Dall’emergenza alla strutturalità: l’evoluzione della farmacia nell’incontro organizzato da Hippocrates Holding

Dall’emergenza alla strutturalità: l’evoluzione della farmacia nell’incontro organizzato da Hippocrates Holding

«Fa poco rumore e lavora tantissimo» con queste parole. Alessia Martella, farmacista e autrice del libro Il camice del farmacista ha sintetizzato il ruolo chiave di una categoria che, nonostante la presenza capillare, durante la pandemia è stata troppo poco visibile sui media e agli occhi delle autorità «avevamo paura di essere infettati e di portare il virus ai famigliari, ma siamo sempre stati al servizio delle persone e i clienti, come al tempo degli speziali, sono tornati a farci domande».

«Ci siamo sempre stati in questi anni difficili, confrontandoci costantemente con la Regione per tutelare la salute dei cittadini, siamo una grande risorsa ma forse la politica prima non lo sapeva» ha sottolineato Annarosa Racca, Presidente Federfarma Lombardia.

Qualcosa è cambiato però in questi due anni e mezzo, come ha evidenziato Andrea Mandelli, Presidente Fofi: «La percezione del cittadino è diventata ora la percezione della politica».

L’attuale situazione sanitaria, il ruolo strategico svolto dalle farmacie durante la pandemia e la loro evoluzione, da tradizionale attività di distribuzione di prodotti farmaceutici e sanitari a presidio sanitario polivalente del SSN, sono stati al centro dell’incontro L’evoluzione della farmacia. La medicina di prossimità organizzato da Hippocrates Holding con il patrocinio FOFI mercoledì 13 ottobre a Palazzo Cusani a Milano.

All’incontro erano presenti Guido Bertolaso, Coordinatore dell’attuazione del Piano Vaccinale anti-Covid-19 in Lombardia, insieme ad Andrea Mandelli, Presidente Fofi, Annarosa Racca, Presidente Federfarma Lombardia, Giovanni Pavesi – Direttore Generale del Welfare di Regione Lombardia, Stefania Bartoccetti, Fondatrice Telefono Donna, Alessia Martella, farmacista e autrice del libro Il camice del farmacista, Davide Tavaniello, Ceo di Hippocrates.

«Gli ospedali sono da tempo all’interno della nostra regione delle macchine funzionanti, in grado di garantire un livello di cure mediamente molto alto. Ma l’emergenza pandemica ha mostrato d’altra parte quanto complessa e articolata sia la gestione della struttura della sanità territoriale, un contesto in cui a livello nazionale ma anche internazionale esistono meno modelli. A livello regionale siamo impegnati come è noto nella realizzazione delle Case di Comunità. Accanto a queste però è giusto sottolineare come esista già una rete di prossimità efficace e riconosciuta dai cittadini, ovvero le farmacie. In questi anni i farmacisti hanno fatto cose che non pensavamo potessero essere fatte in passato, come le vaccinazioni, l’organizzazione degli screening di massa e questo è stato del tutto accettato e metabolizzato. Le farmacie si sono ritagliate un ruolo consolidato e questo è confermato anche dalla straordinaria adesione alla campagna influenzale. Regione Lombardia non deve perdere la sua capacità di essere innovativa anche su questo fronte”» ha detto nel suo intervento Giovanni Pavesi, Direttore Generale del Welfare di Regione Lombardia.

Guido Bertolaso, Coordinatore dell’attuazione del Piano Vaccinale anti-Covid-19 in Lombardia, ha ricordato che: «Medici di famiglia e farmacie sono stati e continueranno ad essere due pilastri delle campagne vaccinali nella nostra Regione. Nella strategia della seconda fase del Piano abbiamo limitato l’utilizzo dei grandi centri vaccinali solo come salvagente in caso di peggioramento della situazione. Questa seconda fase dunque si basa quasi esclusivamente su medici di base e su farmacie. La farmacia assume il ruolo che avevano prima solo le farmacie ospedaliere e lavoriamo nella direzione che possano essere dei punti di raccolta per i vaccini sul territorio, anche per i medici di famiglia. Una sinergia tra strutture ospedaliere, medici di base e farmacie è fondamentale per poter garantire la massima efficienza delle campagne vaccinali».

