L’antibiotico-resistenza è ampiamente riconosciuta come una delle maggiori minacce alla salute globale e alla sicurezza alimentare. L’Italia, tra l’altro, è uno dei Paesi fanalini di coda nella lotta contro l’antibiotico-resistenza.
Una parte sostanziale dell’eccessivo utilizzo di antibiotici, farmaci fondamentali per combattere le infezioni batteriche, deriva dalle prescrizioni effettuate nell’ambito delle cure primarie ad adulti e bambini con sintomi di infezioni del tratto respiratorio. Si stima che un’ampia percentuale di queste prescrizioni di antibiotici sia inappropriata, perché le infezioni sono virali o batteriche autolimitanti. L’utilizzo di test diagnostici rapidi potrebbe aiutare a limitarne l’uso inappropriato.
Ricorso eccessivo agli antibiotici per infezioni respiratorie
L’utilizzo inappropriato di antibiotici per infezioni delle vie respiratorie facilita lo sviluppo di batteri “resistenti” e riduce l’efficacia di questi farmaci, portando all’antibiotico-resistenza, che ogni giorno causa la morte di circa 100 persone in Europa. Una problematica che riguarda da vicino l’Italia, dove la resistenza antimicrobica (Amr) rimane tra le più alte in Europa, con 11.000 morti all’anno. Il problema si rileva soprattutto nel sud del Paese, con la Campania che è la regione con il più alto tasso di consumo di antibiotici pro capite.
Si impone, quindi, un cambiamento culturale a cui istituzioni, medici, pazienti e anche farmacisti devono contribuire per proteggere la nostra salute e il nostro futuro. Uno dei possibili strumenti a disposizione per una prescrizione più appropriato è quello dell’utilizzo dei test diagnostici rapidi per la determinazione quantitativa della proteina C-reattiva (Pcr) nel sangue; utili per ridurre il margine di incertezza diagnostica e per guidare il processo decisionale sulla terapia antibiotica.
L’uso di questi test rapidi è stato oggetto della Consensus Conference ENASPOC, (European Network for Antibiotic Stewardship at the Point of Care), tenutasi a Bruxelles, che ha riunito clinici specializzati in malattie infettive e antibiotico-resistenza e stakeholder della sanità pubblica provenienti da tutta Europa, Italia compresa, per discutere le soluzioni per facilitare una più ampia adozione di queste soluzioni diagnostiche contro l’uso eccessivo di antibiotici.
È ormai noto che un utilizzo eccessivo di antibiotici li rende meno efficaci, aumentando il rischio di non essere più in grado di trattare infezioni che oggi possono essere curate. Un rischio che riguarda anche la popolazione pediatrica: in Italia, circa 4 bambini su 10 ricevono almeno una prescrizione di antibiotici all’anno. «Il ricorso eccessivo agli antibiotici è prevalente tra i bambini piccoli, soprattutto dai 2 ai 6 anni, anche se può portare a conseguenze negative per la salute, riducendo la diversità del microbioma», ha spiegato spiega Annamaria Staiano, docente di Pediatria all’Università di Napoli Federico II e presidente della Società italiana di pediatria, nonché membro ENASPOC. «È fondamentale, quindi, sensibilizzare le famiglie e i medici a un uso più appropriato di questi farmaci. Questo significa che i genitori dovrebbero evitare di ricorrere automaticamente agli antibiotici non appena il bambino manifesti un’alterazione febbrile e i pediatri dovrebbero utilizzare dispositivi di rilevazione della Pcr, che possano supportare la corretta prescrizione antibiotica, riducendola fino al 44%».