L’orizzonte del post-Covid: sopravviverà chi metterà al centro la relazione

L’orizzonte del post-Covid: sopravviverà chi metterà al centro la relazione

La farmacia, il luogo sempre aperto nelle città deserte dei lockdown. E il farmacista, una delle poche persone con cui poter parlare, nei lunghi mesi in cui non era permesso frequentare i propri cari. Lo psicanalista Massimo Recalcati, nel suo intervento a Cosmofarma, lo ha definito “un incontro terapeutico”: «Nonostante le lunghe file per entrare, nonostante il poco tempo a disposizione, la presenza della farmacia e lo scambio con il farmacista sono stati terapeutici per la comunità. Il farmacista è colui che ha attivato collettivamente quello che in psicanalisi chiamiamo “codice materno” e cioè il codice della cura. È quello che distingue il nome dal numero. Tutte le volte che siamo trattati come numeri, in qualunque contesto, percepiamo incuria, viceversa ci sentiamo riconosciuti». Nel futuro che ci attende, secondo Recalcati: «sopravviveranno quelle organizzazioni che metteranno in campo questo codice, che anteporranno alla logica del profitto tout court quella della cura. Non è possibile non tenere conto di quello che ci è accaduto in questo anno e mezzo: il Covid, privandoci delle relazioni, ci ha ricordato la loro importanza».

Durante la pandemia, la parola che ha ispirato il personale sanitario, e anche la farmacia, è stata “Eccomi”: «La farmacia sempre aperta è la traduzione di questa parola. Ma viviamo ancora nell’incertezza: ci sarà una terza ondata, e una quarta? Finirà questo momento? Le persone si chiedono: potrò ancora viaggiare, baciare, potrò ancora vivere come amavo vivere o il futuro è oscurato da un’epidemia che non finirà mai? A queste incertezze, le organizzazioni devono saper rispondere con un processo di semplificazione: in tempo di crisi bisogna essere rapidi, veloci, non ingabbiati da dispositivi burocratici. Attivare un pensiero visionario, non conformista, non vincolato a procedure. Solo chi riesce a farsi guidare da un pensiero di questo tipo riesce a resistere a questa enorme prova a cui il Covid ci ha messo di fronte».

Materne, visionarie ma anche audaci, le organizzazioni, e quindi anche la farmacia, devono andare incontro al futuro con coraggio, che non significa non avere paura «l’uomo coraggioso non è privo di paura, ma “fa qualcosa” di questa paura. Pensiamo all’esperienza del diluvio biblico, un’esperienza sistemica come la pandemia. Noè prima escogita lo stratagemma dell’arca, ma il primo gesto che fa quando infine l’arca tocca la terra è piantare una vigna. Ogni volta che facciamo un progetto, piantiamo una vigna. Dopo la crisi, abbiamo bisogno di piantare vigne, di fare progetti, di essere audaci. Vale per le persone e per le organizzazioni, che sono fatte di persone e di relazioni fra persone».

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