Annarosa Racca ha messo l’accento sul ruolo delle farmacie lombarde: «È stata Regione Lombardia a fare da apripista alla farmacia dei servizi. Abbiamo tamponato quasi 20 milioni lombardi, in questi giorni ho ordinato 90.000 dosi di vaccino bivalente. Lo forniamo ai medici di base e siamo vaccinatori. Ormai è diventato normale andare in farmacia e vaccinarsi, e per soggetti come gli anziani la prossimità diventa un fattore determinante. Abbiamo dimostrato di essere pilastri del sistema regionale, oltre che essere i primi esperti del farmaco».

Andrea Mandelli ha sottolineato i grandi cambiamenti nella percezione della farmacia da parte dei decisori politici: «Nella fase dell’emergenza pandemica abbiamo risolto il tema del green pass e della vaccinazione in farmacia e questo ha rappresentato un grande passaggio, perché anche la politica ha toccato con mano la relazione tra farmacia e medicina di prossimità. Dopo anni di disintermediazione abbiamo riportato le farmacie al centro del sistema sanitario».

La pandemia ha evidenziato la necessità di un approccio multidisciplinare per rispondere ai grandi eventi sanitari. Una rete di servizi, di professionalità, saperi e competenze, in cui è centrale la relazione consolidata tra il farmacista e il territorio, come ha sottolineato Davide Tavaniello, Ceo di Hippocrates: «Quando abbiamo iniziato la nostra avventura io e Rodolfo Guarino ci siamo detti: “siamo piccoli, come facciamo a distinguerci?” La risposta l’abbiamo avuta dal “camice del farmacista”.  Il paziente si fida del consiglio del farmacista e questo ci ha consentito di portare avanti una progettualità che in un’ottica prospettica deve offrire al mercato investimenti significativi per rendere la farmacia più fruibile, facilitare l’esperienza di acquisto per avvicinare la cittadinanza al farmacista sempre di più. Ogni volta che acquistiamo una farmacia ci poniamo in continuità con il team che acquisiamo per non snaturarla, gli investimenti vanno fatti sempre preservando la relazione umana tra il farmacista e il territorio. Non rileviamo solo una licenza, ma svolgiamo un servizio pubblico che va mantenuto e preservato al di là della proprietà».

E servizio pubblico è anche quello di fare da sentinella per situazioni di disagio e di violenza domestica, situazioni che la pandemia con i lockdown ha ulteriormente aggravato: «Sono stata  testimone oculare di segni di violenza» ha ricordato Alessia Martella: «sono convinta che i farmacisti possano essere importantissimi per dare risposte immediate. Auspico un rafforzamento dei collegamenti tra farmacie e centri ospedalieri che si occupano di violenza sulle donne.  Il nostro camice è come la divisa, quando lo indosso mi pongo al servizio di chi ha bisogno».

Stefania Bartoccetti è la Fondatrice Telefono Donna che celebra 30 anni nel 2022: «Il mio virus si chiama…è stato il servizio di supporto offerto da Telefono Donna, che negli anni della pandemia non ha mai smesso di dare sostegno e aiuto alle donne vittime di violenza domestica. In questi anni abbiamo riscontrato un aumento dei casi di violenza domestica. La farmacia, la farmacista, le forze dell’ordine, sono stati il ponte di collegamento anche per quelle donne che hanno vissuto i periodi di lockdown nella difficoltà delle mura di casa.»

La grande sfida ora sarà quella di rafforzare ulteriormente il ruolo del farmacista nel contesto della nuova sanità territoriale, conservando il fondamentale rapporto di prossimità con i cittadini. Che cosa si può chiedere al legislatore per andare incontro al lavoro della farmacia?

Secondo Racca è necessario «proseguire nel percorso dei servizi e della telemedicina che dovrà essere convenzionata con la regione per alcuni servizi ma senza dimenticare i farmaci, ce ne sono molti, compresi quelli innovativi, che dovrebbero essere fruibili in farmacia».

Per Mandelli: «la sperimentazione che è stata finanziata con il cronoprogramma della farmacia dei servizi si è interrotta con la pandemia, dobbiamo riannodare i fili spezzati, rimettere in moto il cronoprogramma. Inoltre la pandemia ha allontanato molte persone dalla cure perché le persone non andavano in ospedale per non ammalarsi, bisogna far sì che alcuni farmaci possano essere reperibili anche in farmacia, che è il presidio più immediato».

Della stessa opinione anche Tavaniello: «È fondamentale riportare i farmaci in farmacia perché il paziente cronico possa essere gestito in farmacia e, come avviene in altri Paesi, mi auspico che anche il farmacista possa diventare prescrittore, se partiamo dal presupposto che la farmacia è una struttura sanitaria sul territorio non vedo nessuna incompatibilità».

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