Confindustria Dispositivi Medici, Beccagutti nuovo direttore generale

Confindustria Dispositivi Medici, Beccagutti nuovo direttore generale

«Nuove rilevanti sfide ci attendono, prime tra tutte il superamento del payback e la nuova governance dei dispositivi medici, per perseguire la crescita dell’associazione e rafforzare l’industria dei dispositivi medici in Italia».

Non sono parole di circostanza quelle di Guido Beccagutti (nella foto), nuovo direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici, nel ricevere il testimone da Fernanda Gellona, per 14 anni dg dell’associazione. Bresciano, classe 1978, laurea in Farmacia e specializzazione in Socioeconomia all’Università di Pavia, Beccagutti lavora dal 2005 in Medtronic dove ricopre il ruolo di Value Strategy Director per la regione Europa.

«Diamo un caloroso benvenuto a Guido Beccagutti», è il saluto del presidente di Confindustria DM Nicola Barni. «Sono convinto che la competenza, la visione e l’entusiasmo che lo contraddistinguono contribuiranno a dare un nuovo impulso alla nostra associazione e a valorizzarla ulteriormente, per affrontare insieme le importanti sfide che ci attendono».

La questione payback

A oggi il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 18,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.641 aziende, che occupano 117.607 dipendenti.

Un settore importante per l’economia nazionale, nel quale convivono grandi gruppi e piccole imprese, sul quale però pesa l’ingombrante questione del payback, riecheggiata dalle parole di Beccagutti e Barni. Ne abbiamo già parlato su PharmaRetail, a più riprese: il contenzioso va avanti da anni e ancora non si è arrivati alla parola fine. La normativa vigente prevede che, nel caso di superamento del budget fissato a inizio anno per la spesa pubblica destinata ai dispositivi medici, lo sforamento debba essere ripianato in parte dalla Regioni in parte dalle stesse imprese fornitrici.

Rimasta in sospeso per alcuni anni, la questione è tornata di grande attualità quando le Regioni hanno chiesto il dovuto per il periodo 2015-2018. Suscitando, visto che si tratta di alcuni miliardi di euro, le ripetute proteste dei vertici di Confindustria DM, secondo la quale assolvere a tali adempimenti significherebbe mettere a rischio la stessa sopravvivenza del comparto e, di conseguenza, le forniture necessarie all’attività quotidiana di strutture sanitarie pubbliche e private. Le recentissime pronunce della Corte Costituzionale (luglio 2024) hanno però, in sostanza, confermato la legittimità del payback come misura di solidarietà utile alla sostenibilità del sistema.

Ora il «superamento del payback» che si propone Beccagutti è tutt’altro che facile da realizzare. In questo senso la prima sfida per lui e per Barni è quella di trovare nelle istituzioni la disponibilità a riaprire il confronto nel nome di una nuova governance della spesa sanitaria: non sarà facile perché su quegli ingenti importi le Regioni fanno affidamento e non pare che il governo centrale voglia sostituirsi alle imprese.

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