Nonostante le difficoltà legate alla pandemia il settore degli integratori alimentari ha dimostrato tutta la sua resilienza e capacità innovativa durante le fasi cruciali dell’emergenza. Il consumo di integratori è aumentato, soprattutto per alcune aree terapeutiche. Fa una fotografia del settore Federsalus con la VI Indagine sulla filiera degli integratori alimentari.
Seconda categoria dopo i farmaci da prescrizione
Dall’indagine, condotta su un campione pari al 51% degli associati, 240 aziende nazionali e multinazionali distribuite su tutto il territorio nazionale, emerge un settore resiliente nel rispondere alle esigenze dei consumatori, che da parte loro sono sempre più attenti al mantenimento di un buono stato di benessere e salute. Questo binomio ha fatto in modo che nel 2021, per la prima volta, gli integratori alimentari multivitaminici sono stati inseriti nel paniere dei prezzi al consumo di Istat.
«La filiera degli integratori», ha dichiara Germano Scarpa, presidente di Federsalus, in occasione della presentazione in streaming, «durante la pandemia non si è fermata. È composta da aziende solide e dinamiche, che generano occupazione e creano valore per il territorio in cui operano». Per il resto «il consumatore ancora una volta ha riconosciuto agli integratori alimentari una particolare importanza per il mantenimento dello stato di salute, continuando ad acquistarli anche in un anno economicamente difficile».
Le aziende che meglio hanno reagito all’impatto pandemico sono quelle che avevano investito nella digitalizzazione, che la situazione pandemica ha poi accelerato: il 73% ha digitalizzato i processi lavorativi e il 52% ha incrementato le opportunità di lavoro da remoto. Tuttavia, molte delle trasformazioni erano già state programmate ante Covid-19: il 47% delle aziende aveva, infatti, già avviato investimenti in tecnologie digitali, promosso una cultura digitale (36%) e strategie di marketing digitale (31%).
Il 59% delle aziende dichiara un aumento del fatturato industriale nel 2020, una quota pari al 75% rispetto all’andamento del fatturato dichiarato nel 2019 rispetto al 2018. Nell’ultimo anno l’attenzione del consumatore si è particolarmente incentrata su alcune specifiche arie di benessere, per esempio il rafforzamento del sistema immunitario (+36%) e la gestione del sonno e rilassamento (+16%). Da sottolineare come in farmacia gli integratori rappresentino la seconda categoria dopo il farmaco soggetto a prescrizione medica; il 50% dei farmacisti dichiara che è aumentata la richiesta di consiglio sugli integratori alimentari durante la pandemia.
Il comparto è attento anche alla responsabilità sociale e ambientale: l’84% delle aziende che ha dichiarato di aver intrapreso o che sono in fase di sviluppo iniziative per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è focalizzata su responsabilità sociale e riduzione dell’impatto ambientale; il 66% è impegnata in innovazioni di prodotto. Il 53% delle aziende segnala investimenti che si collocano tra il 5 e il 10% del fatturato. Più della metà (56%) ha aumentato gli investimenti nel 2020 rispetto all’anno precedente.
Per quanto riguarda l’export, a causa della pandemia si registra un trend a valore negativo (-4,2%) nell’ultimo anno: questo valore è inferiore a quello generale dell’export nazionale, dimostrando che anche in questo caso il comparto ha tenuto. Infatti, l’attività verso i mercati esteri si conferma una leva di crescita fondamentale con ampi margini di sviluppo: il 54% delle aziende dichiara che l’incidenza dell’export sul fatturato totale è inferiore al 25%. Progressivamente sempre più aziende hanno avviato un’attività verso i mercati esteri: nel 2014 il 43% delle aziende dichiarava di non generare fatturato da export e altre attività estere, con riferimento al 2020 lo dichiara solo il 25%. Cresce, inoltre, la quota di aziende che dichiara un’incidenza del fatturato estero sul totale maggiore del 25% nell’ultimo anno.