L’8 marzo è l’occasione per fare il punto sulla condizione femminile, soprattutto nel mondo del lavoro. Lo facciamo anche qui, su Pharmaretail, perché la farmacia è un dei settori tra i più rosa del Sistema sanitario nazionale: secondo i dati del ministero della Salute il 79,8% dei farmacisti è donna e lo è anche l’indotto, con una clientela per la maggior parte femminile.
Cosa vuol dire per una professione essere così tanto al femminile? Cosa vuol dire esserlo in un luogo dove tutti i giorni entrano per la maggior parte donne, che sono lì per la loro salute e non solo? Sono infatti le donne che si fanno carico della salute di tutta la famiglia: dei figli, dei mariti e compagni, dei genitori quando sono anziani. Abbiamo chiesto a tre farmaciste cosa vuol dire essere donna nella professione e negli organi di rappresentanza.
Essere donna in farmacia significa non solo stare dietro al proprio banco
«La farmacia è donna: ho sempre apprezzato quanto l’essere donna con camice e caduceo permetta di affiancare empatia, dolcezza e attenzione alla professionalità», ha spiegato Rachele Aspesi, vice presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Varese a Pharmaretail. «Nella mia esperienza, ho voluto fare in modo che questo mio essere donna e farmacista arrivasse anche tra le figure ordinistiche: dal 2012, infatti, sono stata segretario per il nostro Ordine provinciale di Varese e, da due mandati, vice presidente». «Eppure in tutti questi anni, di quota rosa tra le fila delle nostre federazioni ne contiamo veramente troppo poche; addirittura, tra le cariche nazionali che ci rappresentano, non c’è nemmeno una donna. Credo che, invece, un coro di voci femminili non faccia male all’interno delle nostre istituzioni, credo che la nostra sensibilità non guasti per nulla, credo che la nostra presenza preziosa non generi invidie. Credo che non faccia male ringiovanire, vedere al futuro, appassionarsi senza per forza restare seriosi e legati da fili di potere. Sono convinta che l’essere donna in farmacia, non significhi solo stare dietro al proprio banco: ma partendo da lì, poter far sentire la propria presenza anche in ruoli istituzionali».
Le donne sono impegnate da sempre anche nel sindacato, come Elena Vecchioni, recentemente rieletta presidente di Federfarma Verona. «Quella della farmacista è una professione molto amata dalle donne e le donne dietro al banco sono molto apprezzate dalle pazienti e clienti», racconta Vecchioni a Pharmaretail. «Lo erano già prima della trasformazione che la professione ha attraversato in questi ultimi anni e lo sono ancor più adesso che la figura della farmacista ha preso corpo e identità. Questo anche alla luce del fatto che l’utenza è molto al femminile. In farmacia entrano donne dall’adolescenza alla terza età, sono quindi figlie e madri, oltre che mogli e caregiver. Si occupano della salute della famiglia e nella farmacista trovano una professionista in grado di fornire aiuto e comprensione. E il riscontro che abbiamo dalle utenti, ci rende orgogliose di essere farmaciste», afferma Vecchioni, che aggiunge un commento sulla recente rielezione, insieme all’intero consiglio. «La nostra squadra è composta da donne e uomini, un gruppo ben equilibrato dal punto di vista professionale, nel quale ognuno riversa il suo impegno e apporta le sue competenze e specificità».
La farmacia al femminile è anche attenzione verso le donne e solidarietà. «Come associazione ribadiamo spesso la centralità della donna in farmacia sia dietro al banco, sia come paziente e caregiver. Per questo la nostra associazione si occupa di donne, tutte le donne, in ogni momento dell’anno», ha dichiarato Angela Margiotta, presidente di Farmaciste Insieme. «Per questo 8 marzo vogliamo ricordare, da una parte, il nostro impegno nella prevenzione al femminile, trascurata durante la pandemia, che si concretizza anche con l’ultimo progetto insieme a Loto e Federfarma, di sensibilizzazione per la prevenzione del tumore ovarico. Dall’altra sottolineiamo il ruolo delle colleghe, augurandoci in futuro di ricoprire sempre più ruoli chiave nella professione. Per portare valore aggiunto al femminile, del lavorare in sintonia, del saper fare rete formando una squadra».