È di questi giorni la notizia che Apoteca Natura ha acquisito il 100% di Apoteca Natura Holding, joint venture che la univa, da circa tre anni, a Neo Apotek, operatore tra i maggiori in Italia nel campo delle catene di farmacie.
Tutto è cambiato quando Neo Apotek è passata nelle mani di Dr. Max. Inevitabile allora che le strade si separassero, ma la separazione è stata, per così dire, consensuale. Ognuno procede per la sua strada, con i suoi obiettivi. E quelli di Apoteca Natura sono molto ambiziosi.
«Anche la decisione di acquisire tutte le quote di Apoteca Natura Holding», spiega il direttore generale Gianluca Strata (nella foto), «fa parte di un più ampio progetto che punta a valorizzare, dentro e fuori i confini nazionali, il nostro modello di farmacia come “Centro Salute”».
Di cosa si tratta?
Non è altro che l’evoluzione del concetto di farmacia che è alle origini del network Apoteca Natura: una farmacia che sia al servizio delle esigenze di salute del cittadino, ben prima che la legislazione nazionale definisse i contorni di quella che oggi chiamiamo farmacia dei servizi e che ha avuto una grande esplosione durante e dopo la pandemia.
Dove è già presente il format Centro Salute?
In cinque delle 22 farmacie comunali di Firenze, della cui società di gestione Apoteca Natura detiene la maggioranza, nelle 6 farmacie controllate da Apoteca Natura Holding e in altre 80 farmacie private italiane. Il nostro obiettivo, fin dall’inizio, è stato quello di sostenere la farmacia indipendente, cercando di coniugare professionalità del farmacista e redditività della farmacia.
Un obiettivo che ha oltrepassato i confini nazionali…
Proprio così, e da tempo. Siamo presenti in Spagna fin dal 2012. A oggi le farmacie Apoteca Natura sono circa 370 ma il nostro intento è quello di arrivare a 500 nel giro di pochi anni. Dal 2019 invece siamo presenti in Portogallo, dove le farmacie del network sono 140. Recentissima, cioè di quest’anno, la presenza in Francia, con 11 farmacie fino a oggi.
Altri mercati da esplorare?
Germania e Polonia, stiamo pianificando la nostra entrata anche in quei Paesi, anche se non avverrà prima del 2027-28.
Francia e Germania sono sfide difficili, sono i Paesi europei più forti, a livello economico…
Certo, ne siamo coscienti. Lo stiamo sperimentando in Francia, dove la competizione è molto forte, sul fronte dell’aggregazione dei farmacisti, vista la presenza dei cosiddetti groupements, la cui vocazione però è fortemente commerciale. Noi, come sempre vogliamo mettere al centro la salute della persona.
Si può dire, semplificando un po’, che volete esportare la “farmacia dei servizi”?
Non è proprio così, perché ogni Paese ha una sua normativa specifica e, da questo punto di vista, quella italiana è molto avanzata. Di certo proseguiamo sulla strada che ci ha sempre caratterizzato: una farmacia per una salute consapevole. Il farmacista si fa carico dei problemi di salute del cittadino-paziente, ne segue il percorso di cura, segnala al medico eventuali elementi di preoccupazione, le cosiddette red flag che indicano possibili allarmi futuri.
Che ruolo ha in tutto questo Tamburi Investment Partners, che dall’anno scorso è entrata nel capitale di Apoteca Natura?
Fondamentale. Si tratta di una holding di investimenti specializzata nell’affiancare le aziende italiane che abbiano una vocazione all’internazionalizzazione. Per quanto riguarda Apoteca Natura la volontà è quella di arrivare nel 2030-2031 alla quotazione in Borsa, avvalendosi così di nuovi capitali che ci consentano di espanderci ulteriormente all’estero.
Timori di una uscita di scena repentina di Tamburi?
Assolutamente no, non si tratta di un fondo di investimento a carattere speculativo, rimarrà nella proprietà a fianco della famiglia Mercati.