Anche i farmaci generici e, di conseguenza l’associazione di categoria, Assogenerici, hanno contribuito ad affrontare l’emergenza Covid-19 in Italia. Nelle settimane di maggiore diffusione dell’infezione e di ricoveri ospedalieri, Assogenerici ha lavorato, insieme a Farmindustria e in collaborazione con Aifa, per garantire accesso e continuità delle cure per tutti i pazienti senza mai interrompere la produzione e la distribuzione di tutti i farmaci, l’appropriatezza delle cure, l’intensificazione delle attività di ricerca e la sperimentazione per le terapie e i vaccini.
Rinnovati i vertici di Assogenerici
Nelle settimane centrali dell’emergenza, quando è aumentata in particolare la domanda di tutti i farmaci afferenti alle classi dei miorilassanti, anestetetici, oppiodi e sedativi, che servono per la gestione dei pazienti in terapia intensiva, così come gli antiretrovirali – nella stragrande maggioranza dei casi di farmaci da tempo fuori brevetto – il comparto dei farmaci generici ha reagito prontamente, seppur nelle difficoltà del momento, per far fronte tutta la domanda, attivando anche il network produttivo internazionale. È in questo contesto che la scorsa settimana Assogenerici ha rinnovano gli organi istituzionali per il biennio 2020-2021, confermando ancora una volta alla presidenza Enrique Häusermann (EG SpA).
«Serve un piano di politica industriale che ci consenta di sfruttare tutte le occasioni di rilancio e investimento del post crisi Covid-19, traendo spunto dalla difficile esperienza di questi mesi», afferma Häusermann (nella foto). «Oggi si può e si deve mantenere la velocità di reazione che c’è stata attraverso la collaborazione con l’Aifa e trasformarla in un nuovo progetto per il futuro della farmaceutica nel nostro Paese: se noi siamo sostenibili, potremmo rimanere il partner importante del Ssn che abbiamo dimostrato essere».
I numeri del comparto, in crescita soprattutto grazie ai biosimilari, sono riportati nel recente Report annuale pubblicato dal Centro Sudi Assogenerici. Nel 2019, nel canale farmacia, i generici hanno assorbito il 22,16% del totale del mercato a confezioni (era il 22,23% nel 2018; -007%) e il 14,1% del mercato a valori (13,8 l’anno recedente; +0,3%): l’89% delle confezioni vendute è classificato in classe A, dove rappresentano il 30,2% delle confezioni totalmente rimborsate dal Ssn (24,1% della spesa).
La performance risulta tutto sommato positiva rispetto al generalizzato arretramento sia del mercato farmaceutico complessivo sia di quello dei branded a brevetto scaduto che tuttavia continuano a fare la parte del leone in farmacia assorbendo il 52,24% del totale a volumi (47,04% a valori). Mentre i farmaci esclusivi (che comprendono quelli sotto brevetto e quelli privi di generico corrispondente) assorbono il 25,60% a volumi e il 38,83% a valori.
Per quanto riguarda la ripartizione tra regioni il ricorso alle cure equivalenti continua ad essere privilegiato al Nord (37,4% a unità e 29,1% a valori), rispetto al Centro (27,8% a unità; 22,5% a valori) e al Sud (22,5% a unità e 18,2% a valori), a fronte di una media Italia del 30,2% a confezioni e del 24,1% a valori. Un milione di euro è la quota versata come differenziale di prezzo dai cittadini per ritirare il brand al posto dell’equivalente: l’incidenza maggiore a livello regionale, peraltro in crescita sul 2018, si registra in Sicilia (15,8% della spesa regionale Ssn nel canale retail) e nel Lazio (15,7%). Quella più bassa si registra invece ancora una volta in Lombardia, dove il differenziale quota il 10,9% della spesa regionale Ssn in farmacia.
La crescita maggiore nel 2019 si è registrata tra i biosimilari, con un +80%. Nello scorso anno le molecole biosimilari in commercio sul mercato italiano sono salite da 12 a 14 e hanno assorbito il 30% dei consumi nazionali.