Farmacisti under 35, quali prospettive? L’indagine di Trade Lab

Farmacisti under 35, quali prospettive? L’indagine di Trade Lab

Fa bene Luca Pellegrini, presidente di TradeLab, a ricordare che «il cambiamento epocale che ha riguardato la farmacia negli ultimi anni è il passaggio da “impresa artigianale” a “impresa a succursali”», sempre più integrata, cioè, in un contesto nel quale tendono a moltiplicarsi catene di proprietà e network virtuali. E tra i giovani farmacisti si avverte una dicotomia tra chi ambisce a diventare titolare/imprenditore e chi cerca invece un cammino professionale in linea con le sue aspettative.

Considerazioni in apertura del convegno milanese – organizzato da Federfarma Milano, Lodi e Monza-Brianza – nel quale TradeLab ha presentato la sua indagine “Generation Next”, svolta su un campione di 1.200 farmacisti under 25, per il 56% donne, età media 32 anni e 4 anni di esperienza in farmacia, per l’87% dipendenti.

Il futuro prossimo

Il futuro è già arrivato, si potrebbe dire. Sono passati i tempi delle rendite di posizione basate sul farmaco Ssn, sottolinea Giuseppe Convertini, Director Pharma di TradeLab: «Oggi il 45% del fatturato della farmacia è commerciale. Non solo ma la farmacia, potendo avvalersi dell’opzione e-commerce, è già diventata multichannel e, riguardo agli spazi espositivi, in molti casi il 50% di essi è dedicato al libero servizio. Se poi diamo un’occhiata alla filiera constatiamo che l’estrema frammentazione di un tempo della distribuzione intermedia sta scomparendo a favore di processi di concentrazione, con pochi player cha hanno in mano una buona parte del mercato. Secondo Convertini, tra quindici anni assisteremo a un sistema farmacia nel quale il 30% degli esercizi apparterranno a catene o network e ampie aree saranno dedicate alla farmacia dei servizi.

A questo proposito, ricorda Andrea Parachini (business development manager Pharma di TradeLab), si calcola che nei prossimi anni circa 35.000 medici di medicina generale andranno in pensione, senza essere adeguatamente sostituiti. Allo stesso tempo il Pnrr prevede creazione di 1.350 case di comunità. Una sanità territoriale che cambia radicalmente insomma e, insieme, una grande sfida per la rete delle farmacie.

E i giovani farmacisti?

Questi gli scenari ma poi l’indagine delinea alcuni punti fermi. I giovani farmacisti hanno ben chiaro che ancora oggi la quota maggiore di tempo dedicato al cliente è quella, tradizionale, del “supporto integrato” (per il 66% del campione): una percentuale che però, in prospettiva, calerà per lasciare più spazio al tempo dedicato ad attività di screening (per il 59% del campione), di referral clinico (per il 57%) e di diagnostica (per il 58%).

Altra questione fondamentale, le motivazioni professionali, in un periodo nel quale si parla di “crisi di vocazioni”, ovvero di una professione, quella dietro al banco, che appare meno attrattiva, a dispetto del moltiplicarsi delle competenze richieste. La risposta automatica, e un po’ banale, si pensa sia: gli stipendi sono bassi. Ma la realtà è diversa, almeno in parte: le principali motivazioni a supporto del lavoro in farmacia devono essere un “Clima aziendale sereno e costruttivo con i colleghi” (per il 76% del campione) e la “Stima nei confronti del titolare /Stile di leadership e cultura aziendale” (73%). È prima di tutto una questione di rapporti e di “Comunicazione e coinvolgimento nelle decisioni/condivisione obiettivi e risultati” (70%). Certo contano anche, nelle valutazioni, il discorso retributivo (70%) e, in misura minore, il welfare aziendale e gli incentivi extra stipendio (quote maggiori di poco al 50% del campione).

Altra parola chiave di questi anni: innovazione. Con la recente, enorme, novità, della intelligenza artificiale (Ai). La domanda prevista dall’indagine è molto diretta: “Quali tra queste innovazioni tecnologiche vorrebbe adottare nella sua farmacia?”. Per il 21% del campione la scelta ricade sulla “AI per l’assistenza personalizzata ai clienti”; seguono “Sito web e App per accesso a servizi e acquisto prodotti” (strumenti tutto sommato di uso comune, per 19% del campione) e l’“Ai per la gestione interna della farmacia”.

Le aziende

La tavola rotonda che ha visto confrontarsi alcuni top manager della farmaceutica nazionale – Federica Fara (Teva Italia), Davide Polimeni (Dompé), Maurizio Chirieleison (Angelini Pharma) e Adelaide Raia (Alfasigma) –  li ha visti convergere su alcuni punti fermi. La necessità, per prima cosa, di investire sulla formazione dei farmacisti, in un momento nel quale a loro vengono richieste sempre maggiori competenze. Con l’obiettivo comune – industria e farmacia – di mettere davvero “il paziente al centro”, di concorrere al “benessere della comunità”. Va da sé, per i manager, che una gestione  della farmacia che punti molto sulla leva dei prezzi (degli sconti che, in qualche modo, si devono adeguare ad Amazon) appartiene a una visione vecchia che danneggia tutto il sistema. Monitoraggio dell’aderenza alla terapia, screening, campagne di prevenzione… sta lì il valore della professione moderna, con il supporto deli strumenti digitali e della Intelligenza artificiale.

Temi sui quali si battono, in chiusura, i manager di Phoenix Pharma (Arianna Furia), Alessandro Bruschi (Farma Plus) e Cef (Maria Antonietta Iacovaccio): fare parte di un network per una farmacia è, in prospettiva, una scelta obbligata. Per sviluppare economie di rete e accedere all’innovazione in un sistema integrato, nel quale più facile è utilizzare determinati strumenti e ricevere informazioni e consulenza in tema di gestione di una attività sempre più complessa come quella della farmacia.

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