La pandemia ha modificato le abitudini di consumo e l’approccio ai consumi in tutti i settori. Non solo nella scelta di cosa comprare ma anche dei canali distributivi. Un sentiment destinato a durare, almeno nei prossimi mesi. È quello che emerge da un’indagine condotta per l’Osservatorio Non Food 2021 di GS1 Italy.
Anche perché la ritrovata normalità non è ancora nell’orizzonte degli italiani e molti temono ancora per la propria salute: «Oltre sei consumatori su dieci si dicono preoccupati dalle conseguenze economiche e sociali dell’emergenza sanitaria. Quanto alle scelte di dove fare shopping, fra il 30% e il 40% degli intervistati dichiara che porrà più attenzione, cercando punti vendita ritenuti più sicuri per la propria salute oppure aumentando il ricorso a internet, cercando anche di trovare i prezzi migliori» ha commentato Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy.
Tra gli intervistati, il gruppo più numeroso è quello di coloro che si dichiarano abbastanza preoccupati per la situazione economico-sanitaria (44%) e che, per questo, cercheranno di acquistare limitatamente i prodotti non alimentari di cui avranno esigenza, posticipando o annullando gli acquisti ritenuti superflui. Un altro 37% degli intervistati non si dice preoccupato e ritiene che riprenderà ad acquistare prodotti Non Food secondo le solite abitudini. Solo il 15% dei aumenterà lo shopping, in particolare nell’area del “fai da te”.
Quasi il 20% degli intervistati è intenzionato a limitare gli acquisti non alimentari nei prossimi mesi
Il restante 19% del campione è in stato di allarme e, quindi, si dice intenzionato a limitare gli acquisti di prodotti non alimentari nella seconda parte del 2021, principalmente riducendo gli atti di acquisto e poi cercando canali e punti vendita con più promozioni. In un caso su tre rinuncerà agli acquisti, rinviandoli al 2022.
Per il mercato dei prodotti non alimentari stimato nell’Osservatorio Non Food il 2020 è stato un anno negativo (-9,5%) e il giro d’affari si è fermato a 94 miliardi di euro.
La grande novità del 2020 è stata, infatti, il cambio della guardia nella leadership dei consumi non alimentari. Per la prima volta l’elettronica di consumo ha superato il mondo dell’abbigliamento e calzature (rispettivamente 20,3 e 16,9 miliardi di euro) grazie a due andamenti completamente opposti: +6,3% il primo e -26,5% il secondo
In tutti i comparti del non alimentare nel 2020 si è assistito alla crescita di pure player di settore che erodono quote di mercato al retail fisico. Il risultato più eclatante è quello nell’elettronica di consumo dove il web è stato il canale di vendita a maggior crescita annua, sia in termini di fatturato (+55,5%) che di quota di mercato, arrivata al 26,0%.
Nei prodotti di profumeria l’anno scorso l’online ha toccato l’8,0% di quota e ha quasi raggiunto le grandi superfici alimentari, anche in termini di fatturato. Inoltre si tratta dell’unico canale ad aver aumentato il giro d’affari rispetto al 2019 (+40,4%).
L’emergenza legata al Covid-19 ha avuto un forte impatto sugli acquisti online di prodotti di automedicazione (+87,4%) anche se i numeri sono ancora piccoli. Si tratta infatti di una quota esigua (5,4%) rispetto al totale mercato, ma l’e-commerce rappresenta una prospettiva positiva per il futuro.
L’omnicanalità è una realtà acquisita
Nel 2020 si è registrata nel Non Food la forte crescita delle forme di distribuzione alternativa: il valore delle vendite a domicilio o per corrispondenza, e di quelle realizzate nei distributori automatici e nell’ecommerce è aumentato del 13,9% rispetto all’anno precedente. Nell’ultimo quinquennio la distribuzione non tradizionale ha aumentato considerevolmente il suo peso (29,7%), grazie soprattutto all’e-commerce entrato a pieno titolo nella quotidianità dei consumatori e tra i canali più utilizzati per gli acquisti, ancor più durante il 2020. Se è stato indubbiamente l’e-commerce a trascinare queste trend, non bisogna però dimenticare che è proseguito anche lo sviluppo della distribuzione automatica, dove i prodotti più venduti del 2020 sono stati quelli legati all’igiene personale (fazzolettini, gel igienizzante mani, spazzolini e rasoi) seguiti dagli accessori per la telefonia (auricolari e cuffie, cavi caricabatterie, power bank, ecc).
I consumatori dichiarano di muoversi, in media, fra i tre e i quattro canali d’acquisto, a seconda delle loro specifiche esigenze e delle opportunità offerte dal mercato. Com’è avvenuto nel mondo alimentare, la scelta del negozio di vicinato si riscontra anche nei comparti del Non Food dove il livello di servizio (supporto e consiglio) è fondamentale nelle scelte di acquisto.
Alla ricerca di un punto vendita “sicuro”
Guardando ai prossimi mesi, le conseguenze dell’emergenza sanitaria e le preoccupazioni economiche di buona parte degli Italiani influenzeranno anche le scelte sui canali di acquisto anche se lo scenario è più stabile rispetto ai mesi scorsi. Tra il 30% e il 40% circa degli intervistati dichiara che porrà più attenzione nelle scelte di canale, o cercando punti vendita ritenuti più sicuri per la propria salute, o aumentando i propri acquisti online (cercando di garantirsi gli acquisti ai prezzi migliori).
Le conseguenze dell’emergenza sanitaria e le preoccupazioni economiche di buona parte degli italiani continuano a influenzare anche le scelte sui canali di acquisto, ma meno che negli scorsi mesi: se un anno fa era circa il 50% dei consumatori ad aver cambiato i canali e i punti vendita dove fare spesa, ora la percentuale di chi intende farlo nei prossimi mesi è scesa al 30-40%, con punte più alte negli elettrodomestici e nei prodotti di telefonia/informatica, e valori più bassi nell’ottica.
La ricerca di store fisici più sicuri per la salute (rispetto delle normative, pulizia e igiene, distanziamenti, ecc.) varia dal 18% al 28% a seconda dei settori ed è sopramedia nei grandi elettrodomestici, nel brico e negli articoli per la casa.
Anche la frequentazione dei centri commerciali continuerà a essere influenzata dalla situazione contingente. Il 40% dei visitatori abituali dichiara un possibile calo della frequenza con cui sono soliti andarci, e oltre un terzo è intenzionato a ridurla in modo deciso. Le motivazioni? Maggior preferenza per i luoghi all’aperto (46%), timore di dover fare troppe file (33%) e dubbi sulla loro sicurezza sanitaria (27%). Quindi sarà cruciale per gli operatori comunicare il livello di sicurezza dei contenitori commerciali, agevolare modalità di fruizione nuove/ibride come il click & collect e valorizzare la loro funzione sociale.