Con l’approvazione da parte del Senato a fine 2022 della prima manovra finanziaria del governo Meloni, è stata confermata per le farmacie, a decorrere dal primo marzo 2023, una remunerazione aggiuntiva per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale. Secondo una nota Federfarma la conferma rappresenta un ulteriore riconoscimento del ruolo essenziale svolto dalle farmacie come servizio di prossimità.
La sperimentazione partita nel 2021
Nella legge di Bilancio si precisa che il riconoscimento di tale remunerazione aggiuntiva avviene anche sulla base degli esiti della sperimentazione effettuata nel 2021 e nel 2022, che aveva stabilito a favore delle farmacie una maggior remunerazione per i medicinali erogati con oneri a carico del Ssn, nel rispetto di un tetto di spesa di 50 milioni di euro per il 2021 e di 150 per il 2022.
La sperimentazione sulla remunerazione aggiuntiva era stata inserita in un decreto dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza, di concerto con il ministro dell’Economia e delle finanze, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 29 ottobre 2021. La misura era stata prevista dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, recante “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da Covid-19”.
Il comma 532 della legge di Bilancio, nel confermare anche per il 2023 un’analoga remunerazione aggiuntiva, precisa che la stessa è finalizzata a «salvaguardare la rete di prossimità rappresentata dalle farmacie italiane».
Per Assofarm la rimozione del limite temporale inizialmente fissato al 31 dicembre 2025 offre «agio per la realizzazione di una riforma strutturale ben ponderata e negoziata tra le parti. A patto però che questa mancanza di scadenze non si traduca nel cronicizzarsi ad oltranza di questa sorta di norma transitoria, per evitare le riforme reali». «Da un punto di vista strettamente economico», dichiara Francesco Schito (nella foto), segretario Nazionale Assofarm, «l’iniziativa produrrà una ricaduta certamente positiva sulle farmacie. Se applicassimo una divisione strettamente aritmetica dei 150 milioni di euro per tutte le farmacie territoriali presenti nel Paese, ci troveremmo di fronte a una cifra che a fine anno si noterebbe in molti bilanci. Ciò risulterebbe particolarmente vero per quelle nostre associate che amministrano un certo numero di presidi locali. Accanto al dato numerico, però, si delinea una cifra politica dalla portata addirittura più rilevante. Se infatti siamo evidentemente di fronte a un riconoscimento di quanto le farmacie hanno fatto durante la crisi pandemica degli scorsi anni, dobbiamo ricordare con piacere che questo non è il primo segnale tangibile di una nuova considerazione delle farmacie da parte delle istituzioni». Tuttavia, per una nuova remunerazione di carattere strutturale, conclude Schito, «servirà una legge specifica, nata da una concertazione tra Stato, Regioni e Farmacie, che tenga in debito conto di tutti gli altri mutamenti della sanità italiana».
Altre misure riguardanti la sanità sono comprese nella legge: il Fondo sanitario nazionale crescerà di ulteriori 2,150 miliardi nel 2023, che si aggiungono ai 2 in più già stanziati dalla manovra del precedente governo, facendo così salire il Fondo a 128,211 miliardi. Viene inoltre incrementato di 650 milioni di euro per il 2023 il fondo destinato all’acquisto dei vaccini anti Sars-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti affetti da Covid.