Farmaceutica in Europa: un motore economico sotto pressione, la ricerca Efpia

Farmaceutica in Europa: un motore economico sotto pressione, la ricerca Efpia

«Dal punto di vista economico, il settore sta dando i suoi frutti per l’Unione europea. Continua a essere centrale per la sicurezza sanitaria ed economica dell’Europa, nonostante un numero crescente di vincoli. La spesa in R&S però cresce lentamente e l’entità e la velocità delle tendenze negative nella quota globale di investimenti in R&S dell’Europa mostrano che il tempo per invertire la rotta è limitato. Potenziare la competitività europea per rilanciare la crescita richiede un’azione concertata e collettiva; l’implementazione urgente di una strategia coerente per le scienze della vita in Europa sarebbe un buon punto di partenza per garantire la sostenibilità futura del settore».

Le parole del direttore generale Nathalie Moll (nella foto) sintetizzano i risultati della ricerca, appena pubblicata, che Efpia (associazione europea dell’industria farmaceutica) ha commissionato a Pwc: Economic footprint of the pharmaceutical industry in Europe. Il bilancio è in chiaroscuro, nel senso che la farmaceutica rappresenta di certo un asset fondamentale per l’economica continentale ma stenta di fronte alla concorrenza rappresentata da Stati Uniti e Cina.

I dati salienti

L’industria farmaceutica ha contribuito con un totale di 311 miliardi di euro all’economia dell’UE-27 nel 2022, rappresentando il 2,0% del valore aggiunto lordo (GVA) complessivo. Allargando lo sguardo ai trend in atto da un decennio a questa parte si riscontra che la spesa in R&D del settore farmaceutico nell’Unione è cresciuta in media del 4,4% all’anno tra il 2010 e il 2022, passando da 27,8 miliardi di euro a 46,2 miliardi di euro. E tuttavia nel medesimo periodo la crescita annuale media negli Stati Uniti è stata del 5,5%, mentre in Cina ha toccato il 20,7%. In calo rispetto ai due competitor anche la scoperta di nuove molecole da introdurre sul mercato.

Sono 2,3 milioni i posti di lavoro riconducibili, nel 2022, all’industria farmaceutica Ue, con un incremento annuo del 2,1% tra 2016 e 2022.

Grazie a livelli costantemente elevati di ricerca e innovazione e a un GVA di 197.000 euro per lavoratore, l’industria farmaceutica in Europa risulta tre volte più produttiva rispetto all’economia europea nel suo complesso.

Sul versante nazionale

Nel 2022 l’industria farmaceutica in Italia ha contribuito con 36,4 miliardi di euro al GVA e ha sostenuto 292.200 posti di lavoro. La crescita del GVA totale è stata in media del 3,2% annuo in termini reali tra il 2016 e il 2022. La ricerca attesta inoltre che ogni euro generato direttamente dalla farmaceutica ne produce 3,21 per l’intera economia nazionale. Altro dato importante, la produttività dell’industria farmaceutica italiana si è dimostrata mediamente superiore del 162% rispetto alla produttività media nazionale tra il 2016 e il 2022.

Numeri che confermano quanto da tempo va sostenendo il presidente di Farmindustria Marcello Cattani: il ruolo primario della farmaceutica nell’economia nazionale. Allo stesso tempo, non diversamente da Moll, Cattani mette in guardia da una legislazione europea sui farmaci che rischia di imbrigliare le imprese, in termini di burocrazia e accesso all’innovazione, di fronte a colossi economici (non solo Usa e Cina) che invece possono avvalersi di una normativa molto più snella. Vedremo come si comporterà il Parlamento europeo appena insediato nella discussione sulla nuova legislazione farmaceutica varata dalla Commissione europea oggi al termine del suo mandato, che tante perplessità aveva suscitato nelle associazioni industriali.

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