Presentata l’indagine congiunturale Cosmetica Italia: il commento di Gian Andrea Positano a PharmaRetail

Presentata l’indagine congiunturale Cosmetica Italia: il commento di Gian Andrea Positano a PharmaRetail

Il cosmetico non è un bene a cui gli italiani vogliono rinunciare. Infatti, nonostante il contesto geopolitico molto incerto, le elaborazioni presentate nell’Indagine congiunturale del Centro Studi di Cosmetica Italia proiettano alla fine del 2022 il valore del fatturato cosmetico italiano oltre i 13 miliardi di euro con una crescita che supera del 10,7% i valori registrati nel 2021.

Addirittura, nel confronto con il 2019, la stima di chiusura dell’anno segna la crescita di oltre 8 punti percentuali e, nonostante lo scenario negativo, anche il 2023 vede una sostanziale crescita di oltre 7 punti percentuali.

Gian Andrea Positano (nella foto), responsabile Centro Studi di Cosmetica Italia commenta per PharmaRetail i dati dell’indagine.

Tengono le vendite nel canale farmacia

Come accaduto durante altre congiunture negative, l’industria cosmetica ha ribadito la sua storica tenuta: un risultato raggiunto grazie alla continuità, anche in tempi di crisi, degli investimenti su leve strategiche. I numeri hanno mostrato che il settore ha retto bene la crisi pandemica. Come stanno invece risentendo della crisi energetica e dell’aumento dell’inflazione le aziende e quali strategie stanno mettendo in atto? 

«I numeri dell’indagine mostrano l’andamento dei fatturati aziendali e le aziende cosmetiche stanno andando bene», spiega Positano. «Da un lato le esportazioni concorrono in maniera decisa al raggiungimento di questo risultato: nel 2022 si prevede che si approssimeranno ai 5,6 miliardi di euro, con un incremento di oltre il 15% rispetto all’anno precedente. Dall’altro il cosmetico, ancora una volta, si è dimostrato bene irrinunciabile. Anche in tempi di crisi economica il consumatore non è disposto a rinunciare a questi prodotti, che siano per la pulizia o per il make-up». I prossimi mesi però non saranno facili e «le aziende sono preoccupate perché vedono ridotte le marginalità. Ma la domanda è cresciuta e le aziende puntano su qualità del servizio, ricerca e innovazione. In pratica seguono e assecondano le esigenze dei consumatori e dove possibile, le anticipano».

In questo contesto anche la farmacia ha numeri positivi. Il canale farmacia, uscito per certi versi rafforzato dal periodo pandemico grazie all’intercettazione di nuovi consumatori, nel 2022 ha confermato le profonde dinamiche di crescita del 2021: grazie alla diversificazione dell’offerta, alla fine dell’anno si proietta una crescita del 3,4% per un valore superiore ai 1.900 milioni di euro, pari al 17% di tutto il consumo di cosmetici. Nel confronto con i valori del periodo precedente la pandemia, il canale recupera oltre 70 milioni di euro. Nei primi sei mesi del 2022 si è osservata quindi la sostanziale tenuta della vendita di cosmetici nelle farmacie e, anche grazie alle vendite digitali, si sono registrate minori sofferenze rispetto al passato in alcuni prodotti di dermocosmesi. Nei solari, in particolare, e nella cura della persona.

La pandemia ha accelerato la contaminazione tra canali tradizionali e nuovi: la multicanalità è una strategia sempre più consolidata nelle attività delle imprese del settore. I dati mostrano una crescita dell’online, che si posiziona come quarto canale dopo la farmacia: c’è la possibilità che cresca ancora, andando a erodere quote alla farmacia? «In questo senso la farmacia è più strutturata di altri canali. Il fenomeno più importante in farmacia è stato il consolidamento delle vendite digitali, che già vedevano il canale più attrezzato rispetto ad altri e oggi sembra beneficiare di questa accelerazione anticipata», risponde Positano. «Dal mio punto di vista la vendita online non è un canale alternativo alla farmacia ma un’opportunità per sviluppare l’omnicanalità. Il consumatore oggi cerca on-line ma spesso compra in negozio, e viceversa. E se da una parte è vero che l’e-commerce punta sulla strategia di prezzo, offrendo prezzi molto bassi, questi non possono scendere più di tanto. Allora la farmacia può puntare sulle sue specificità».

Un altro punto che emerge chiaramente è la crescente ricerca da parte del consumatore di prodotti a connotazione naturale e sostenibile. Come la farmacia può sfruttare questa nuova tendenza? «C’è un pregiudizio che la farmacia non sia pronta alla sostenibilità. Ma parlando di dermocosmesi a connotazione naturale (CCN&S) non è tanto il luogo fisico che determina la scelta da parte del consumatore, ma come l’azienda formula e propone il prodotto, in termini di riduzione dell’impatto ambientale». Le aziende «che producono cosmetici di questa categoria distribuiscono anche in farmacia e parafarmacia. Si consideri che il valore degli acquisti generati dai CCN&S è pari al 25% del totale mercato cosmetico in Italia a fine 2021 (10.640 milioni di euro). Sul totale di 1.848 milioni di euro, il 10,3% passa dai canali farmacia (8,9%) e parafarmacia (1,4%). Per avere un parametro di confronto, l’erboristeria è al 6,7%». Quindi anche su questo fronte la farmacia ha dei numeri positivi e può continuare a sfruttare la tendenza.

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