Secondo la Fofi i farmacisti under 38 sono il 50% di coloro che stanno frequentando corsi abilitanti a fare vaccini, un dato che sembra contrastare con la disaffezione registrata da più parti per il lavoro in farmacia. Pharmaretail ha chiesto a Carolina Carosio (nella foto), presidente della Federazione nazionale associazioni giovani farmacisti, qual è l’attitudine dei giovani farmacisti nei confronti dei nuovi ruoli che si trovano a ricoprire e un parere sulla difficoltà di reperire farmacisti collaboratori.
La Federazione degli ordini ha mostrato numeri interessanti: il 50% di farmacisti iscritti ai corsi abilitanti alla somministrazione dei vaccini è under 38.
Quindi, secondo lei, i giovani hanno ancora voglia di fare i farmacisti o si stanno allontanando dal banco?
La possibilità di effettuare vaccinazioni in farmacia rappresenta un tassello fondamentale nella lotta contro il coronavirus al fianco dei cittadini. È stato un importante momento di crescita professionale per tutti i farmacisti e l’entusiasmo con cui tantissimi giovani colleghi hanno completato i percorsi di formazione teorica e pratica ne è la conferma. La grande partecipazione dimostra quindi l’alto grado di consapevolezza sull’importanza delle nuove competenze acquisite. Certamente la carenza di farmacisti è reale, la categoria oggi ha un tasso di disoccupazione del 2%, numeri ben diversi rispetto a prima della pandemia. Più che parlare di una disaffezione per la professione direi che la necessità di maggior personale in farmacia è stata una conseguenza della pandemia: per rispondere alle esigenze del territorio servono più farmacisti, con nuove competenze. Come conseguenza c’è da registrare che gli organici aumentati nei mesi dell’emergenza nella maggior parte dei casi sono stati confermati anche dopo. Dal mio punto di vista, quindi, non c’è disaffezione da parte dei giovani ma solo l’opportunità di cogliere le molte opportunità offerte dalla nostra laurea, quelle più classiche come l’insegnamento, la ricerca, l’industria farmaceutica e quelle più nuove, legate alla digitalizzazione.
Che cosa ne pensa della recente riforma del corso di laurea?
Ritengo il Decreto ministeriale n. 1147, che definisce il nuovo ordinamento didattico, sia un passaggio importante, che va a riformare alcuni insegnamenti e a inserire le nuove frontiere della professione in un percorso didattico. Da qui a 5-6 anni, a seconda di quando entrerà a regime, avremo farmacisti più formati sui servizi, penso per esempio alla telemedicina. Un primo passo è stato fatto con il Decreto n. 651 del 5 luglio 2022, quello che rende la laurea abilitante, permettendo di accorciare i tempi d’ingresso in farmacia dopo la fine del percorso di studi.
Quali problemi incontra un giovane farmacista che entra oggi in farmacia?
La prima cosa che deve tenere presente è una continua necessità di formarsi. Non si può pensare di fare il farmacista in farmacia senza una continua e aggiornata formazione. Poi, si deve pensare la farmacia come una azienda in continua evoluzione, come tutte le aziende oggi. Si deve essere pronti al cambiamento, senza subirlo. Certamente ci sono singole situazioni difficili, come in altri settori, le realtà non sono tutte uguali. I social danno la possibilità di confrontarsi su questo ed è una grande opportunità ma nello stesso tempo è più facile che abbiano più rilevanza le esperienze negative di quelle positive. La lamentela è di chi sta male, chi sta bene non racconta la propria esperienza. Mentre credo dovrebbero farlo.
Il compenso del collaboratore è adeguato a questa continua necessità di formazione e al doversi continuamente mettere in gioco?
C’è stato un primo adeguamento con il rinnovo del contratto, arrivato dopo molti anni, che prevede una integrazione economica che riconosce la responsabilità di chi coordina i servizi in farmacia, il Q2. Ritengo necessario nel prossimo futuro un nuovo adeguamento con una contrattazione che porti a una piena soddisfazione, sotto tutti i punti di vista. Il farmacista diventerà sempre più punto di riferimento del sistema sanitario sul territorio e dunque è necessario che venga riconosciuto un giusto compenso.
I collaboratori lamentano una organizzazione della farmacia complessa, con orari difficili per conciliare vita privata e lavoro. Come si può risolvere questo problema?
La liberalizzazione degli orari ha rivoluzionato il lavoro in farmacia, complicando la gestione, ma penso che più di tutto sia stato il Covid ad aver appesantito a livello psicologico il lavoro al banco. Essere in prima linea a dare le informazioni, contrastare le fake news, regole che continuavano a cambiare, vaccini e tamponi, ha reso stressante il quotidiano. È stato difficile per tutti, ma forse per i giovani di più. Nello stesso tempo, è stato anche stimolante esserci in un momento in cui la farmacia sta vivendo traguardi storici, come la possibilità di vaccinare. Sono fiduciosa che nel prossimo futuro, sarà sempre più evidente l’evoluzione della professione. A quel punto i giovani sceglieranno, come accade in molti settori.