La risalita dei contagi delle ultime settimane torna a far risalire la minaccia percepita per il Covid-19 dopo i minimi raggiunti due settimane fa. Alla vigilia della cessazione dello stato di emergenza, i rischi sanitari fanno ancora più paura di quelli economici. È quello che emerge dall’ultima rilevazione condotta da Ipsos. I giudizi positivi sulla campagna vaccinale restano stabili, invariate anche le opinioni su green pass e super green pass.
Gli italiani che ritengono che il peggio sia passato scendono di alcuni punti (51%, -8), tornano a salire quanti ritengono di essere all’apice dell’emergenza (16%, +5) o immaginano che il peggio debba ancora arrivare (11%. +2). Inoltre, aumenta ulteriormente la previsione che nelle prossime settimane i contagi possano crescere (58%, +20), laddove il 29% (-21) esclude tuttora questa eventualità.
La fine della pandemia appare più lontana
Torna ad avvicinarsi a 17 mesi l’orizzonte temporale in cui gli intervistati collocano in media la previsione della fine di ogni preoccupazione per il Covid-19 (erano 15 due settimane fa, 14 un mese fa). Diminuisce la quota di quanti si sentono più minacciati dai rischi economici (36%, -6) che tornano ad essere scavalcati da quanti indicano come prevalenti i rischi sanitari per sé o per i propri familiari (46%, +6). Infine, sale di qualche punto la quota di rispondenti che dichiara di avere uno o più parenti non conviventi o uno o più amici stretti che hanno contratto il virus, restano però stabili quanti dichiarano di averlo contratto direttamente o che l’abbia fatto un familiare convivente.
Un mese di guerra, il sentiment degli italiani
Il team Public Affairs di Ipsos sta continuando a monitorare anche il sentiment dell’opinione pubblica nei confronti della guerra Russia-Ucraina. A un mese dall’inizio del conflitto tra gli italiano prevalgono tristezza e incertezza, emozioni che si estendono anche alla possibile evoluzione del conflitto e ricorso ad armi nucleari. In generale un italiano su due si dichiara molto preoccupato per la situazione attuale, ma in quest’ultimo monitoraggio si registra anche una leggera diminuzione dei timori relativi alle conseguenze economiche e alla possibile entrata in guerra dell’Italia.
La tristezza (55%, +10) e l’incertezza (54%, +9) sono le emozioni che prevalgono tra gli italiani e, al tempo stesso, continuano ad aumentare le sensazioni di rabbia (48%, +6), paura (44%, +6) e disgusto (32%, +6). Inoltre, l’incertezza aumenta sia sulla possibile evoluzione del conflitto sia sul ricorso ad armi nucleari, invece, si riduce leggermente il timore per lo scoppio della terza guerra mondiale:
- aumenta la percentuale di quanti ritengono che il conflitto resterà limitato tra Russia e Ucraina (27%, +2) e diminuisce, anche se di poco, la percentuale di quanti ritengono che il conflitto si estenderà ma nei limiti dell’Europa orientale (26%, -3). Si abbassa al 18% (-6) la quota di quanti ritengono che il conflitto degenererà in una guerra mondiale e aumenta la percentuale di chi non si esprime, raggiungendo il 29% (+6).
In merito al possibile ricorso alle armi nucleari:
- il 25% degli italiani lo ritiene abbastanza probabile e per il 6% è molto probabile, ma la maggioranza degli intervistati (34%) lo considera poco probabile con un 11% che ne sostiene la completa improbabilità. Il 24% non si esprime al riguardo.
L’apprensione degli italiani per il conflitto russo-ucraino rimane molto alta: uno su due si dichiara molto preoccupato, quota invariata rispetto all’ultima rilevazione. Nel dettaglio, il monitoraggio Ipsos registra una piccola diminuzione dei timori per le conseguenze economiche della guerra, sia riguardo la propria condizione personale che quella dell’Italia in generale, inoltre l’arrivo dei profughi preoccupa meno di 1 italiano su 6.
- Il 49% (-2) degli italiani teme le conseguenze economiche della guerra a livello personale (es. rincari di beni/servizi, rischi per i risparmi), a livello nazionale le preoccupazioni degli italiani scendono al 44% (-7) (es. peggioramento dei conti pubblici, rallentamento dell’export e della produzione industriale),
- Il 25% (-2) esprime preoccupazione per la possibile entrata in guerra dell’Italia e il 12% teme le conseguenze umanitarie, sia a livello personale (es. arrivo di numerosi profughi) sia a livello nazionale (es. gestione dell’accoglienza dei profughi in Italia).
Sanzioni alla Russia, italiani disposti a sostenere l’aumento dei prezzi ma cambiano le abitudini
Anche se in calo rispetto alla scorsa settimana, rimane sempre la crisi energetica (carburante e riscaldamento) a condizionare i cambiamenti attuali e futuri degli italiani. Infatti, il 31% (-5) degli intervistati dichiara di aver limitato gli spostamenti in auto per far fronte all’aumento del prezzo della benzina e del carburante e il 23% di aver abbassato il riscaldamento domestico di 2 o più gradi. Al tempo stesso, si riduce anche l’ipotesi delle scorte alimentari (iniziativa presa in considerazione attualmente dal 10% degli intervistati, -9).
Infine, non muta l’atteggiamento degli italiani relativamente alle sanzioni imposte alla Russia: la quota di coloro che si oppongono si riduce a meno di un terzo, un italiano su quattro è pienamente in accordo con le sanzioni, a qualsiasi costo, anche a fronte dell’aumento dei prezzi.