Poco prima del lockdown, la tendenza cosmetica premiava la scelta green ed ecofriendly: secondo le stime degli analisti americani di Grand View Research, il mercato dei cosmetici bio e vegan avrebbe raggiunto quota 21 miliardi di dollari entro il 2025. Dopo lo tsunami Covid-19 le cifre probabilmente dovranno essere riviste al ribasso anche per i dermocosmetici green. Ma, parallelamente a un seppur lento ritorno alla normalità, l’accelerazione verso dati positivi potrebbe essere più veloce rispetto a quella dei dermocosmetici in generale, che ancora continuano a dimostrare una certa “sofferenza”, registrando nell’ultima settimana un calo dei volumi di vendita del -23,8% rispetto al 2019 (dati New Line Ricerche di Mercato). Ne è convinto il dottor Paolo Pallante, titolare dell’omonima farmacia a Tivoli, che già da tempo ha orientato parte della sua offerta verso il “naturale” e non solo nel reparto cosmetico, ma anche dell’alimentazione bio e vegan e dei medicinali non convenzionali. Così si racconta a Pharmaretail: «Anche durante il lockdown, personalmente ho constatato una sostanziale tenuta nella vendita dei dermocosmetici naturali. Una maggior resilienza che, a mio giudizio, dipende probabilmente dal fatto che il consumatore tipo di prodotti green e bio tende a seguire la sua “filosofia” eco a dispetto o proprio a favore delle contingenze o situazioni esterne, poiché la sua preferenza in genere è frutto di una scelta che coinvolge non solo la cura di sé, ma anche l’amore per la salute del Pianeta. Un amore che proprio nei momenti di crisi come quello attuale tende a rinsaldarsi anziché affievolirsi, perché ripropone con forza la necessità di proteggere l’ecosistema anziché romperne gli equilibri».
La scelta dermocosmetica green che fidelizza il cliente
«Secondo la mia esperienza», continua Pallante, «la scelta naturale ripaga sotto tutti i profili, sia nel trasmettere l’immagine di una farmacia moderna e dinamica sia sotto il profilo economico. Il dermocosmetico naturale di qualità, infatti, porta con sé una maggiore opportunità di cross selling: chi acquista un cosmetico green è più propenso a comprare prodotti complementari con impronta biologica, nell’ottica di curare globalmente la salute e l’estetica soprattutto in funzione preventiva. Di più: il consumatore che ama questi prodotti è generalmente più attento, informato e propenso alla fidelizzazione. Soprattutto quando trova un referente autorevole come il farmacista che, tra l’altro, con la sua competenza può aiutarlo a discernere, anche con una lettura più mirata dell’INCI, tra un prodotto naturale di buona qualità oppure solo “d’immagine” o frutto di un’operazione di marketing, come spesso ancora purtroppo accade», spiega il dottor Pallante.
Dermocosmetici dal buon profilo “green”
Anche nel dorato mondo del cosmetico ecofriendly, infatti, “non sono tutte rose e fiori” e i consumatori possono ancora incontrare non poche difficoltà nell’individuare un cosmetico effettivamente “verde”. «Un’impasse favorita dal fatto che ancora non esiste un ordinamento cross-country che definisca il significato di “naturale” nei cosmetici e neppure una legislazione ufficiale sul cosmetico biologico in Europa», fa notare la dottoressa Marinella Trovato, responsabile della Società Italiana delle Scienze e delle Tecniche Erboristiche. Che precisa: «In ciascun Paese, però, già da diversi anni sono attivi enti privati che hanno stilato disciplinari a garanzia dell’intero ciclo produttivo del cosmetico e che certificano se gli ingredienti contenuti nel prodotto sono naturali e biologici, ossia se contengono attivi ricavati dal mondo vegetale o da quello animale senza danno per gli animali stessi». Il sistema più immediato, dunque, per orientarsi verso un buon prodotto verde è preferirne uno bio certificato, che attesti dunque che almeno i 95% dei componenti siano naturali e che almeno il 70% di questi provengano da agricoltura biologica. «Natrue, Cosmos, Ecocert e poi CCPB e Icea sono solo alcuni dei marchi di certificazione privati, che sono tuttavia basati su standard molto diversi tra loro per quanto concerne il contenuto di sostanze naturali e bio», puntualizza Trovato.
In futuro potremo contare sulla regolamentazione dei cosmetici naturali per animali
Shampoo cosmetici e medicati, salviettine detergenti o lucidanti per il pelo, lozioni per la pulizia delle orecchie e dell’area perioculare, dentifrici: il mercato dei cosmetici per animali da compagnia è estremamente fiorente e seppur rappresenti ancora una nicchia è ben posizionato anche in farmacia. «Ma per i prodotti cosmetici per i nostri amici a quattro zampe, sia naturali sia tradizionali, non esiste nessuna regolamentazione, né nazionale né europea: un vuoto legislativo che permette l’immissione impunita anche di prodotti dubbia qualità, che in alcuni casi possono addirittura ledere la salute cutanea – e non solo – di fido e micio e di chi li maneggia», dice Trovato. Un settore, quello dei cosmetici per micio e fido, dunque, dove a maggior ragione l’esperienza e l’occhio attento del farmacista può indirizzare il cliente verso il prodotto più sicuro. Ma per cercare di colmare questa carenza legislativa, SISTE ha messo a punto due standard di riferimento: la “Norma dei prodotti topici biologici con finalità cosmetiche per animali” e la “Norma dei prodotti topici naturali con finalità cosmetiche per animali”, dei quali sono stati brevettati i relativi marchi di certificazione della qualità in termini formulativi e produttivi. «Un’iniziativa unica nel suo genere, sempre di carattere privato e quindi volontario, ma che ci auguriamo sensibilizzi gli operatori e i consumatori ed apra la strada al necessario processo di regolamentazione anche di questi prodotti», conclude Trovato.