Sempre più critica la situazione che si trova ad affrontare l’healthy supply chain italiana, a fronte dell’aumento del costo dell’energia, già in atto prima della crisi Ucraina, e oggi diventata un’emergenza.
Assoram in più occasioni ha segnalato l’assenza di misure incisive per la propria filiera tra le norme varate finora, necessarie per salvaguardare gli standard di sicurezza, come spiega a PharmaRetail il presidente dell’associazione Pierluigi Petrone: «Con l’aumento del gas e dell’elettricità registrati, l’health supply chain italiana è in pericolo, proprio nel delicato momento della ripresa dallo shock pandemico. Per il nostro comparto è necessario, infatti, mantenere i target di qualità e sicurezza prescritti per legge, nello stoccaggio e nel trasporto dei prodotti farmaceutici».
Magazzini farmaceutici tra le aziende energivore
«Siamo consapevoli che la situazione sia eccezionale e senza precedenti e abbiamo rispetto dei grandi sforzi istituzionali nella ricerca di soluzioni, sia contingenti, necessarie per non fermare l’Italia, sia strutturali di medio-lungo periodo, non più rinviabili in relazione alle nuove evidenze geo-politiche», sottolinea Petrone. «Chiediamo però che il governo prenda atto della nostra situazione e ribadiamo che esistono filiere come la nostra in cui gli imprenditori non possono decidere liberamente riduzioni o sospensioni di servizi per contenere i costi crescenti».
Il problema per le aziende di distribuzione, che sono l’anello di congiunzione tra chi produce e chi trasporta, si articola su due fronti: «Da una parte i trasporti, perché noi siamo vincolati a trasportare i prodotti healthcare su una catena di mezzi a temperatura controllata: cioè con cassone a temperatura isotermica. Questi mezzi consumano di più dei camion normali, ma a fronte di costi maggiori per il trasporto i nostri prodotti non possono aumentare di prezzo, né da parte nostra né da parte delle aziende, perché si tratta di prezzi vincolati, concordati con lo Stato».
Il secondo ordine di problemi è di tipo logistico di stoccaggio: «I nostri magazzini devono essere a temperatura controllata e climatizzati h24 per 365 giorni l’anno e questo ci impone un consumo di energia tale per cui richiediamo che i depositi farmaceutici vengano inclusi nelle aziende altamente energivore». Inoltre «chiediamo di poter compensare l’extra costo che siamo costretti a subire, o detrarre come credito di imposta gli adeguamenti tariffari che i settori del trasporto ci stanno chiedendo».
Assoram ha avviato un proficuo confronto con Aiget, l’associazione italiana di grossisti di energia e trader, per cercare di capire come garantire la sostenibilità del sistema. A questo proposito in una nota Massimo Bello, presidente di Aiget, ha dichiarato che «i prezzi di elettricità e gas all’ingrosso sono aumentati di circa dieci volte rispetto a un anno fa e la crescente pressione sui fornitori di energia in termini di liquidità e garanzie rischia di ridurre drasticamente la concorrenza e di mettere a rischio persino i contratti a prezzo fisso già stipulati. Calmierare i prezzi dell’elettricità e del gas e preservare la concorrenza e il pluralismo degli operatori sono valori primari per tutti i settori dell’economia, occorre agire subito».
Infine, secondo il Petrone, una possibilità potrebbe essere quella «di costituire delle comunità energetiche, che costituirebbero una soluzione tampone in questo frangente». Si tratta della possibilità di creare una aggregazione di un certo numero di aziende disposte a condividere impianti di produzione di energia elettrica prodotta da fonte rinnovabile.
È di questi giorni l’introduzione, da parte dell’Unione Europea, di un principio molto importante con il RE-POWER EU, attraverso il quale gli Stati membri possono offrire uno sgravio temporaneo per le imprese che devono far fronte a esigenze di liquidità dovute agli attuali prezzi elevati dell’energia, indipendentemente dalle loro dimensioni e sulla base degli orientamenti in materia di salvataggio e ristrutturazione.