Nell’anno della pandemia il comparto dell’omeopatia ha retto l’impatto del Covid-19: gli italiani si sono affidati alle medicine complementari, soprattutto per quanto riguarda l’ambito dell’immunità e i prodotti legati a questo settore. A fare il punto della situazione Omeoimprese, associazione delle aziende produttrici di medicinali omeopatici e antroposofici, in occasione della recente Giornata Mondiale dell’omeopatia.
Fatturato stabile con crescita negli immunostimolanti
Globalmente, per le aziende del settore, l’impatto del Covid-19 ha comportato fatturati stabili: un risultato positivo, considerata la crisi economica generata dalla pandemia e gli effetti del lockdown, che hanno portato i cittadini a spendere meno, ma anche a ridurre le uscite in farmacia e le consultazioni dal medico specialista o dall’omeopata, con una conseguente diminuzione del numero di prescrizioni. «In generale il comparto ha tenuto, vista la situazione, cioè ha chiuso con un segno di poco negativo», ha spiegato a pharmaretail.it Giovanni Gorga (nella foto), presidente di Omeoimprese «mentre per alcune categorie di medicinali c’è stato un innalzamento di fatturato, a testimoniare e confermare il rapporto di fiducia solido e concreto tra pazienti e omeopatia».
I farmaci a crescere nel 2020 sono stati gli immunostimolanti: di fronte a una situazione sanitaria eccezionale e in assenza di farmaci specifici, molti pazienti si sono affidati alla medicina complementare. «In particolare, nei mesi di marzo e di ottobre del 2020, la maggior parte delle imprese del comparto ha registrato un aumento delle vendite a doppia cifra, con punte di fatturato pari a +58% e +64% rispetto all’anno precedente. Si è trattato per lo più di farmaci utilizzati per sostenere il sistema immunitario, in modo aspecifico. Molte aziende sono arrivate a esaurire le scorte di alcuni articoli nei magazzini, andando in rottura di stock».
Se guardiamo all’anno passato, il mercato del farmaco nel complesso ha vissuto alti e bassi, anche a causa dell’assenza di alcune patologie, tipicamente invernali: tosse, raffreddore, influenza. «Quindi se analizziamo il rapporto fra gli italiani e la medicina omeopatica, è evidente la fidelizzazione e la fiducia, che non ha subito flessioni».
In questo contesto, la farmacia «è stato primo presidio di prossimità, anche per piccole patologie», sottolinea Gorga, «il ruolo del farmacista ha assunto, quindi, una rilevanza fondamentale in termini di consigli professionali per il corretto utilizzo anche del medicinale omeopatico, anche perché sulle confezioni, in Italia, non ci sono indicazioni terapeutiche né foglietto illustrativo per una anomalia normativa che il nostro Paese non riesce superare». In farmacia, «stiamo organizzando una iniziativa importante sebbene ancora in fieri e tutta da concretizzare, che vede insieme Federfarma e Omeoimprese: l’idea è quella di una operazione di carattere benefico che passi attraverso la farmacia, legata all’acquisto del farmaco omeopatico, in un periodo prestabilito».
Secondo un sondaggio Emg-Acqua per Omeoimprese, sono quasi 9 milioni le persone che nel nostro Paese ricorrono all’omeopatia almeno una volta all’anno. L’identikit parla principalmente di donne (63%) di età compresa fra i 35 e i 54 anni (55% del totale campione) con una buona occupazione e un buon livello di istruzione, che risiedono nel Nord (58%). Il 39% di chi usa farmaci omeopatici, si lascia guidare dalla farmacia di fiducia, il 55% lo fa su indicazione del medico, il 26% è stato indirizzato all’omeopatia dalle strutture sanitarie pubbliche, il 17% dallo specialista della patologia.
«Per una corretta conoscenza del farmaco omeopatico, il ruolo del farmacista è importate per trasferire la corretta informazione al paziente, per consigliarlo, per assisterlo, proprio perché sono farmaci», conclude Gorga, «ben venga quindi una stretta collaborazione con questi professionisti della salute».