Cosmesi in farmacia, un mercato in crescita, ma occorre investire in alleanze con l’industria. Ne parliamo con Gian Andrea Positano

Cosmesi in farmacia, un mercato in crescita, ma occorre investire in alleanze con l’industria. Ne parliamo con Gian Andrea Positano

La farmacia mantiene saldo il suo terzo posto sul podio del mercato della cosmesi. L’indagine semestrale congiunturale curata dal Centro Studi di Cosmetica Italia ha evidenziato che, nel canale, la vendita di cosmetici ha generato un fatturato in crescita pari a 2,2 miliardi di euro. Un dato incoraggiante che rivela come le farmacie siano considerate un luogo privilegiato per dei prodotti che hanno nella cura della bellezza la loro missione, ma che fanno della salute un punto di forza. Abbiamo chiesto a Gian Andrea Positano (nella foto), responsabile del Centro Studi di Cosmetica Italia, qualche riflessione sul canale.

 

La cosmesi in farmacia, dalla vostra indagine, chiuderà l’anno con un fatturato in crescita. Un dato positivo, ma quali sono le prospettive future?

L’analisi ci fa tranquillamente dire che ci aspettiamo altrettanti ritmi di crescita, pari al 4-5% annuo e sicuramente allineati all’andamento degli ultimi cinque anni. È vero che la farmacia ha beneficiato del periodo pandemico perché era l’unico presidio aperto, ma abbiamo visto che c’è stata una tenuta dei consumi dei cosmetici anche nel post pandemia, a conferma che il canale rappresenta un punto di riferimento per target precisi di consumatori.

 

Quindi una conferma del buon andamento?

Sicuramente sì, e sono convinto che anche i prossimi anni andranno bene. Stiamo assistendo a un cambio nelle modalità e negli atteggiamenti di acquisto da parte dei consumatori ma la velocità del cambiamento con cui il mondo dei consumi si sta trasformando non deve spaventare, è un’occasione da cogliere.

 

Secondo lei, ci sono delle criticità e, se sì, quali?

La criticità si limita alla non capacità dei farmacisti di investire sul dermocosmetico. Il resto va bene, a partire dall’integrazione con le vendite digitali. Si tratta di investire di più su quella che io chiamo l’alleanza con l’industria, che non aspetta altro che mettersi al servizio del farmacista. Non solo informandolo o tempestandolo di pubblicità, ma affiancandolo soprattutto nella formazione e nella comunicazione della sua attività sul prodotto.

 

Quale tipo di utenza acquista cosmesi in farmacia?

Dalle ricerche, sono le donne over 40. Tradizionalmente la farmacia ha un target maturo, più di altri canali. L’opportunità invece arriva dai nuovi consumatori “con i soldi in tasca”, gli over 20-25 che possono essere ingaggiati raccontando quelle che sono le caratteristiche della farmacia: la fiducia, l’assistenza, il consiglio. In un momento in cui le nuove generazioni, in termini di pubblicità, sono più attente a cosa gli raccontano piuttosto che al prodotto, questo può essere un’opportunità vera di abbassare l’età media dell’utente.

 

È cresciuta la sensibilità rispetto all’acquisto di prodotti cosmetici in farmacia?

Indubbiamente. La conferma arriva da questa costante crescita del rendimento dei consumi, e anche dalle ricerche e le indagini che come Centro studi effettuiamo, da cui emerge che il consumatore sceglie la farmacia soprattutto per la “qualificazione del personale e la fiducia”. Queste sono le due maggiori voci su cui la farmacia sta investendo e sui dovrà continuare ad investire, perché è quello che i consumatori cercano.

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