Alla convention di Federfarma Servizi il nodo della distribuzione: sostegni in Legge di Bilancio e tensioni nella filiera

Alla convention di Federfarma Servizi il nodo della distribuzione: sostegni in Legge di Bilancio e tensioni nella filiera

Dopo anni di appelli alle istituzioni alla fine il sostegno alla distribuzione intermedia del farmaco è arrivato.

Si tratta delle misure contenute nella legge di Bilancio varata dal governo e ora in discussione al Parlamento: all’art. 57 si prevede l’aumento del margine, per la distribuzione intermedia, sul prezzo al pubblico del farmaco nella misura dello 0,65%, oltre a un contributo aggiuntivo di 5 centesimi di euro per ogni confezione di farmaco di classe A distribuita, con un limite massimo di 50 milioni di euro per gli anni 2026 e 2027.

E tuttavia  i giochi non sono ancora fatti perché lo 0,65% in più è stato sottratto alla quota di spettanza dell’industria, suscitando le reazioni delle associazioni di categoria, Farmindustria ed Egualia.

Il dibattito interno alla filiera

Se ne è parlato in occasione della convention romana di Federfarma servizi, che rappresenta le cooperative di farmacisti che operano nella distribuzione intermedia.

«Si parla tanto di sistema salute ma in realtà, se parliamo di filiera del farmaco, non c’è sistema tra industria, distribuzione intermedia e farmacie. Lo dimostrano anche le recenti dichiarazioni del presidente di Farmindustria Marcello Cattani, al quale vogliamo ricordare che anche la produzione di qualità perde efficacia senza una distribuzione intermedia efficiente. Plaudiamo al governo che ha deciso finalmente di sostenere la nostra attività con le misure previste in legge di Bilancio. Noi continueremo a fare la nostra parte, speriamo che lo stesso facciano tutte le componenti della filiera», ha messo subito in chiaro il presidente Antonello Mirone (nella foto).

Altrettanto chiara la replica di Salvatore Butti, vice presidente di Egualia: «Noi riconosciamo che esiste un rischio sostenibilità per il comparto della distribuzione intermedia, che consideriamo essenziale, ma non crediamo che le misure varate dal governo siano la soluzione. Tra l’altro non c’è stato alcun confronto preliminare con il governo stesso riguardo alle norme da includere nella legge di Bilancio. Servirebbe un tavolo tecnico nel quale si cerchi di trovare soluzioni condivise». Ricorda inoltre Butti che i produttori di farmaci generici hanno visto negli ultimi anni ridursi i margini ai minimi termini e che il provvedimento in questione ne comporta una ulteriore contrazione.

Mirone ribadisce, da parte sua, che «non c’è più tempo per tavoli tecnici e che le norme varate dal governo rappresentano un segnale di attenzione a lungo atteso e molto importante. Si può anche aprire, in prospettiva, la discussione su una remunerazione che prescinda dal prezzo al pubblico, ma la cosa non è fattibile in tempi brevi».

La parola definitiva passa al Parlamento e non sono esclusi colpi di scena dell’ultima ora, ovvero emendamenti che cerchino di andare incontro alle esigenze dell’industria senza fare passi indietro nei confronti della distribuzione intermedia. È in particolare Egualia, con il presidente Collatina, a lamentare l’assenza totale di provvedimenti a sostegno dei produttori di farmaci generici e biosimilari e il permanere di una misura, come quella del payback, da considerarsi «una tassa occulta che pesa drammaticamente nel bilancio tra costo di produzione e prezzo di vendita».

Margini in calo

Tornando alla convention, di particolare interesse la relazione di Michele Palumbo e Martina Cozzoni, docenti alla Cattolica di Roma.

Il quadro delineato dai due ricercatori lascia pochi dubbi: da anni la distribuzione intermedia del farmaco deve affrontare una progressiva perdita di redditività. Un percorso iniziato con Legge 22/2010 che riduceva la quota di spettanza al 3% sul prezzo al pubblico del farmaco. Ma sono stati gli ultimi anni – caratterizzati da una particolare congiuntura internazionale – a far segnare aumenti generalizzati:  costo del denaro (+163% nel 2023), carburante (+23% nel 2022), energia elettrica (+59% nel 2022), senza contare i canoni di locazione e il costo della manodopera, anch’essi in crescita. Negli anni, poi, si è assistito a un processo di concentrazione delle imprese del comparto, siano esse cooperative di farmacisti o società private: i primi otto operatori coprono il 60% circa del fatturato complessivo, ma i margini continuano a erodersi.

Presenti all’incontro Angela Adduce, dell’Ispettorato generale per la spesa sociale del Mef, e la sottosegretaria allo stesso Mef Lucia Albano che confermano la massima attenzione del Ministero verso la filiera del farmaco nel suo complesso e, più in generale, lo sforzo del governo in carica per finanziare la sanità pubblica.

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