Il 70% dei farmacisti è soddisfatto nel consigliare un prodotto omeopatico e il 91,5% è disposto a farlo anche nel periodo post pandemico. Lo afferma la ricerca “L’Omeopatia in Italia. Analisi dell’andamento del comparto omeopatico pre, durante e post-pandemia nelle farmacie italiane” condotta dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Pavia e H-Ventures e presentata nei giorni scorsi insieme a Omeoimprese, l’associazione delle industrie farmaceutiche del comparto e alla Fondazione Guido Muralti (Federfarma).
Gli autori dello studio sono Silvia Figini, Professore di Statistica Economica presso l’Università̀ degli Studi di Pavia e Alfredo Sassi, CEO di H-Ventures, Professore a Contratto di Big Data e Modelli Computazionali per il Marketing presso l’Ateneo pavese
«Ringraziamo i professori Figini e Sassi per questo lavoro» ha dichiarato il Presidente di Omeoimprese, Giovanni Gorga «che evidenzia i trend di mercato e aiuta a comprendere quali sono gli interventi prioritari per le nostre aziende rispetto al quadro normativo nazionale. Un grazie va inoltre a Federfarma e alle decine di migliaia di associati che trovano nelle medicine complementari un valido supporto terapeutico per i propri clienti».
A confermare questo legame è la Presidente di Federfarma Lombardia, Annarosa Racca: «L’omeopatia rappresenta un settore importante per le farmacie, che ne seguono con interesse l’evoluzione e si impegnano a trasferire una corretta informazione al paziente, a consigliarlo e assisterlo al meglio nel trovare la soluzione più adeguata ai propri problemi di salute».
Secondo la ricerca nel periodo pandemico (2020-2021), mentre le farmacie italiane hanno sofferto sia in termini di volumi di vendita, sia di fatturati totali (escludendo i tamponi), il mercato dell’omeopatia ha fatto registrare un calo contenuto in termini di unità e di valori, mentre il 2021 è stato un anno di sostanziale tenuta rispetto al precedente, soprattutto nei grandi Comuni del Centro e del Nord Italia. Ma non solo: il 56% del campione intervistato ha dichiarato che durante la pandemia ha raccolto un numero di richieste di omeopatici da parte dei clienti pari, se non addirittura superiore, al periodo pre-Covid.
I farmacisti hanno fiducia nelle medicine naturali: il 76,5% ha dichiarato di aver consigliato i prodotti omeopatici come prima, o addirittura di più (11,5%) nel corso della pandemia. E il trend non sembra destinato a cambiare: il 91,5% sostiene che nel post-Covid continua e continuerà a proporre i farmaci omeopatici ai propri clienti.
Paolo Vintani, membro del direttivo della Fondazione Guido Muralti ha commentato: «Hanemann ha stilato i rudimenti dell’omeopatia nella Farmacia del suocero. Ma non dimentichiamo che l’omeopatia non è solo clinica e anamnesi ma è tecnica farmaceutica, e chi, se non il farmacista può comprenderla meglio? Inoltre, ha sempre rappresentato un mezzo per conoscere il proprio cliente e questo l’ha resa alleata essenziale per il recupero professionale della categoria».
Secondo lo studio i farmaci complementari vengono utilizzati per la prevenzione (84,5% del campione) e per la cura (85,5%). Il 61,5% dei farmacisti intervistati dichiara di privilegiare l’omeopatia rispetto all’allopatia per alcune patologie che consentono questo tipo di scelta.
Il 95,5% delle farmacie ha clienti che usano prodotti omeopatici per bambini in età pediatrica. Chi ricorre ai farmaci naturali, lo fa per sé stesso e per la propria famiglia (84%).
Perché i medicinali omeopatici vengano consigliati con efficacia, occorre formazione: i farmacisti chiedono più corsi di aggiornamento verticali (68,5% dei professionisti), soprattutto ora che la fase acuta della pandemia sembra superata e vi è meno pressione sulle farmacie.
«E’ un caso prevalentemente italiano – ha concluso Giovanni Gorga – quello della mancanza di indicazioni terapeutiche sulle confezioni. Un’anomalia legislativa a cui stiamo cercando di porre rimedio nel dialogo fra il comparto e le Istituzioni sanitarie. L’omeopatia è una disciplina medica regolamentata da leggi dello Stato che si rifanno a Direttive Europee, pienamente recepite in altri Paesi, Francia e Germania in testa. In Italia, invece, il quadro normativo è molto restrittivo, a differenza di altrove. Se da un lato i farmaci omeopatici, dal punto di vista regolatorio, sono comparati dall’Aifa agli allopatici, dall’altro abbiamo la grande contraddizione dell’assenza di indicazioni terapeutiche, o almeno di campi di applicazione da poter citare sulla confezione».