È ormai noto che l’avvento di Covid-19 e le sue conseguenze abbiano accelerato svariate dinamiche sociali, economiche e ambientali: ma quali comportamenti assumeranno i consumatori nel mondo post-Covid, come reagiranno le aziende agli shock subiti e ai cambiamenti in atto nella domanda?
Alcuni di questi cambiamenti sono diventati parte integrante di una rinnovata quotidianità destinata a durare: nuovi modelli di acquisto e consumo, l’adozione di tecnologie a supporto di servizi innovativi, così come a una crescente e concreta attenzione a temi di natura ambientale e sociale. Deloitte ha condotto uno studio dal titolo “Connect for future”, con l’obiettivo di tracciare le direttrici del cambiamento, comprenderne la natura e le implicazioni tanto per le aziende quanto per i cittadini, così come analizzare le opportunità rappresentate dal piano Next Generation EU.
Digitalizzazione e sostenibilità
I nuovi paradigmi sociali ed economici che si sono affermati a seguito della pandemia descrivono un mondo e un modello di vita caratterizzato da una digitalizzazione sempre più pervasiva e da una crescente sensibilità verso temi di sostenibilità ambientale. Cambiamenti sono comuni a tutte le generazioni e destinati a durare nel tempo: infatti, oltre il 60% dei cittadini italiani non abbandonerà mai più l’utilizzo di app e servizi online, così come un modo di vivere e consumare più equo e sostenibile. Le rinnovate esigenze dei cittadini indicano, dunque, nuove traiettorie di sviluppo per imprese e istituzioni, in cui il digitale, l’innovazione e l’uso consapevole delle risorse sono i principali pilastri su cui fondare l’Italia del domani.
Il 2022 è l’anno della ripresa e del rilancio secondo 3 organizzazioni su 4 e 2 consumatori su 3. Per il rilancio, consumatori e aziende esprimono preferenze convergenti nell’attribuire fondamentale importanza alla digitalizzazione, ritenuta prioritaria da oltre 3 rispondenti su 5. Stessa corrispondenza per la sostenibilità, per oltre 2 intervistati su 5.
Lo strumento, ideato dall’Ue a favore degli Stati Membri, da cui ripartire è il Ngeu. L’Italia, così come gli altri Paesi, ha presentato il proprio Pnrr, fatto di investimenti e riforme in ambito economico e sociale. Il Ngeu è un mezzo fondamentale per sostenere lo sviluppo post-pandemico dell’Italia secondo 9 aziende e 9 cittadini su 10. Un’azienda intervistata su 2 è in attesa delle linee guida definitive per cogliere le opportunità del Ngeu mentre 1 su 3 si è già attivata per farlo.
Digitalizzazione e innovazione non devono essere fini a se stesse ma devono rispondere alle reali esigenze delle persone, ponendo l’uomo al centro di questi processi. Solo il 26% degli italiani è soddisfatto del livello di digitalizzazione e innovazione del proprio Paese, contro una media europea del 39%. Entro i prossimi 12 mesi, più di 8 aziende su 10 investiranno in digitalizzazione e innovazione al fine di migliorare la propria bottom line, dato più evidente per le organizzazioni che si stanno già preparando al futuro post-pandemia.
Sebbene le istituzioni svolgano un ruolo determinante nella transizione digitale del Paese, è imprescindibile la collaborazione con tutti gli stakeholder, scuole e università in primis (52%), aziende (37%) e singoli cittadini (31%), trend confermato anche a livello europeo. Una pubblica amministrazione più efficiente e digitalizzata è un desiderio espresso da oltre la metà di aziende e cittadini intervistati.
Dall’altra parte, il tema della sostenibilità non si deve esaurire a livello puramente di immagine e limitarsi al semplice conseguimento di certificazioni, ma tradursi in un cambiamento culturale che coinvolga tutti gli stakeholder e che influenzi le strategie delle imprese. Per un’economia più verde e sostenibile, tutti gli attori del Sistema Paese – non solo i singoli cittadini, ma anche le aziende e le istituzioni – sono chiamati a rivedere i propri programmi e adeguare la propria organizzazione.
Quasi 1 cittadino su 3 pensa che le azioni di sostenibilità messe in campo dalle aziende possano essere migliorate dal punto di vista dell’impatto ambientale. Più di 1 cittadino su 4 indica le aziende come altro soggetto responsabile della sensibilizzazione in ambito di transizione ecologica. La netta maggioranza degli italiani dichiara di voler vivere e consumare in modo più equo e sostenibile (60%) e prevede di investire nell’efficientamento energetico della propria abitazione (59%). La tendenza nazionale appare maggiormente marcata rispetto alla media europea (rispettivamente 44% e 39%). Quasi un terzo dei cittadini, sia in Italia che nel resto d’Europa, pensa che il tessuto imprenditoriale possa mettere in campo iniziative migliorabili in termini di impatto ambientale.