L’emergenza sanitaria ha insegnato che molte cose devono cambiare, per farle meglio di prima. Ha insegnato che la salute è anche ricchezza, libertà, coesione, comunità, lavoro, uguaglianza. Senza salute e investimenti nelle scienze della vita non c’è futuro, né sviluppo armonico della società: con queste premesse si è svolta l’assemblea pubblica di Farmindustria.
Ricerca, produzione, sostenibilità e digitalizzazione
Le imprese del farmaco, durante l’emergenza pandemica, hanno dimostrato di saper fare innovazione e network unendo scienza e tecnologia, competenze umane e intelligenza artificiale, eccellenze pubbliche e private.
«Questa esperienza ci ha insegnato tante cose, fra le quali quanto siamo fragili e quanto necessaria sia la capacità di prevenire e gestire un’emergenza collettiva», ha affermato nel suo discorso Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria. Per farlo serve ridisegnare «la salute del futuro, tutti insieme. Partendo dal presupposto che non c’è futuro senza salute. La salute, d’altronde, implica ricerca, digitalizzazione, robotica avanzata, transizione ecologica, lavoro di qualità, formazione continua e investimento nelle nuove generazioni, coesione sociale. La filiera farmaceutica è tutto questo e in Italia è più diffusa di quanto si pensi».
Le possibilità di sviluppo a vantaggio di tutti oggi sono enormi, ma per renderle concrete è fondamentale una nuova organizzazione: la velocità con cui i progressi della ricerca arrivano ai pazienti non è più “solo” un tema scientifico, ma sempre più di pianificazione, regole, competenze, processi decisionali. «Farmindustria in questo contesto è stato un tramite utile tra imprese del farmaco e autorità per agevolare una sintesi interna e aiutare il decisore a comporre l’interesse particolare con quello generale», ha proseguito Scaccabarozzi. «L’associazione ha anche attivato diversi Gruppi strategici per analizzare le molte variabili di uno scenario in forte e continua evoluzione per essere sempre più propositiva su temi quali la ricerca, la produzione, l’accesso, il lavoro, la sostenibilità, il digitale e la connected care».
L’industria del farmaco da tempo non è solo ricerca, produzione e distribuzione ma realizza, in partenariato con le istituzioni e con le professioni, anche processi e servizi dedicati alla salute pubblica e alla personalizzazione delle cure dei singoli pazienti. «Dal Pnrr possono ora arrivare i finanziamenti necessari per la reingegnerizzazione del Ssn e per gli investimenti nella filiera della salute», ha sottolineato Scaccabarozzi. «Sarebbe questo il momento opportuno per sostenere che tutte le spese dedicate a questa filiera siano escluse dal Patto di stabilità e più in generale dai vincoli europei. Sono investimenti per il futuro alla stregua delle spese in R&S».
Le sfide del futuro ora sono due: da una parte i rischi connessi al fenomeno mondiale dell’antibiotico resistenza, che l’Oms ha già segnalato da tempo, dall’altra gli obiettivi dell’Agenda 2030. Per contrastare l’antibiotico-resistenza c’è necessità di fare ricerca in tempi brevi per scoprire antibiotici di nuova generazione e solo un approccio di sistema tra Stati e imprese può porre le condizioni per affrontare il problema prima che si ponga in maniera drammatica. Infine, conclude Scaccabarozzi «va segnalata da ultimo la coerenza delle nostre imprese con le priorità del G20, che considerano tra le missioni globali la salute, la transizione ecologica e la digitalizzazione». Le imprese hanno ridotto del 59% i consumi energetici in Italia in dieci anni, rispetto a una media manifatturiera pari al 17%. Più del 90% delle imprese del farmaco ha mantenuto o aumentato gli investimenti in Ricerca e tecnologie digitali per migliorare l’accesso alle cure e la continuità terapeutica.
Assobiotec
Recentemente anche Assobiotec, l’associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, ha presentato le proposte di policy per le Life Science “per un futuro migliore” raccolte in un quaderno dal titolo “Dal laboratorio al paziente, l’innovazione che serve alla salute”. Nel documento, tra le altre cose, si manifesta l’esigenza di un finanziamento adeguato alla domanda di salute, tutela del valore dell’innovazione farmaceutica attraverso la previsione di risorse addizionali dedicate e un’adeguata copertura brevettuale, nuovi modelli di finanziamento e pagamento delle terapie avanzate. A questo si deve aggiungere, nell’ambito della medicina del territorio, un rafforzamento di diagnosi e prevenzione, soprattutto per i tumori e per quelle malattie nelle quali la diagnosi precoce gioca un ruolo fondamentale, comprese le malattie rare. Senza dimenticare la garanzia della continuità terapeutica, anche attraverso la distribuzione per conto e l’home delivery.