In versione completamente digitale è stata presentata martedì 29 settembre l’annuale analisi congiunturale curata dal Centro Studi di Cosmetica Italia, l’associazione nazionale delle imprese cosmetiche.
Le principali novità che emergono dall’indagine sono quelle imposte dallo shock Covid-19, tra cui prevedibilmente il calo del fatturato ma anche il cambiamento delle abitudini di acquisto dei consumatori e nei canali.
Il confronto tra la bilancia commerciale del primo semestre 2020 e quella dell’analogo periodo 2019 registra una variazione negativa di 311 milioni di euro, performance che si rivela comunque migliore di altri settori contigui non food.
L’altra grande novità è rappresentata dagli stili di consumo.
È infatti l’e-commerce il solo canale che registra un andamento positivo con una crescita stimata del +35% a fine 2020. Il mass market, seppur con una lieve contrazione del -1,7%, continua a coprire oltre il 40% del mercato cosmetico seguito.
Ma l’indagine evidenzia anche che a seguire il mass market è proprio la farmacia (che si stima chiuderà l’anno in calo di due punti percentuali) e che sorpassa la profumeria che vede ulteriormente indebolita la propria tenuta a seguito della crisi sanitaria (-24% rispetto al 2019).
Il calo delle frequentazioni pesa anche sul canale erboristeria (-25%) e sulle vendite dirette porta a porta e per corrispondenza (-30%).
Insieme alla grande distribuzione il canale farmacia ha evidenziato il minor impatto durante la pandemia registrando trend di diminuzione ben al di sopra della media dell’intero comparto cosmetico. Nei primi sei mesi del 2020 si è osservata la sostanziale normalità del consumo di cosmetici nelle farmacie, anche grazie all’online, si sono registrate sofferenze in alcuni prodotti di dermocosmesi, i solari, in particolare, e ancora poca dinamica nel cura persona. La crisi legata alla pandemia ha tuttavia lasciato strascichi anche nel canale farmacia: la minaccia più evidente è rappresentata dalle frequentazioni ancora rallentate, nonostante la fedeltà nel canale sia intatta. Si avvertono preoccupazioni per la perdita dell’identità del canale, bilanciata dalla presunzione che la crisi potrebbe accelerare il processo di ripensamento e riposizionamento strategico dei farmacisti nei confronti del cosmetico. Per alcuni operatori il ritorno alla normalità è partito a cavallo dell’estate, con forti promozioni sui solari.
Più in generale si stima che a fine anno il fatturato globale del settore cosmetico registrerà una contrazione dell’11,6% per un valore di 10,5 miliardi di euro; a condizionare questo risultato è il mercato interno (-9,3%), ma soprattutto l’export che segna un calo del -15%.
«Nel leggere questi dati caratterizzati da un segno negativo dobbiamo innanzitutto comprendere le difficoltà che le nostre aziende hanno affrontato: dal lockdown alla chiusura di molti esercizi distributivi, dalle tensioni sui mercati esteri e nel reperire le materie prime al cambiamento delle abitudini di acquisto» ha commentato Renato Ancorotti (nella foto), presidente di Cosmetica Italia. «Queste stime, ben più contenute rispetto a quanto ci saremmo aspettati solo pochi mesi fa, testimoniano la decisiva capacità di reazione del nostro settore che, in un contesto di crisi, dà prova di solidità, capacità imprenditoriale e resilienza. Un atteggiamento dimostrato anche dagli investimenti in ricerca e innovazione che continuano a rappresentare il 6% del fatturato, il doppio della media nazionale».
Quali opportunità per il futuro?
Il repentino cambio delle abitudini di acquisto ha generato una serie di nuovi comportamenti e opzioni di consumo che probabilmente si ripercuoteranno anche il futuro: dalla dilatazione della beauty routine, alla maggiore attenzione ai concetti di cosmetici green e sostenibili, alla cresciuta sensibilità verso concetti di sicurezza (safe beauty). La pandemia ha agito da acceleratore dei trend che a inizio anno erano proiettati nel medio periodo e oggi sono del tutto attuali e consolidati
L’analisi della direzione Studi e Ricerche di Intesa San Paolo, individua quattro macro-opportunità per la cosmetica italiana nel periodo post-Covid, nell’immediato ancora fortemente incerto a causa dell’andamento altalenante della pandemia.
Una maggiore attenzione ai temi legati alla salute, alla sicurezza, al benessere e all’ambiente domestico (78% Millenials e Gen Z sceglie cosmetici italiani per qualità e sicurezza; dal 61% 2019)
Un processo di digitalizzazione e automazione, anche per più sicurezza e limitare i rischi sanitari (smart working per il 64,8% delle imprese; 81% consumatori nel mondo ha acquistato online cosmetici negli ultimi 12 mesi vs 77% nel 2019)
La spinta dalla transizione in chiave green (50% dei Millenials e Gen Z disposti a pagare di più prodotti naturali o eco-friendly)
La Regionalizzazione delle catene del valore (25,4% delle imprese ha individuato nuovi fornitori). Scegliere fornitori di prossimità si è rivelato importante nella fase attuale in quanto garanzia di fornitura, ma si tratta di una soluzione che le aziende tenderanno a percorrere anche in futuro perché consente di fare innovazione in chiave di sostenibilità.
Nonostante la crisi, il “sentiment” degli operatori del settore è positivo nei confronti del futuro. In merito al ritorno alla normalità, quasi due operatori su tre (il 60,3%) dichiarano che già il 2021 vedrà il ritorno a una situazione di equilibro, mentre il 37% posticipa il tutto al 2022; solo il 2,7% dichiara che non si tornerà più allo scenario passato: «L’Indagine congiunturale delinea i contorni di una “nuova normalità” che anticipa trend e modalità di consumo: si tratta di cambiamenti che, se non avessimo dovuto confrontarci con l’emergenza sanitaria, avremmo considerato nel medio periodo – evidenzia Gian Andrea Positano, responsabile Centro Studi di Cosmetica Italia – L’analisi costante del sentiment degli operatori ci consente di rilevare un atteggiamento attento verso l’evoluzione del panorama sanitario, economico, politico e sociale, ma al contempo orientato al cauto ottimismo: due intervistati su tre (60,3%) dichiarano infatti che già nel 2021 si vedrà il ritorno a una situazione di equilibrio».