Innovazione, digitalizzazione, servizi sempre più evoluti, e-commerce, aggregazioni, il futuro della farmacia. Un futuro su cui siamo sempre concentrati per capire quali orizzonti ci aspettano e come essere pronti ad affrontarli.
Ma questa volta PharmaRetail ha deciso di dare spazio anche al passato, perché la farmacia è molto spesso anche tradizione: storie e saperi che si tramandano dai genitori ai figli. Ma anche dai nonni ai nipoti. O dalle nonne alle nipoti, come in questo racconto tutto al femminile che attraversa tre generazioni.
Donata Donati, per tutti “Cetti”, e sua figlia Carlotta Sacchi (nella foto) sono le titolari della farmacia “Pozzoli” di Vidigulfo (instagram: farmacia_pozzoli). Prima di loro in farmacia c’era nonna Clara, detta in paese “la sciura Clara”.
In questa intervista a due voci Carlotta, 32 anni, che è diventata mamma a dicembre di una bellissima bambina, e Cetti, che ha compiuto 70 anni ma che ha il viso fresco di una ragazza, ci raccontano la storia di due donne cresciute dietro al banco, i momenti più belli della loro professione e anche di una convivenza affettuosa ma non sempre facile, come sperimentano tutti i figli che lavorano con i genitori. Un racconto che inevitabilmente è anche una testimonianza di come la farmacia sia cambiata in questi anni ma anche di come abbia saputo conservare la sua vocazione originaria: l’ascolto e l’aiuto.
Una precisazione per i nostri lettori e lettrici: questa non è un’intervista sponsorizzata perché PharmaRetail per sua policy non ospita mai contenuti sponsorizzati: questo ci garantisce sempre una assoluta indipendenza nel decidere quali notizie proporvi. Se anche voi volete raccontarci la storia della vostra farmacia scriveteci a redazione@pharmaretail.it
Perché hai deciso di fare questo lavoro?
Cetti: anche mia madre era una farmacista e io sono cresciuta dietro al banco, da bambina giocavo con le mie amiche con le scatole vuote dei medicinali, dispensavo, raccoglievo le loro ordinazioni, rubavo il camice alla mamma. Abitavamo sopra alla farmacia e il negozio era parte integrante del mio mondo. Sono stata libera di scegliere la facoltà che desideravo, non mi sentivo obbligata, ho scelto di studiare farmacia perché mi appassionava.
Carlotta: la mia storia è simile. Anche io sono cresciuta dietro al banco, la farmacia era sotto la casa della nonna e uno dei miei giochi preferiti era prendere il citofono e fingere di telefonare ai grossisti. Quando si è trattato di scegliere la facoltà per un po’ ho pensato di iscrivermi a filosofia perché mi piaceva molto ma gli sbocchi professionali mi scoraggiavano e comunque mi incuriosiva anche farmacia, ero sempre stata brava in chimica. Mi sono iscritta alla facoltà di Pavia e sono andata a vivere lì insieme ad altre tre ragazze, anche loro aspiranti farmaciste. Ci siamo laureate lo stesso giorno e i cinque anni dell’università sono stati i più belli della mia vita. Iniziare a lavorare in farmacia è stato un po’ più complesso, non perché non mi piacesse, ma perché la convivenza con la mamma non è stata semplicissima all’inizio e tuttora siamo cane e gatto!
Quali sono i motivi di discussione tra voi?
Cetti: Carlotta è bravissima e cura anche tutti gli aspetti di comunicazione su cui io sono meno ferrata. Ma io sento un po’ la farmacia come una mia creazione. A differenza di mia madre che quando ha smesso di lavorare si è sentita un po’ anche liberata, io non ho mai smesso di amare la mia professione, nel tempo ho portato la mia farmacia da 60 mq a 200 mq, sono sempre attenta a tutte le innovazioni e non smetto di aggiornarmi e di fare in modo che il team sia aggiornato. Do il meglio e pretendo che Carlotta sia meglio di me e questo per lei può essere un po’ faticoso. Voglio che lei sia la prima ad arrivare e l’ultima ad andarsene e che dia sempre l’esempio.
Carlotta: il primo giorno sono arrivata con un minuto di ritardo e lei si è arrabbiata. Da sempre ha voluto che io dessi il massimo e con umiltà rispetto alle altre persone che lavorano con noi, una di queste è stata tra l’altro la mia babysitter e tuttora è come una sorella.
