Durante il lockdown gli italiani sono stati obbligati dalle norme sul distanziamento sociale a utilizzare l’e-commerce per tutti quei beni che non erano essenziali: dall’abbigliamento alla cosmesi, persino alla cartoleria. Anche le farmacie online hanno assistito a una crescita importante durante i mesi di chiusura totale a causa della pandemia. Nonostante le riaperture dell’estate, si tratta di una modalità di acquisto che sembra essere ancora scelta da molte persone, come rivelano i dati mostrati nel recente Netcomm Forum Live, evento digitale organizzato dal consorzio Netcomm, che riunisce il commercio digitale italiano.
L’incremento online
La crescita dell’e-commerce in Italia non si è fermata neanche nei mesi successivi al lockdown: la frequenza all’acquisto online da parte degli utenti è cresciuta del 79%. I consumatori che hanno familiarizzato con gli acquisti online in primavera, hanno continuato a utilizzare questa modalità, nonostante la riapertura di tutte le tipologie di negozio. Il 36,4% (+1,8% rispetto ad aprile) degli intervistati dichiara di voler acquistare online anche nuove categorie di prodotti, «cose che finora avevano acquistato in negozio»; il 25% (23,3% ad aprile) ha fatto la spesa online.
«Il consolidamento di abitudini di consumo sempre più ibride, tra canali fisici e digitali, e la tendenza a preferire modalità di acquisto e di pagamento contactless, mette di fronte le imprese italiane alla necessaria implementazione di tecnologie», commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm. «Tra i principali ostacoli legati allo sviluppo dell’e-commerce da parte di retailer medio-piccoli si trovano problemi legati ai costi troppo elevati di gestione (32%), difficoltà nel gestire gli aspetti inerenti la logistica (28%) e mancanza di competenze in materia di e-commerce (28%)».
Resta preferita la modalità di consegna contactless, a casa o in ufficio per chi è rientrato, da oltre il 93% degli utenti. Appare invece più improbabile una ripresa nel breve termine della frequenza del ritiro dei prodotti fuori casa, per esempio nel punto vendita. Fa eccezione l’e-grocery, che vede raddoppiare le richieste.
Non solo le consegne, ma anche i pagamenti nel punto vendita diventano contactless: già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali, con i commercianti spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico. Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%.
Un cambiamento nelle abitudini di acquisto cui dovranno prestare attenzione anche i negozi tradizionali di quartiere, procedendo all’integrazione dei canali digitali e fisici ed eliminando il contante. Il 49% degli utenti vorrebbe infatti ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa anche dai negozi di prossimità; il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte/smartphone.
Nonostante alcune difficoltà, dovute a un’improvvisa crescita della domanda, il tasso di soddisfazione dell’esperienza di acquisto è rimasto elevato, anzi è incrementato sia nel periodo del lockdown che in quello attuale: a settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5 in una scala da 1 a 10.