Agire in modo sostenibile ed essere riconosciuti come brand che si impegnano in questo senso è sempre più importante per le aziende. Non è facile però capire la portata e le ricadute economiche della sostenibilità, che rimane un concetto complesso e sfaccettato. Il Sustainability Perceptions Index 2023, presentato da Brand Finance in collaborazione con IAA Italy Chapter, ha provato quantificare il valore della sostenibilità, facendo una classifica dei i principali brand del mondo ordinati per valore monetario generato dalla sostenibilità percepita e dei settori in cui questo ha maggior peso.
Sostenibilità driver di acquisto per auto di lusso, bibite, ma anche cosmetici
Amazon, con un valore pari a 19,9 miliardi di dollari è la marca che genera maggiore valore assoluto grazie alla sostenibilità percepita dai consumatori. Il valore di Amazon è stato calcolato tenendo conto che l’attenzione alla sostenibilità pesa quasi il 7% tra i fattori che guidano i clienti a scegliere Amazon. L’attenzione alla sostenibilità, tra i brand retail non alimentari, mediamente pesa il 6,1% tra i fattori che guidano le scelte dei consumatori; diversamente, nel retail i consumatori sono soprattutto guidati da rapporto qualità-prezzo, ampiezza gamma di offerta, facilità di dialogo, fiducia, disponibilità del brand, fattori che pesano complessivamente quasi il 60%.
Dalle analisi condotte da Brand Finance, il peso della sostenibilità nelle scelte di acquisto è molto elevato soprattutto tra i marchi delle auto lusso & premium, delle bibite & caffè, della Gdo e delle società internet & media. Pesa meno nelle scelte delle banche, degli alimentari, dell’abbigliamento, del retail non alimentare e software & hardware.
Infatti, nella classifica per settori l’Healthcare Service e Pharma sono agli ultimi posti, entrambi i settori con un Sustainability Driver Score pari al 3,1%. I primi posto sono occupati da Luxury Automobiles (22.9%), soft drink (13,7%) e supermarket (12,6%). Mentre il settore cosmetico (Cosmetics & Personal Care) ha registrato un 10%, che sottolinea l’importanza della sostenibilità nel guidare la scelta dei consumatori nel settore. Molti marchi del settore cosmetico sono impegnati e hanno nel cuore della loro identità di marca natura, ambiente e body positivity. Questo ha fatto sì che per i consumatori la sostenibilità abbia un peso maggiore nella scelta di alcuni marchi, per esempio Body Shop che è diventata Body Shop’s B Corp, Yves-Rocher and Roche-Posay. «I risultati che emergono da questa nostra analisi indicano che, nonostante oggi l’attenzione agli ESG sia mediamente ancora poco utile per favorire le vendite, è sicuramente molto importante per ridurre il rischio di danno reputazionale, che potrebbe portare danni finanziari particolarmente elevati», ha spiegato Marianna Ghirlanda, presidente di IAA- International Advertising Association in Italia.
Seppur lentamente il settore del farmaco si sta muovendo nel campo della sostenibilità. Ne è un esempio il fatto che nell’ultimo congresso Eahp (Società Europea dei farmacisti ospedalieri) è entrato il tema della sostenibilità ambientale, con interventi, dibattiti e sessioni dedicate alla “green pharmacy”, argomento obbligato in un’epoca di crescente attenzione alla gestione di scarti, scorte e loro impatto sui determinanti di salute. Rifiuti tossici, gas, scarti di sala operatoria, dispositivi inutilizzati o a fine delle loro performance, rifiuti chirurgici e halipac, materiali non sempre biodegradabili: i farmacisti si sono domandati che fine fa questo universo di materiali e su che consapevolezza c’è della necessità di un ripensamento di settore.
Il messaggio che è emerso è un’assunzione di responsabilità da parte dei farmacisti di tutta Europa. Questo perché, come ha confermato Alessandro D’Arpino, vice presidente Sifo (Farmacisti ospedalieri italiani), presente al congresso, «il farmacista ospedaliero è presente in tutto il ciclo di vita del farmaco, dalla produzione alla logistica, dall’approvvigionamento all’utilizzo bedside: è ora che questa nostra presenza si faccia carico anche delle problematiche legate allo smaltimento dei prodotti di nostra competenza. Ciò significa comprendere come smaltire farmaci e dispositivi sia nelle sale operatorie che negli altri ambienti di cura. L’argomento è molto sentito a livello europeo, visto che il nostro Continente è in una posizione di traino per tutto il Pianeta». E, aggiunge D’Arpino, che anche Sifo intende sviluppare con attenzione questo argomento, «per contribuire a una battaglia che è professionale, sanitaria e anche socio-culturale e che si tradurrà nell’impegno a far diventare molto più green anche gli ospedali italiani, ovviamente senza far venir meno la qualità delle cure».