzioni essenziali di vitamine e minerali, già riconosciute dall’Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa), e dall’altra promuovono l’interesse per nuove aree di ricerca. Per esempio sul microbiota intestinale e sulle potenzialità della sua modulazione o su composti bioattivi contenuti in concentrazioni elevate in specifici estratti vegetali. Un altro campo di studio importante e potenzialmente innovativo riguarda poi l’ottimizzazione della biodisponibilità dei vari principi e della formulazione.