Farmacie Italiane per il 2025 punta su un modello di affiliazione: ne parliamo con l’AD, Umberto Gallo

Farmacie Italiane per il 2025 punta su un modello di affiliazione: ne parliamo con l’AD, Umberto Gallo

Le farmacie appartenenti a grandi catene sono una realtà relativamente nuova in Italia: la legge che ha aperto al capitale è, infatti, del 2017. Oggi le farmacie di catena sono in numero sempre più rilevante e una presenza in molte città. PharmaRetail ha chiesto a Umberto Gallo (nella foto), amministratore delegato di Farmacie Italiane, di raccontare quale sia oggi la percezione delle farmacie di catene da parte degli altri attori del settore e dei cittadini.

Dopo più di 5 anni dalle prime farmacie di catena, queste sono percepite ancora come una novità, diverse da quelle private?

Se parliamo dei cittadini, a mio parere quando un paziente o un cliente si reca in farmacia non coglie la differenza tra la farmacia di una catena come la nostra e la farmacia privata. In alcune grandi città alcune catene cominciano ad avere numeri grossi e senz’altro alcune insegne saranno più riconoscibili. Nella mia esperienza, però la relazione di fiducia che si viene a creare tra cittadino e farmacista è la stessa, al di là della proprietà della farmacia, perché il legame lo imposta il professionista che sia titolare, direttore o collaboratore. Nella farmacia di catena, al contrario di quanto si pensa, non vi è una rotazione veloce del personale: l’obiettivo raggiunto è garantire ai nostri collaboratori una permanenza tra i 2 e i 5 anni nello stesso punto vendita. Le catene in Italia hanno impostato la farmacia secondo il modello italiano, che prevede al centro il rapporto tra paziente e farmacista, per questo il cittadino non riscontra differenze.

Le dico di più: in Farmacie Italiane lavoriamo tantissimo con le risorse umane per dare grande valore alle soft skills come l’empatia e la capacità di fare gruppo.

 

Quindi, secondo lei, il rapporto con il paziente non dipende dall’insegna fuori dalla farmacia?

Mi domando perché dovrebbe essere così: oggi il farmacista fa parte del tessuto sociale e non solo nei piccoli paesi, dove è considerato un vero e proprio punto di riferimento, ma anche nelle grandi città dove si declina nella farmacia di quartiere: in farmacia anche la vendita di uno spazzolino da denti diventa occasione di consiglio. La nostra azienda, ma un po’ tutte le catene in Italia, punta tanto nella formazione dei farmacisti affinché il consiglio, la fiducia e il rapporto umano rimangano i valori di fondo.

 

Chi, invece, vede una differenza tra le due realtà?

Sicuramente la distribuzione intermedia e l’industria vedono diversamente la farmacia privata da quella di catena. Perché oggi nella maggior parte dei casi le catene sono organizzate meglio, sanno guardare un po’ di più ai numeri, e quindi ottimizzano una serie di costi di gestione e fanno l’analisi di tutto ciò che viene comprato e come viene comprato. Anche la farmacia privata lo fa, ma la massa di volume che sposta una rete, un gruppo, è diversa. E di fatto, la distribuzione è organizzata in modo molto diverso. Questo è anche il motivo per cui la strategia delle catene è percepita come improntata sulla scontistica, quando in realtà lavora attraverso un piano commerciale studiato con grade anticipo, che punta sulle offerte periodiche, non su prezzi bassi generalizzati.

 

Parlando invece della professione, quali differenze ci sono?

Tendenzialmente il farmacista che lavora per una catena riceve maggiore formazione e a lungo termine risulta più preparato. I farmacisti hanno la possibilità di formarsi qualitativamente perché ci sono degli standard uniformi di servizi da offrire in ogni punto vendita della catena. Inoltre, essendoci la possibilità di fare carriera e di cambiare ruolo, la formazione assume ancor più importanza; si pensi ad un direttore che deve acquisire competenze per una gestione completa della singola farmacia e, nel caso di direttori di area, anche coordinare più farmacie. Si tratta di opportunità di crescita, economica e professionale, che nella farmacia privata il singolo collaboratore non trova.

 

Quali sono, oggi, i numeri di Farmacie Italiane e quali sono gli obiettivi per l’anno in corso?

Oggi Farmacie Italiane ha 46 farmacie di proprietà con circa 1000 collaboratori. Fatturiamo poco sotto i 300 milioni di euro. Le nostre farmacie sono grandi: la nostra farmacia media fa circa 4,5 milioni di fatturato. Per il 2025 prevediamo poche acquisizioni, ma il nostro obiettivo è portare nel Paese la cultura delle nostre farmacie attraverso un modello di affiliazione. Si tratta di un modello di network spinto, che prederà il via quest’anno, nel quale il farmacista titolare potrà ottimizzare i guadagni, ma rimanere proprietario, tutelando e garantendo anche il ricambio generazionale.

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