Anche nella gestione dell’obesità il farmacista è strategico: l’intervista a Rachele Aspesi

Anche nella gestione dell’obesità il farmacista è strategico: l’intervista a Rachele Aspesi

Il mercato dei farmaci contro l’obesità sta vivendo un boom senza precedenti: secondo i dati GlobalData, è cresciuto del 32,3% nei principali sette mercati globali – Francia, Germania, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Ma l’obesità è una condizione complessa che richiede più di una semplice terapia farmacologica: servono strategie integrate e un approccio multidisciplinare. Qual è dunque il ruolo della farmacia e dei farmacisti nella gestione di uno dei problemi di salute più rilevante nei Paesi occidentali?

PharmaRetail lo ha chiesto a Rachele Aspesi (nella foto), presidente dell’Ordine dei farmacisti di Varese, farmacista specializzata in Educazione alimentare e Dietetica applicata.

 

Qual è il ruolo della farmacia e del farmacista nella gestione di una patologia trattata anche con farmaci, il cui uso può essere a rischio di impiego improprio?

Si tratta di farmaci che hanno necessità di prescrizione da parte di uno specialista previa visita del soggetto. Il nostro ruolo è quello prima di tutto di conoscere il farmaco, di dispensare, ma anche di evitarne un utilizzo sbagliato, magari per passaparola. Molti di questi farmaci vengono prescritti con dosi a scalare, compito nostro è spiegare ai pazienti che vogliono accelerare i tempi, arrivando in meno tempo alla dose massima, quanto questo passaggio a dosi successive sia fondamentale per il successo della terapia.

 

L’obesità ormai è considerata da tutti una patologia, o c’è ancora tanto da fare per superare lo stigma?

Purtroppo c’è ancora tanta strada da fare e molto da spiegare e tanto pregiudizio intorno alla obesità, che viene vista come una malattia da introito calorico eccessivo e scarso consumo calorico, però non è così. Comprende infatti tutta una serie di multifattorialità patologiche che comportano un riconoscimento dell’obesità come una vera patologia. Oggi sentire parlare dell’obesità come malattia ed avere dei farmaci specifici per trattarla è un segnale positivo, anche se da alcuni sanitari non è ancora considerata tale e ancor più nella percezione comune, compresi i caregiver e i pazienti stessi. A molti rimane la convinzione che si tratti di uno scarso autocontrollo nell’alimentazione. Invece il paziente obeso che viene introdotto all’interno di un percorso è consapevole che senza un aiuto multidisciplinare, sarebbe difficile arrivare ad un calo di peso graduale e continuativo, fino ad uscire dall’obesità.

 

Cosa può fare il farmacista in termini di prevenzione?

La prevenzione della condizione di obesità nasce nell’infanzia, con una buona educazione alimentare. La prevenzione deve essere mirata soprattutto alle famiglie dove già ci sono casi di obesità, per due motivi: da una parte perché c’è un fattore ereditario-genetico, dall’altra perché spesso le abitudini alimentari della famiglia sono scorrette. Per questo, di norma quando c’è soggetto obeso, spesso viene presa in carico tutta la famiglia. In questi anni cominciano ad esserci corsi di educazione alimentare all’interno delle scuole, con programmi scolastici mirati. In farmacia dovremmo fare prevenzione anche su questo, come viene fatto per altri aspetti patologici. Il farmacista può fare prevenzione all’obesità in modo trasversale per esempio quando arriva un paziente con altri sintomi, quali problematiche digestive, difficoltà nelle articolazioni, o ancora cutanee -per le dermatiti nelle pieghe della pelle. Il farmacista può allora consigliare ed indirizzare verso centri specializzati nel trattamento della patologia. Per quanto riguarda i servizi, si può proporre una misurazione impedenziometrica, che rilasci al paziente una prima fotografia corporea che in qualche modo lo renda consapevole della sua composizione fisica, con la quale andare dal medico. Questo perché spesso il paziente obeso è rassegnato al fatto che la sua condizione non sia risolvibile e dunque non agisce: metterlo a conoscenza delle possibilità terapeutiche ad hoc, può dare loro una diversa prospettiva.

 

Il farmacista ha già una formazione adeguata per questo?

Alcuni sono molto preparati nell’ambito della nutrizione e dell’accompagnamento di questi soggetti. Queste conoscenze possono essere molto utili per accompagnare il paziente che viene seguito dallo specialista, proprio perché il farmacista è a loro disposizione sul territorio.

 

In questo senso il progetto ObeCare può essere un buon punto di partenza?

ObeCare è un’iniziativa in stretta collaborazione tra Fenagifar e Utifar nata per promuovere la prevenzione e l’educazione sanitaria sul tema dell’obesità, coinvolgendo attivamente i farmacisti. L’obiettivo di ObeCare è quello di sensibilizzare la popolazione e fornire strumenti pratici per aiutare il paziente al banco, che difficilmente chiede consiglio per la sua patologia, che ritiene non risolvibile. Per questo aprire un dialogo con loro è ancora più importante. Nel progetto le farmacie sono pensate come centri di prevenzione e consulenza e i farmacisti protagonisti attivi che offriranno consulenze personalizzate, e questionari diagnostici. L’idea è che grazie alla loro presenza capillare sul territorio, le farmacie possano diventare veri e propri punti di riferimento per la prevenzione e la gestione dell’obesità. La formazione per i farmacisti è mirata, non troppo lunga. Le farmacie che hanno aderito raccoglieranno i questionari i cui dati verranno rielaborati e presentati in un prossimo futuro, con lo scopo di dare un senso al ruolo del farmacista nell’ambito della gestione del paziente obeso.

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