Per la farmacia in Italia, il fenomeno dell’e-commerce è relativamente recente: il ministero della Salute ha infatti normato solo nel 2016 la vendita online di farmaci da banco e farmaci senza obbligo di ricetta da parte di farmacisti autorizzati dal Ministero stesso. In questi anni il numero di richieste di autorizzazioni è cresciuto in modo costante, ma nel 2020 c’è stata una accelerazione. Una crescita dovuta solo in parte all’effetto Covid, perché l’aumento di richieste di aperture di nuovi canali di vendita online di farmacie e parafarmacie era iniziata già a gennaio, ben prima del lockdown. A metà settembre il dato era di 197 nuovi e-commerce, ma, secondo il parere di Farmakom, che si occupa della creazione di piattaforme online per farmacie e parafarmacie, ci si deve aspettare una ulteriore crescita, vediamo perché.
Il futuro nell’erogazione di servizi online
Secondo i dati del ministero della Salute analizzati da Farmakom, le attività autorizzate nel 2016 erano 328, nel 2017 508, nel 2018 664 e nel 2019 863, con una crescita, rispettivamente, del 180, 56 e 199 %. Al 14 settembre 2020 il numero di farmacie e parafarmacie abilitate dal Ministero ha raggiunto quota 1.060, con una crescita di 197 unità rispetto al 2019: tenendo conto che il dato riguarda solo i primi tre trimestri dell’anno, si può ragionevolmente supporre che il 2020 sarà l’anno di maggiore incremento dopo il 2016.
«Abbiamo deciso di analizzare questi dati, perché abbiamo notato che già all’inizio del 2020, nelle prime cinque settimane dell’anno, hanno registrato un grande aumento di richieste di autorizzazioni per la vendita online da parte di farmacie e parafarmacie» spiega Andrea Mangilli (nella foto), co-founder di Farmakom, a Pharmaretail. «Il fenomeno si spiega con una maggiore sensibilità sviluppata dai farmacisti negli anni rispetto alla possibilità di vendere online, su cui noi abbiamo lavorato tanto, e con la scelta di attivare nuovi progetti all’inizio di un anno solare. C’è poi la possibilità che qualcuno abbia guardato alla situazione in Cina e si sia preparato portandosi avanti, in previsione di una situazione di emergenza, e aprendo un altro canale di vendita».
Il dato del 2020 che ha segnato un importante aumento rispetto agli anni precedenti anche prima del lockdown, è ovviamente in parte legato all’emergenza del coronavirus e alla nascita di oltre due milioni di nuovi e-shopper che hanno scelto il canale digitale per non esporsi al rischio di contagio e che si sono abituati alla comodità e ai vantaggi del commercio on line, continuando così a usufruirne anche dopo la crisi.
«Durante il lockdown la richiesta di autorizzazioni si è fermata, pur essendoci un boom degli acquisti. In pratica chi era già online ha sfruttato questo canale per colmare la mancanza di traffico del punto fisico. Chi invece non era ancora pronto, non ha fatto richiesta in quei mesi, ma dopo. Ad agosto, per esempio, c’è stato un nuovo picco di richieste. Alla fine dell’anno vedremo quante altre farmacie decideranno di attrezzarsi per essere anche online».
Guardando i dati dal 2016 a oggi, la crescita delle farmacie online è stata costante: dall’inizio del 2017 al mese di Settembre 2020, il numero di e-commerce per la farmacia e la parafarmacia è cresciuto con un tasso medio annuale del 34,6%, considerando sempre che il dato sul 2020 potrebbe ulteriormente crescere. Sempre partendo dai numeri del ministero della Salute, Farmakom ha analizzato la situazione dell’e-commerce per la farmacia e la parafarmacia regione per regione. La Campania ha vissuto una crescita sorprendente, superando la Lombardia nel primo semestre del 2018 e poi il Piemonte nel primo semestre del 2019, affermandosi come prima regione in Italia. Le prime cinque regioni per numero di attività online coprono esattamente il 60% del totale italiano: in ordine sono Campania (194), Lombardia (131), Piemonte (117), Emilia-Romagna (98) e Lazio (96).
«Adesso si sta cercando di guardare al futuro, va considerato il fatto che molti clienti che non conoscevano l’online si sono attrezzati e non sono tornati in farmacia, nel punto fisico. Quello che si aspetta ora il consumatore è la possibilità di avere il consiglio del farmacista, che per alcune tipologie di prodotto è fondamentale», sottolinea Mangilli. «Per questo penso a servizi come il videoconsulto, attività importate per ridurre il gap tra negozio online e negozio fisico, che spesso è visitato proprio per la possibilità di avere un consiglio, che rimane a tutti gli effetti il valore aggiunto della farmacia. Ritengo infine che il digitale possa dare un importante contributo anche alla aderenza alla terapia: il tracciamento degli acquisti e la raccolta dei dati in modo veloce possono essere trasformati in un servizio di supporto alla aderenza, da effettuare anche online».