La spesa privata per i farmaci in Italia è in aumento, mentre l’adozione dei farmaci equivalenti resta bassa, soprattutto al Sud. Secondo un’indagine SWG su 2.500 cittadini, quasi un italiano su tre dubita dell’efficacia dei farmaci equivalenti rispetto a quelli di marca, e il 19% preferisce comunque i brand. Tuttavia, il 47% dei cittadini sarebbe disposto ad acquistare farmaci equivalenti. Sono alcuni dei dati che emergono dalla indagine esclusiva realizzata da SWG, tra aprile e maggio, su un campione di 2.500 cittadini maggiorenni rappresentativi della popolazione italiana, presentata da Cittadinanzattiva, nell’ambito della campagna “Io equivalgo” con il contributo non condizionato di Egualia.
Il 30% ha ancora dubbi sull’efficacia
Lo studio, che aggiorna una precedente rilevazione del 2021, mostra come il 72% del campione è ben informato anche sui farmaci equivalenti, dichiarando di averne sentito parlare dal farmacista (58%) o dal medico (41%): l’83% del campione sa che l’equivalente contiene lo stesso principio attivo del brand, il 69% che contiene la stessa quantità di farmaco, ma per quasi un quarto della popolazione generici ed equivalenti non sono la stessa cosa e quasi il 30% degli intervistati continua ad avere dubbi sul fatto che abbiano la stessa efficacia. Al momento dell’acquisto quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel Nord-Est, ma c’è una certa fiducia anche nelle indicazioni del farmacista (23%), soprattutto tra i giovani.
Focus anche sulle abitudini prescrittive dei medici: il 20% del campione dice che il medico in ricetta indica solo il farmaco di marca; il 36% che indica il principio attivo e il farmaco di marca; solo il 31% riferisce che il medico indica solo il principio attivo lasciando al paziente la scelta tra equivalente e brand.
La campagna “Io equivalgo” avviata da Cittadinanzattiva dal 2016 ha raggiunto, nelle cinque edizioni che si sono susseguite, tutte le regioni d’Italia con i suoi villaggi allestiti nelle piazze e negli atenei dove le persone hanno potuto ricevere informazioni attraverso il colloquio diretto con professionisti della salute, attraverso i leaflet e il sito web dedicato e attraverso l’app. Pertanto, Cittadinanzattiva propone una serie di interventi per superare le resistenze culturali e pratiche verso i farmaci equivalenti, tra cui una grande campagna di informazione istituzionale rivolta a cittadini e operatori sanitari. La campagna dovrebbe includere indagini qualitative per comprendere i pregiudizi, campagne informative nelle scuole e piani formativi specifici per medici, farmacisti e infermieri.
In particolare, sul piano della comunicazione e informazione occorre: avviare indagini qualitative sulle preferenze degli utenti rispetto al consumo dei farmaci, al fine di pianificare interventi specifici e personalizzati; realizzare una campagna di informazione istituzionale rivolta ai cittadini e agli operatori sanitari (medici, farmacisti, infermieri), che punti sui diritti e sulla responsabilità di ognuno; portare la formazione nelle scuole, creando un’integrazione tra sistema educativo e sistema sanitario; promuovere e favorire le attività ed il contributo che le associazioni di pazienti e le organizzazioni civiche possono dare attraverso momenti di informazione di prossimità alla cittadinanza.
Per quanto riguarda la formazione del personale, occorre sviluppare piani formativi dedicati al tema dei farmaci equivalenti all’interno dei corsi di laurea in Farmacia, Medicina e chirurgia e infermieristica; inoltre è necessario potenziare i corsi di formazione Ecm sul valore dei farmaci equivalenti e gestione ottimale di questa risorsa come valore clinico ed economico per il cittadino e il Ssn.
Infine l’associazione propone di estendere l’utilizzo della ricetta elettronica ad ogni medico convenzionato con il Ssn ed operante nei vari setting assistenziali pubblici e privati convenzionati; rendere sistematico il monitoraggio sulle prescrizioni da parte dei professionisti sanitari e sull’appropriatezza nell’uso delle clausole di non sostituibilità, avviando un confronto a livello di Regioni sull’eventuale uso eccessivo o inappropriato della “non sostituibilità”; promuovere un Tavolo Tecnico a livello regionale con il coinvolgimento di medici, farmacisti, infermieri, Distretti sanitari, rappresentanti delle società scientifiche e delle organizzazioni civiche e di pazienti al fine di avviare azioni sinergiche per migliorare l’accesso ai farmaci equivalenti sul territorio a partire dai dati di monitoraggio/comportamento cittadini.