8 marzo: il gender gap esiste anche in farmacia? Ne parliamo con Angela Margiotta

8 marzo: il gender gap esiste anche in farmacia? Ne parliamo con Angela Margiotta

Se si guardano i dati dell’ultimo Global gender gap report nel 2024, nessun Paese al mondo ha raggiunto la piena parità di genere e in base all’andamento degli ultimi anni ci vorranno 134 anni per raggiungere la piena parità. Insomma, c’è poco da festeggiare nella Giornata internazionale dei diritti delle donne. Ma in farmacia? A pochi giorni dall’8 marzo PharmaRetail ha fatto il punto sulle disparità di genere nel mondo della farmacia italiana con Angela Margiotta, presidentessa della associazione Farmaciste Insieme e membro della associazione Leads-Donne Leader in Sanità.

 

 

 

Cosa dicono i dati sulla parità di genere in sanità?

Secondo i dati mondiali diffusi dal WHO, Women in Global Health Policy Report – the State of Women and Leadership in Global Health 2023, le donne costituiscono una colonna portante della sanità globale, rappresentando il 67% della forza lavoro, ma solo il 25% di queste raggiunge però posizioni di leadership. Se guardiamo all’Italia, il gender gap è ancora più evidente in Italia, ultima in Europa per parità di genere nel lavoro (EIGE, 2024). All’interno del Ssn pur rappresentando il 70% della forza lavoro, le donne ricoprono ruoli apicali solo nel 36% dei casi. Se guardiamo alla farmacia il quadro è ancora più sconfortante.

 

Di quali numeri parliamo?

Le farmaciste sono circa l’80% del personale dietro al banco e circa il 55% dei titolari è donna. Se guardiamo i numeri di donne però nelle posizioni apicali dell’ordine le proporzioni sono opposte. I vertici della professione sono al maschile. Il motivo è presto detto: hanno più tempo da dedicare alla carriera nelle istituzioni che rappresentano la professione. Quindi su 100 ordini provinciali solo 11 sono presiedute da donne: sono percentuali inferiori a quel 36% del Ssn citato prima. Alla fine dobbiamo essere contente delle due donne entrate nel comitato centrale: Angela Daniela Musolino, presidentessa dell’ordine dei farmacisti di Reggio Calabria, e Anna Olivetti, presidentessa dell’Ordine dei Farmacisti di Gorizia e di Federfarma della stessa provincia.

 

Quali sono secondo lei i motivi di questo divario?

Come già detto, e non solo da noi, le donne sono necessariamente alla continua ricerca di un equilibrio tra vita lavorativa e familiare, intesa in senso ampio: le donne si occupano dei figli, ma sono anche caregiver dei genitori. Le donne si occupano della casa, dei figli, de lavoro di cura molte ore più ore rispetto agli uomini. In questo momento arrivare nei posti apicali vuol dire destinarne di più tempo alla carriera e sottrarlo alla vita privata, e le donne sono ancora le prime a farlo. Serve allora un cambiamento culturale se si vuole pensare di colmare il gender gap. Perché oggi riusciamo ad essere presenti in farmacia, ma essere presidente di una istituzione richiede ancora maggiore impegno.

 

In farmacia le donne sono dietro al banco, ma anche davanti: se si guarda alle ricerche sono le donne ad entrare in farmacia. C’è disparità anche dietro al banco?

Certo, l’80% di chi è dietro al banco è donna, il 75% degli utenti di farmacia è donna. La farmacista in farmacia è una risorsa per la sua capacità di dialogo proprio con il paziente finale. Ma questo non viene valorizzato: pensiamo per esempio a quanti contratti di lavoro femminile sono part-time anche in farmacia, una scelta ancora una volta dettata dall’esigenza di occuparsi della famiglia. Secondo i dati di Almalaurea il part time è più frequente tra le farmaciste, (15,8%), contro il 10,8%. La stessa ricerca parla anche di gap anche in termini retributivi: 1.472 euro per gli uomini e 1.374 per le donne.

 

Qual è la strada giusta per provare a colmare il divario?

Un cambiamento culturale e creare reti al femminile è l’unico modo di rompere il soffitto di cristallo. Come Farmaciste Insieme lavoriamo molto per un maggiore consapevolezza delle donne farmaciste, mentre Leads ha stretto una nuova partnership con l’Università di Milano per dare vita ad un Osservatorio sull’equità di genere della leadership nel settore sanità, con lo scopo di raccogliere dati e formulare proposte.

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