Nell’ultimo anno la crisi energetica e l’inflazione hanno pesato sul potere d’acquisto delle famiglie e sui loro risparmi, mettendo molti nella condizione di dover rinunciare ad alcune spese.
Come hanno influito questi fattori sulle scelte che riguardano la salute? Secondo una recente ricerca di Unisalute gli italiani non sono disposti a tagliare le spese per la salute.
Otto italiani su dieci hanno modificato abitudini di spesa
Secondo una indagine dell’Osservatorio Sanità di Unisalute, svolta in collaborazione con Nomisma, circa la metà degli italiani (49%) afferma che le proprie scelte di vita sono fortemente influenzate dall’aumento dei prezzi e dal caro bollette. Il 40% dice di essere condizionato dalla situazione economica familiare. Quindi, più di otto italiani su dieci (81%) hanno modificato le abitudini di spesa, tagliando prevalentemente i consumi fuori casa per bar o ristoranti (75% di chi ha cambiato le abitudini di spesa), ma anche per viaggi e vacanze (63%) e, in misura minore, per acquisti di capi di abbigliamento (47%).
I dati della ricerca che analizzano le spese per la salute vanno visti in un contesto di Paese, nel quale la sanità integrativa rappresenta a oggi una spesa di 4,3 miliardi di euro rispetto a una spesa previsionale del Ssn, per il 2022, di circa 124 miliardi di euro, con quella a carico totale delle famiglie (out of pocket) di quasi 38 miliardi.
Per quanto riguarda la ricerca, la maggioranza (72%) degli intervistati o non intende modificare le spese per la salute (57%), o ha intenzione addirittura di aumentarla (15%): segno che in molti, forse a seguito della pandemia, hanno preso consapevolezza dell’importanza di tutelare e prendersi cura della propria salute.
Per approfondire l’atteggiamento degli italiani rispetto alle spese per salute e benessere, la ricerca ha indagato se gli intervistati fossero più attenti a essi oggi rispetto a cinque anni fa. Per quanto riguarda il benessere fisico, ha risposto affermativamente il 37% degli intervistati. Diversamente, in merito al benessere psicologico, si dichiara più attento il 34%, con un picco del 40% nella fascia 18-29 anni. Come motivazione di questa maggior attenzione, due su tre (66%) indicano proprio l’aver capito l’importanza di controllare in maniera continuativa il proprio stato di salute.
Sembra però che ai buoni propositi non seguano i fatti: nel campione interrogato per la ricerca, ben il 54% dichiara di non aver svolto alcun esame di prevenzione e screening negli ultimi dodici mesi, con la motivazione prevalente (68%) di non aver avuto particolari problemi di salute.