Si chiama Gen Z e da tempo suscita l’attenzione del mondo del marketing. Gli “Zoomer” hanno un’età compresa tra gli 11 e i 26 anni, preadolescenti e giovani adulti che si stanno affacciando in questi anni al mondo dei consumi e del lavoro. In Italia si tratta di oltre nove milioni di persone, secondo i dati Istat 2021.
Una generazione per la quale il mondo è phygital
Una ricerca recente dell’ agenzia Teams Lewis, condotta tra fine settembre e inizio ottobre, ha voluto approfondire il modo in cui le persone tra i 16 e i 26 anni navigano in internet, prendono decisioni d’acquisto o preferiscono un brand piuttosto che un altro. L’analisi ha lo scopo di aiutare i professionisti a capire questo target e offrire consigli utili da poter applicare alle proprie strategie di marketing e sfruttare con azioni concrete.
La Gen Z, costituita dai primi veri nativi digitali, grazie al web ha potuto conoscere culture, stili di vita e contesti molto lontani, e spesso anche molto diversi, da quello del proprio vissuto personale; è quindi abituata alla pluralità, di etnie, di culture, di genere. Gli Zoomer cercano di far emergere la propria unicità e non amano essere etichettati. Inoltre, sempre grazie al web, sono abituati ad avere sempre una risposta a ogni loro domanda e ad averla subito.
Il mondo della Gen Z è phygital (physical e digital): fin da piccoli hanno imparato a utilizzare smartphone e tablet, a navigare sul web e trovare informazioni sui motori di ricerca, a raccontarsi e comunicare con gli amici sui social network. Per loro la tecnologia non è semplicemente uno strumento, ma è parte integrante delle attività quotidiane.
Secondo i dati emersi, quasi la metà dei Gen Z (45%) preferisce spendere il proprio denaro per vivere un’esperienza, più che per prodotti o servizi. Per quanto riguarda l’uso dei social, il social media più utilizzato da questa generazione è Instagram (64%), seguito da YouTube e Tik Tok. Facebook è usato con costanza solo dal 3,8%. I contenuti video sono i favoriti sui social media, con una netta preferenza, del 48%, per i video di breve durata. Per quanto riguarda gli acquisti, anche tra i giovani della Gen z, il passaparola continua a essere un fattore cruciale nella scelta di un prodotto o un servizio (40% dei casi), ma conta anche l’opinione degli esperti. Quasi il 18% degli intervistati si fida delle recensioni di esperti del settore, come blogger, streamer o influencer di nicchia. Il 16% dei partecipanti al sondaggio ritiene la pubblicità online efficace per scoprire nuovi brand, e l’8% pensa lo stesso della pubblicità in televisione e sulla stampa.
I ragazzi della Generazione Z ritengono che i governi debbano assumersi la responsabilità di portare avanti azioni che contribuiscano a risolvere i principali problemi sociali della contemporaneità e che la responsabilità debba essere suddivisa tra pubblico, privato e terzo settore. Di conseguenza, i giovani si aspettano che anche i brand facciano la loro parte e mettano in campo azioni concrete: ma è per loro fondamentale che l’impegno non sia solo di facciata. E per quanto riguarda la comunicazione aziendale meglio avere un messaggio chiaro, onesto e autentico, da diffondere in modo coerente su ogni canale, per far conoscere prima di tutto il brand, il suo impegno e i suoi valori.
Per quanto riguarda, invece, il customer journey, non è possibile pensarlo per questa generazione, come un percorso unico e lineare perché gli Zoomer arrivano all’acquisto attraversando touchpoint molto diversi tra loro, abituati a un mondo phygital, in cui analogico e digitale non si muovono in parallelo né si contrappongono ma lavorano creando una sinergia in cui i due aspetti si rafforzano a vicenda.