Tra i tanti disagi causati dal Covid, c’è anche la “maskne”, crasi di mask+acne. Un neologismo che in realtà raggruppa, per comodità di trattazione, diverse forme di dermatite favorite dall’effetto occlusivo e dalla sfregamento sulla pelle della mascherina. Dermatiti così diffuse da guadagnarsi l’attenzione anche dei media più prestigiosi: il New York Times è stato tra i primi a parlane approfonditamente.
Proprio la farmacia, in quanto location che offre prodotti destinati a trattare le problematiche della pelle, può diventare il punto di riferimento per conciliare la necessità/obbligo di indossare la mascherina e per salvaguardare nel contempo il benessere della pelle. Allo stesso modo, l’occasione della vendita dei dispositivi di protezione può rappresentare per il farmacista un’occasione utile per adottare il cross selling, proponendo al cliente anche i dermocosmetici più indicati a prevenire i problemi, come i detergenti e le creme con principi attivi altamente lenitivi e idratanti, che calmano la pelle, rinforzano la funzione barriera e riducono l’attrito del dispositivo di protezione.
Come si presentano le diverse problematiche cutanee da “mascherina”
Pur avendo manifestazioni per certi aspetti sovrapponibili (eruzioni cutanee, rossori), le “dermatiti da mascherina” non sono tutte uguali, avendo spesso cause sottostanti diverse. «Chi ha una pelle tendenzialmente grassa e impura o ho sofferto in passato o ancora soffre di acne, anche nella forma adulta, può notare l’insorgenza di piccoli punti bianchi o neri o mini-abrasioni e micro-cisti esattamente nei punti del viso dove posa la mascherina. Si tratta di una manifestazione già conosciuta come “acne meccanica”, indotta dallo sfregamento e dell’effetto sauna del tessuto, che compromettono il microbioma cutaneo e il film idrolipidico, creando così l’ambiente ideale per l’infiammazione e la moltiplicazione dei batteri», spiega a Pharmaretail il dermatologo e cosmetologo Leonardo Celleno, presidente AIDECO. Che cosa consigliare a chi manifesta la maskne? «Vanno bene gli stessi dermocosmetici validi per l’acne comune: nei casi più importanti sono necessarie le cure mediche prescritte da un dermatologo – antibiotiche o con retinoidi -, mentre per quelli più blandi spesso sono sufficienti dei detergenti per pelli impure o specifici per pelli acneiche, ad esempio a base di acidi, come quello salicilico, dalla delicata azione esfoliante. Utile suggerire in abbinamento una crema che associ le proprietà idratanti a quelle opacizzanti e seboregolatrici», consiglia Celleno.
Dall’ipersensibilità alla follicolite
Ancor più diffuse dell’acne meccanica sono l’ipersensibilità e le dermatiti da contatto (circa 70 per cento dei casi), che nelle pelli già predisposte possono essere indotte da sostanze potenzialmente irritanti, come i coloranti dei tessuti e gli elastici, che si sommano all’effetto occlusivo della mascherina. «Nei casi di vera e propria dermatite da contatto vanno naturalmente caldeggiate le cure dermatologiche prescritte dal medico, mentre per le semplici irritazioni si può suggerire una skin-routine basata sui dermocosmetici per pelli sensibili, in primis quelli a base di acqua termale», dice Celleno. Un prodotto valido sono anche le Cica Creams (con centella asiatica), che sono cicatrizzanti, idratanti, lenitive e rinforzanti della barriera cutanea e per questo utili per ripristinare l’equilibrio della pelle e alleviare le irritazioni. Abbastanza diffuse sono anche le follicoliti, causate da batteri che riescono a penetrare nei pori dilatati dal calore e dell’umidità della mascherina e per le quali si possono consigliare dermocosmetici insieme lenitivi ed antibatterici, a base ad esempio di zinco acetato, argento micronizzato, acido glicirretinico. Altrettanto frequenti sono le recrudescenze della dermatite seborroica, con la formazione delle tipiche squamette grasse pruriginose, spesso circondate da un rossore evidente. «Per i casi più blandi si possono consigliare le cosiddette “cortison-like cream”, che contengono in formula principi attivi naturali dall’effetto antinfiammatorio, come la lactoferrina, l’aloe o il glicerofosfoinositolo. Per le forme più estese valgono sempre le prescrizioni dermatologiche», dice Celleno.
Specifico per le labbra
A soffrire per l’uso prolungato dei dispositivi di protezione ci sono anche le labbra, perché con l’ambiente caldo-umido creato dalla mascherina possono facilmente seccarsi, screpolarsi o ospitare la proliferazione di funghi e batteri. «Nelle persone con pelle sensibile, la secchezza delle labbra può incentivare irritazioni più serie, come piccole spaccature ai lati della bocca, meglio conosciute come ragadi o cheiliti», avverte Celleno. Per questo è utile ricordare l’importanza della prevenzione: si possono suggerire prodotti anche in stick ad effetto filmogeno e con sostanze lipidiche, ad esempio burro di karitè e oli vegetali come quello d’oliva, con cera microcristallina, con sostanze umettanti come l’urea a bassa concentrazione, vitamina E e vitamina F. Soprattutto a chi soffre di dermatite seborroica, invece, si può far presente che l’uso protratto della mascherina può estendere i sintomi anche nell’area periorale e suggerire così l’applicazione preventiva di emulsioni leggere idratanti e lenitive, ad esempio con ceramidi, acidi grassi insaturi e antibatterici naturali, come echinacea, propoli e oli essenziali.