All’inizio è stata dura, mi sono laureata in fretta e vedevo le mie amiche che studiavano ancora e che si divertivano. Io lavoravo il sabato e a volte anche la domenica. Ma apprezzo quello che ha fatto mia mamma, perché è bello guadagnarsi il rispetto dei collaboratori e dei clienti non perché sei “la figlia di” ma perché te lo meriti.
Qual è l’aspetto più gratificante della vostra professione?
Carlotta: per quel che mi riguarda è la risposta del cliente, noi siamo alle porte di Pavia e di Milano, ma tante persone vengono da noi anche se potrebbero andare in città perché ci dicono che trovano tutto e che siamo sempre pronte a dare il consiglio giusto. Facciamo sempre il massimo per andare incontro alle esigenze di tutti e questa è la nostra forza.
Cetti: anche per me la gratificazione più grande è la fidelizzazione delle persone. Spesso il primo consiglio lo cercano da noi e non dal medico. Abbiamo uno staff formato sul consiglio a 360 gradi, chi più per l’infanzia, chi sull’omeopatia. Cerchiamo di metterci sempre in ascolto e questa cosa paga.
Come è cambiata la farmacia nel tempo?
Cetti: direi che si è proprio rivoluzionata e continua a cambiare e se non segui l’evoluzione sei finito, devi continuamente reinventarti, facendo iniziative, proponendo cose nuove, sempre tenendo conto che siamo una farmacia e non vendiamo dolci. La concorrenza è tanta e non puoi limitarti a dispensare farmaci perché quello lo possono fare tutte le farmacie.
Carlotta: ormai lavoro in farmacia da nove anni quindi ho visto tante trasformazioni. Quando ho iniziato si lavorava principalmente dietro al banco, ora abbiamo aggiunto tanti servizi che ti fanno spendere molto tempo anche fuori dal banco e l’avvento del Covid ha portato altre novità in questo senso, dalle stampe di esenzioni e green pass, ai tamponi e vaccinazioni. Devi essere sempre sul pezzo anche nel parafarmaco. Ho ideato tante giornate a tema, a Natale, o per la festa della donna. E poi ci siamo lanciate anche nella galenica. Mia nonna, la sciura Clara, preparava tutto, ma quando sono arrivati i farmaci confezionati è stata felicissima e ha dismesso il laboratorio di galenica. Noi lo abbiamo riportato in vita, ci siamo formate e abbiamo formato il personale. La gente è felice, la domanda di prodotti galenici è sempre più alta, c’è un tema di sostenibilità a cui le persone sono sempre più attente.
E come sono cambiati i clienti della farmacia?
Carlotta: prima il cliente veniva con la ricetta di un farmaco e si limitava all’acquisto di quello che gli era stato prescritto. Adesso cerca anche altro, a partire dagli integratori. È più esigente e informato, naviga su internet e magari viene da noi perché vuole un prodotto che ha visto pubblicizzato da una blogger. Se non ce l’hai, devi dargli un’alternativa giusta perché altrimenti non ti “perdona”!
Cetti: la bravura ora sta nel far capire al cliente il valore del tuo consiglio. Certo, devi lavorare anche sul prezzo ma devi conoscere perfettamente ogni prodotto che proponi, per questo io faccio tanta formazione. Devi far percepire al cliente che se gli fai una proposta è perché credi nel valore di quel prodotto.
Quali sono stati i momenti più belli della vostra vita in farmacia?
Cetti: per me tutte le volte che vedo tornare qualcuno che non veniva da tempo. Perché capisci che magari si è lasciato “lusingare” da un’altra farmacia o dall’e-commerce ma poi ha deciso che valeva la pena ritornare.
Carlotta: la prima volta che mia madre mi ha detto “Brava”. Conoscendola, ho avuto la certezza di esserlo stata davvero. E poi alla fine della terza edizione della giornata degli sconti natalizi. Quando abbiamo chiuso la farmacia io e le ragazze del team eravamo stravolte. Poi abbiamo fatto il conteggio degli scontrini e le ho viste festeggiare come se avessimo vinto il mondiale! È stato bellissimo, ho capito che eravamo veramente un team.
Qual è il consiglio più prezioso che hai dato a tua figlia/che hai ricevuto dalla mamma?
Cetti: secondo me “Non sederti, non pensare mai ho fatto tutto”.
Carlotta: sono più timorosa di lei negli investimenti, ho sempre paura di spendere troppo, è lei quella che mi dice “Vai, buttati, se no è finita”.